Disoccupazione giovanile

On. Augusto Di Stanislao (IDV)

Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.

Per sapere – premesso che:
dagli ultimi dati diffusi dall'Istat emerge che a dicembre in Italia le persone senza lavoro erano 2.138.000 (il 22,4 per cento in più del 2008), mentre il tasso di disoccupazione ha raggiunto l'8,5 per cento, record degli ultimi sei anni. Si tratta di 392 mila unità in più sul dicembre del 2008 e di 57 mila sul novembre dello scorso anno;
a dicembre i dati dell'occupazione se reggono (+7 mila posti) su novembre crollano di 306 mila unità rispetto allo stesso mese del 2008. Occupazione stabile su base congiunturale e disoccupazione in aumento sono determinati dalla riduzione dell'inattività, vale a dire delle persone entrate nel mese di dicembre nel mercato del lavoro. I posti persi sono in gran parte concentrati nell'industria, settore a grande maggioranza maschile Gli uomini hanno un tasso di disoccupazione del 7,5 per cento (il più alto dal 2004, dall'inizio cioè delle serie storiche) e le donne del 10 per cento. La crisi occupazionale colpisce però in modo drammatico le nuove generazioni che fanno segnare un tasso del 26,2 per cento (tre punti in più sul dicembre 2008) nella fascia tra i 15 e i 24 anni, il triplo del dato complessivo;
il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ha affermato che «l'Italia si trova in una situazione migliore rispetto ad altri Paesi», ma ammette che il 2010 «sarà difficile e complesso» e si appella all'Europa perché adotti «politiche e strategie comuni», ad esempio sull'uso del fondo sociale europeo;
è da tenere ben presente, inoltre, che il tasso di disoccupazione esprime il rapporto tra coloro che sono alla ricerca di un lavoro e il totale della popolazione attiva tra i 15 e i 64 anni: cioè le persone che lavorano e quelle che un'occupazione la cercano. Viene considerato disoccupato chi nelle settimane precedenti alla rivelazione statistica ha compiuto qualche azione attiva di ricerca di lavoro (anche solo rispondere ad un'inserzione sul giornale o rivolgersi ad un'agenzia di collocamento). Ciò vuol dire che l'aumento della disoccupazione dipende dalla perdita di posti di lavoro, ma anche dalla fiducia nella possibilità concreta di trovare un impiego;
ciò vuol dire che 2 milioni sono i disoccupati «ufficiali», ma ci sono anche circa 1,5 milioni di disoccupati scoraggiati, ovvero coloro che sono rassegnati e non cercano più lavoro perché ritengono di non essere in grado di trovano e non vengono affatto considerati da nessuna statistica e sembra che vengano dimenticati anche dal Governo;
i disoccupati reali, dunque, sono circa 3,5 milioni. A questa cifra se ne affiancano altre che sono indiscutibilmente drammatiche: circa 2 milioni di contratti a termine «ufficiali»; circa 200 mila contratti di somministrazione; circa 3,5 milioni di precari reali (attivi-inattivi); 850 mila parasubordinati a rischio precariato;
e ancora, 4 milioni di precari nell'area del lavoro nero per un totale di circa 8 milioni di precari-sommersi;
preso atto che il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ritiene e afferma

ripetutamente che la situazione è grave, ma l'Italia va meglio degli altri Paesi europei e che la crisi passerà;
è evidente che le scelte fatte fin'ora dal Governo non corrispondono affatto alle necessità del Paese -:
se il Governo intenda realmente e concretamente affrontare la più grave crisi economica e sociale del nostro Paese avviando immediatamente una serie di tavoli di confronto con i tutti sindacati al fine di giungere a soluzioni concordate e adottare tutte le opportune iniziative in suo potere per fronteggiare una situazione non più sopportabile;
se il Governo intenda affrontare direttamente ed in maniera specifica la disoccupazione giovanile giunta al 26,2 per cento che coinvolge i ragazzi tra i 15 e i 24 anni adottando ogni mezzo e risorsa necessarie per dar loro un futuro dignitoso.

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