Berlusconi e Cosentino: balletti azzurri e corruzione

E’ davvero esilarante l’annuncio di Berlusconi di un intervento legislativo del suo governo per inasprire le norme contro la corruzione. Si potrebbe chiosare così: “Può un corruttore combattere la corruzione?”.

Come è noto la sentenza che condanna Mills stabilisce che egli è stato corrotto e che il corruttore è stato Berlusconi. Affidare a Berlusconi la lotta alla corruzione sarebbe come incaricare “i rapinatori di arrestare i malviventi”, oppure incaricare “la Banda Bassotti della custodia del forziere di Paperone”. Vedremo nei prossimi giorni i contenuti del preannunciato provvedimento di legge. Statene certi che gli interventi di Berlusconi su questi temi, come su quelli della giustizia, non possono che essere “con il trucco”: qualche fregatura per i cittadini da qualche parte c’è di sicuro. Ancora più esilarante è la sua improbabile conversione alle “liste pulite”. Ha dichiarato: «Non credo ci siano dubbi sul fatto che chi sbaglia e commette dei reati non possa pretendere di restare in nessun movimento politico». Allora gli hanno chiesto: “Ma le sentenze debbono essere passate in giudicato?”. Ha risposto così: «Dipende da caso a caso: noi abbiamo deciso che le persone che sono sottoposte a indagini o processi in via di principio non debbano venire ricomprese nelle liste elettorali, ma anche che se ci sono dei dubbi sulla loro colpevolezza sarà l'Ufficio di presidenza a decidere caso per caso». Io penso che in questa materia i fatti valgano assai più delle parole. E i fatti dicono che, seguendo il copione del consueto balletto, ha respinto le dimissioni di Cosentino, per il quale i magistrati hanno chiesto l’arresto (negato dalla Camera), ha nel suo governo il Ministro Fitto (con due rinvii a giudizio per corruzione, per il quale pure era stato chiesto l’arresto). D’altronde se dovesse essere coerente dovrebbe immediatamente espellere sé stesso dal partito ed i 45 parlamentari carichi di condanne, rinvii a giudizio ed indagini. Ma è evidente siamo ancora una volta di fronte ad uno spot elettorale, ad una azione mediatica necessaria per risalire l’indice di gradimento (che ha subito un tracollo dopo le ultime vicende). Passate le elezioni dovremo dire: “tanto rumore per nulla”.

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