Trasporto Aereo

Trasporto Aereo verso il rimescolamento della competizione? Gli aeroporti pugliesi fanno la loro parte
Una intervista con l'AD De Paola a margine di un convegno Uniontrasporti

di Gaetano De Monte

E’ ben chiaro a tutti quanti sia importante per un sistema economico, ed ancor più nell’epoca del mondo globalizzato, essere direttamente connessi con il resto del mondo per crescere e prosperare facendo muovere uomini, merci e idee nella maniera allo stesso tempo più costosa e veloce possibile.

Per capire il posizionamento del traffico aereo italiano rispetto al resto del mondo, utile è la lettura della matrice dei collegamenti nazionali( la mappa dei voli sui cieli italiani), dalla quale emerge che il nostro paese è ben lontano dalla logica hub&spoke ( il sistema di rotte che collega una serie di aeroporti periferici ad uno centrale, l’hub, concentrato sui due poli principali di Roma e Milano.

Al contrario, i servizi nazionali danno vita ad una vera e propria ragnatela di collegamenti, operati da compagnie straniere low-cost che, grazie agli accordi di gestione con le società di gestione degli aeroporti e con gli enti locali, hanno inserito questi scali nel proprio network. Oggi più che mai i gestori aeroportuali, insieme ai soggetti pubblici che ne detengono il capitale, insieme alle compagnie aeree, con particolare riferimento al low cost, costituiscono il perno attorno al quale ruota la politica di sviluppo del trasporto aereo; le compagnie low cost in particolare, grande fenomeno apparso sui cieli nel mondo negli ultimi anni, sembrano aver resistito molto bene anche all’aumento vertiginoso del prezzo del petrolio degli ultimi 18 mesi; queste compagnie, in grado di garantire tariffe inferiori del 48-63% a quelle dei vettori tradizionali possono garantire per l’Italia e in particolare per le aree dove i singoli aeroporti insistono grandi opportunità di sviluppo, che si sostanziano anzitutto nella presenza di voli europei e internazionali; resta necessario però a tal fine aumentare il numero dei collegamenti di cabotaggio per rendere gli scali più attrattivi, dare stabiltà ai collegamenti e integrare l’offerta aeroportuale con quella del territorio e con le reti di mobilità al suo interno; questi sono dati scaturiti dalla ricerca svolta in collaborazione tra Unioncamere e UnionTrasporti sul sistema aeroportuale italiano presentata ieri a Roma, alla presenza tra gli altri di Vito Riggio presidente Enac e dei presidenti delle società di gestione di alcuni aeroporti italiani, tra i quali Gaetano Mancini, presidente dell’Aeroporto Fontanarossa di Catania e Domenico Di Paola, amministratore unico Aeroporti di Puglia Spa.

Nella ricerca è evidenziata inoltre la situazione circa lo stato di assoluta arretratezza che riguarda il Mezzogiorno d’Italia, in particolare riguardo i collegamenti interni al Mezzogiorno, o dallle scarse tratte delle città del Sud Italia i paesi del Maghreb e del Mediterraneo: ad esempio per andare da Napoli, da Bari o da Reggio Calabria a Tripoli, a Tunisi, o a Casablanca bisogna necessariamente prima andare Roma o a Milano.

Ne abbiamo parlato a margine cel convegno di Uniontrasporti con Domenico di Paola, AD di Aeroporti di Puglia.

D – Nel periodo considerato 2000-2009 sono emersi in un contesto sostanzialmente oligopolistico/ monopolistico quale quello aeroportuale italiano nuovi segmenti di mercato, prima ignorati o soffocati. quali sono secondo lei le cause e i fattori che hanno mutato il quadro competitivo italiano?

R – La crisi di Alitalia, ma non solo, anche la crescita e la successiva scomparsa di Air One, che fu il primo player nazionale che introdusse elementi di concorrenza, nato nel Novembre 1995 sulla rotta Milano Roma, e il declino del progetto di rendere hub Malpensa; questi sono senza dubbi fattori, che hanno permesso insieme naturalmente grazie allo sviluppo di internet, divenuto canale commerciale essenziale nello sviluppodella competizione commerciale fra i vettori e che ha permesso quindi anche in Italia l’affermarsi e il consolidamento delle grandi compagnie Low Cost, in primis Ryan Air ed EasyJet, ma anche di vettori ibridi come Air Berlin.

D – Quali sono le ricette per assecondare lo sviluppo di un mercato nuovo?

R – Ad eccezione dell’aeroporto di Fiumicino gli aeroporti che sono cresciuti tra il 2000 e il 2009 la crescita è stata realizzata in gran parte in quegli aeroporti che hanno sviluppato l’offerta di vettori alternativi ad Alitalia, ma è interessante notare che tassi di crescita rilevante sono stati ottenuti da strategia di crescita via low cost, non più con focus internazionale, ma anche domestico, in questo senso i nostri aeroporti di Bari e Brindisi sono cresciuti grazie all’ampliamento e alla diversificazione dell’offerta.

D – E per quanto riguarda il collegamento degli aeroporti pugliesi con i principali hub internazionali?

R – “Tre al posto di uno. È la vantaggiosa offerta che Aeroporti di Puglia si appresta a concludere entro la fine del mese: piuttosto che limitarsi a un solo collegamento con un hub internazionale tra Zurigo, Monaco e Parigi, ADP li sceglie tutti e tre. Un “filotto” che proietterà gli scali pugliesi in un circuito intercontinentale, consolidando la tendenza già estremamente positiva del traffico di passeggeri, aumentato nel 2009 del 13 per cento. In lizza ci sono la compagnia Helvetic, per cui è previsto uno scalo a Zurigo (investimento da 1,8 mio di € ), l'Alitalia/AirFrance, con scalo a Parigi e collegamenti per Venezia e Catania da 8 milioni di euro in due anni e Lufthansa, a Monaco di Baviera, con investimento di 4 milioni. In pratica – spiega – citando l'accordo per il collegamento con i tre hub, oltre alle rotte previste saremo sicuri di garantire numerosi collegamenti intercontinentali.

D – Fondata poco più di un mese fa (e presentata ufficialmente al teatro Petruzzelli di Bari), l’associazione Impegnocivile, è una sua creatura. Nonostante lei ribadisca che la sua associazione è apolitica, il dubbio resta, soprattutto considerato il periodo pre elettorale.

R – “Lo so, ed è una domanda che non mi rivolgono solo i giornalisti, ma gli stessi associati. Per questo colgo l’occasione della sua intervista per dirlo con chiarezza. L’associazione non è un trucco per fare campagna elettorale, è tutto scritto nel programma: Impegno civile nasce, semmai, per fornire alla politica progetti e metodi di lavoro nei settori cardine della vita e della società”.

D – Quali in particolare?

R – “Almeno cinque: sanità, trasporti, bilancio e fondi europei, turismo e cultura, sostegno alla imprenditorialità giovanile”.

D – Sullo sfondo c’è la ricerca di una collaborazione con la politica giusto?

R – “Più che di collaborazione parlerei di approccio ai problemi. Io vorrei portare la mia esperienza personale di imprenditore e di chi ha viaggiato e studiato il mondo per dare soluzioni concrete ai mille problemi che affliggono la nostra società e la nostra regione”.

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