Meglio di niente

Per un po' di tempo quell'uomo al semaforo di viale Palmiro Togliatti, a Roma dove abito, è sparito. E così mi sono rimaste nel cruscotto le monetine da cinquanta centesimi. Gliene davo una ogni tanto, anche se il vetro non me lo puliva, giacché provvedo io a tenerlo sempre terso. Adesso è tornato. Vende un quotidiano che io non leggo, però la monetina l'ha accettata ugualmente molto volentieri. Gli ho chiesto: “Era meglio prima, quando puliva i vetri o adesso?”. E lui: “Meglio prima, meglio prima. Questo meglio di niente”. “Dovete ringraziare il sindaco”, gli ho risposto. E lui: “Tanti problemi per noi”. Il semaforo è diventato verde. Sono andata alla Coop per dare un'occhiata ai giornali. Sfoglio Diva (n.5) e leggo: “Per la prima volta dopo nove mesi, il premier e la moglie si sono trovati faccia a faccia per cercare un accordo sulla separazione, ma tra la richiesta di lei (3 milioni e mezzo di euro al mese) e l'offerta di lui (300 mila euro) c'è un abisso”. Ho pensato: anche loro, poverini, hanno tanti problemi, come l'uomo al semaforo, come il disoccupato di Bergamo che si è dato fuoco. Solo che tra questi problemi e i loro c'è un abisso. Un abisso di abissi. Abissi democratici di un Paese democratico.

Elisa Merlo

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