di Luca Bagatin
Anche quest’anno passerà sotto silenzio la commemorazione della Repubblica Romana, proclamata il 9 febbraio del 1849. Giuseppe Mazzini ne fu il propugnatore e ispiratore politico e fu grazie al valore militare e al sangue versato dai garibaldini (come Goffredo Mameli) e dal popolo romano che i moti insurrezionali ebbero successo e il Papa Pio IX si vide costretto a fuggire a Gaeta. Una simile celebrazione, tuttavia, passerà sotto silenzio in quest’Italia scarsamente democratica e per nulla liberale, che alla Repubblica Romana deve le basi della sua stessa libertà di pensiero, parola e azione. La Repubblica Romana guidata dal triunvirato, Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini, una volta scacciato il Papa si dotò infatti immediatamente di una Costituzione liberale, la quale, agli articoli I e II, stabiliva che la sovranità spettasse unicamente al popolo, il quale si dava per regola tre principi fondamentali: l’eguaglianza, la libertà e la fraternità, senza riconoscere alcun privilegio di casta o di titolo nobiliare. In tutto il documento si può peraltro notare come esso ricalcasse perfettamente i principi della Costituzione democratica degli Stati Uniti d’America redatta alla fine del ‘700, ovvero quando gli Usa avevano scacciato il vessatorio regime monarchico inglese. Inoltre, si può notare quanto fosse liberale e tutt’altro che antireligioso lo spirito di tale Costituzione, la quale, all’articolo VIII dei Principi Fondamentali stabiliva che al Papa sarebbero comunque state concesse tutte le “guarentigie necessarie per l’esercizio indipendente del potere spirituale” e, all’articolo precedente, si stabiliva la piena libertà religiosa dei cittadini della Repubblica. Oggi, certa storiografia clericale, leghista e mistificatrice, tende a descrivere i risorgimentali mazziniani di allora come dei “briganti atei e antireligiosi”. Nulla di più falso e calunnioso, al punto che lo stesso Giuseppe Mazzini ha sempre fatto riferimento, nei suoi scritti e discorsi, a Dio, inteso come divinità universale antidogmatica, al di sopra di ogni potere costituito. Nella fattispecie, la bandiera della Repubblica Romana: il tricolore verde, bianco e rosso, recava al centro la scritta “Dio e Popolo” (che per molti versi ricorda l’iscrizione posta sul dollaro statunitense “In God We Trust”, adottato circa un secolo dopo, ovvero nel 1956), per rimarcare la fede mazziniana e repubblicana nel popolo sovrano e nella divinità universale (e ciò ci rimanda per moltissimi versi al teismo illuminista e volteriano), la quale non può ritenersi privilegio esclusivo della Chiesa cattolica e del Vaticano. La Repubblica Romana, purtroppo, durò solamente cinque mesi: soffocata nel sangue il 3 luglio 1849, dopo un mese di assedio, dai soldati francesi di Napoleone III alleati con il Papa. Tuttavia, essa fu un evento storico fondamentale e di svolta nelle lotte risorgimentali per l’unità d'Italia, nonché per gettare il seme della speranza verso la creazione di uno Stato laico, civile e repubblicano. Uno Stato libero dall’influenza della Chiesa e di Casa Savoia, entrambe ree di aver gettato gli italiani, specie i popolani e le classi sociali meno abbienti, nel più nero sottosviluppo. Oggi, nelle scuole, di tutto ciò si insegna poco o nulla. Ed è normale che, raggiunta l’età adulta, si sia poco consapevoli non solo della propria Storia e quindi delle proprie origini, ma anche dei propri diritti e doveri. Se, quantomeno nella scuola pubblica, ovvero in quell'istituzione per la quale i mazziniani si batterono con maggiore tenacia per garantire a tutti l’elevazione intellettuale, morale e spirituale, si studiasse la Costituzione della Repubblica Romana e i “Doveri dell'Uomo” di Giuseppe Mazzini, sono certo che molti giovani comincerebbero a diventare veramente consapevoli del ruolo politico attivo che ricoprono nella società. Oggi, invece, si preferisce dimenticare o mistificare. Denigrare la democrazia e la libertà per ergersi a custodi del nuovo dogma: presunte radici cristiane (in realtà greco – romane), recupero del dialetto (pur non conoscendo bene l’italiano), lotta senza quartiere al ‘diverso’ (in quanto frustrati e annoiati da sé stessi). Dogmatismi che si fondano sull’ignoranza, sul pecorume, su una massificazione di cervelli assai poco inclini all’approfondimento. Anche per questo – a quasi 150 anni dall’Unità d’Italia – non va dimenticato lo spirito della Repubblica Romana e i principi mazziniani che in essa trionfarono. Principi ancor più attuali oggi di ieri: democrazia, emancipazione, inclusione della diversità, fratellanza in quanto riconoscimento del principio universale del “siamo tutti nella stessa barca” e fonte di un’unica origine: il ventre di Madre Natura.
(articolo tratto dal blog www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)