Alimenti: Antimonio molto al di sopra dei limiti nei succhi di frutta

Giovanni D’AGATA, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori auspica ulteriori studi per risalire definitivamente alle cause.

Forti preoccupazioni hanno espresso i ricercatori che hanno trovato livelli di antimonio molto al di sopra nei succhi commerciali e sciroppi che superano il limite UE per l’acqua potabile e gli alimenti che vengono dal rilascio dell’imballaggio.
Nella ricerca pubblicata nel Journal of Environmental Monitoring, i ricercatori presso l’Università di Copenhagen hanno studiato i livelli di antimonio nei succhi di frutta vari, soprattutto succhi di frutta rossa, confezionata in bottiglie di PET, bottiglie di vetro e cartoni Tetra Pak.
Studiare i livelli di antimonio è di interesse comune a causa della preoccupazione per l’impatto ad una maggiore esposizione per la salute umana e ambientale. Di particolare interesse è il triossido di antimonio, un sospetto cancerogeno che viene utilizzato nella produzione di PET.
Analizzando 42 succhi diversi di 16 marche differenti, gli scienziati hanno trovato concentrazioni di antimonio di sopra dei limiti UE per l’acqua potabile in otto prodotti. Gli scienziati hanno detto che non ci sono precedenti rapporti esistenti di bevande che superano questo limite, anche se purtroppo non esistono i limiti di antimonio per i prodotti alimentari in modo che nessun diritto è stato violato.
Uno dei risultati più sorprendenti dello studio è che i livelli di antimonio più alti sono stati misurati nei succhi con il più alto contenuto di carboidrati, i succhi che contengono la maggior parte dei carboidrati contengono anche più antimonio. Gli scienziati hanno suggerito che i carboidrati potrebbero aiutare l’estrazione dell’antimonio dagli imballaggi.
Conclude il rapporto “In conclusione, abbiamo misurato antimonio nei succhi di fino a 17 volte le concentrazioni più elevate rispetto a precedenti relazioni sulle bevande in bottiglie PET e Tetra Pak. Tendenze nei dati indicano che l’antimonio è percolato dal materiale di imballaggio, tuttavia, non si può escludere che l’antimonio fosse presente prima del confezionamento. Pertanto, ulteriori studi sono necessari”.
Le preoccupazioni degli scienziati – commenta Giovanni D’AGATA di Italia dei Valori – fa ben sperare che anche gli enti preposti in Europa ed in Italia eliminino ogni dubbio sui rischi per l’uomo attraverso ulteriori studi per risalire alle cause con l’indicazione del componente nella black – list di quelli nocivi per la salute e la sostituzione con materiali da imballaggio per alimenti innocui.

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