Nuova odiosa equiparazione razzista da parte di Berlusconi. Bersani: “Un governo non può accendere un fuoco ma guidare il Paese a una maturazione civile”
Meno extracomunitari, meno reati. Questo è il giudizio inconfutabile che Silvio Berlusconi ha espresso durante lo speciale Consiglio dei ministri che si è tenuto ieri a Reggio Calabria con cui il governo ha presentato il suo Piano contro la Mafia. Un giudizio troppo semplice, un abbinamento più populistico-elettorale che veritiero. Ma gli italiani la pensano davvero così?
Come ogni volta che ci sono le telecamere ci sono davanti al premier, anche questo Cdm si è trasformato in show con lustrini e non in una semplice conferenza stampa di presentazione del Piano contro la Mafia. Un sipario che non si è tradotto in fatti ma solo in emozioni e creazione di consenso sulla costante sensibilizzazione di quello che il governo fa. O meglio su quello che il governo dice di fare e che poi, o non realizza, o smentisce di averlo mai proposto.
Ma in questa soap opera berlusconiana il colpo di scena è stata la equiparazione, davvero odiosa, dell'extracomunitario al criminale: “la diminuzione degli extracomunitari significa anche meno forze che vanno a ingrossare le fila delle organizzazioni criminali”. Queste sono state le testuali parole (guarda il video al minuto 2'50'') e non possono essere travisate né giustificate. E non c'è stata nessuna aggiunta della parola “clandestini” dopo extracomunitari come evidenzia Paolo Granzotto sul Giornale attaccando la sinistra di falsificare il cavaliere.
Una dimenticanza o ignoranza? Extracomunitario è sempre sinonimo di clandestino? Un cittadino di Ginevra è extracomunitario così come lo è un canadese o un islandese. Ma loro sono extracomunitari di serie A e non i soliti brutti, sporchi e cattivi che sbarcano in Italia per fare i criminali. Niente di tutto questo è nelle strategie del governo. È inutile ribadire alla Lega che uno tra i motori principali dell'economia del Nord Italia sta proprio nella forza lavoro data dagli stranieri e che la loro intraprendenza ora, in tempi di crisi e stagnazione, si traduce in nuove forme di imprenditorialità.
Il lavoro del governo è molto più sofisticato e qualunquista allo stesso tempo. Si mina la sicurezza del cittadino medio dandogli nuove percezioni di sicurezza. Un po' come nell'informatica si fa con i virus: si crea il virus per poterti vendere l'antivirus. E la parola vendere è davvero efficacie per rendere l'idea dell'attività del governo. Si mercificano le persone e si rendono gli extracomutari dei criminali.
Durissimo il giudizio di Pier Luigi Bersani, segretario del Pd. “Un governo non può accendere un fuoco ma guidare il Paese a una maturazione civile. Una frase del genere ci mette fuori da qualsiasi contesto moderno, non può essere questo il modo di affrontare un fenomeno che nessuno ha cercato, ma che dobbiamo affrontare con razionalità e umanità”. Se si spinge sull’”irrazionalità”, ha sottolineato, “ci mettiamo nei guai”.
Per Anna Finocchiaro, Presidente del gruppo PD a Palazzo Madama, “paragonare gli immigrati ai criminali è un fatto gravissimo ed ho trovato questa equiparazione davvero odiosa. Il governo non può andare a Reggio Calabria a fare propaganda. Non si può da una parte, come ha fatto oggi la maggioranza in Senato, espungere l'articolo 48 della legge Comunitaria che prevedeva l'attuazione di una direttiva europea per l'emersione del lavoro nero con sanzioni per i datori di lavoro che impiegavano cittadini extra comunitari irregolari e dall'altro varare un piano contro la criminalità che per ciò che riguarda l'immigrazione è solo di natura punitiva e securitaria”.
“E' un approccio sbagliato come è sbagliato e odioso equiparare gli immigrati ai criminali. Siamo alla solita esibizione della forza dei simboli e della paura ma in quel Piano non c'è la forza di un provvedimento concreto”.
“Le parole del premier sugli immigrati sono vergognose. Berlusconi incita al razzismo e alimenta un clima di intolleranza le cui conseguenze non possono essere prevedibili”. Lo ha dichiarato Livia Turco, capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera.
“Il presidente del Consiglio, in Calabria – ha proseguito Turco –, avrebbe dovuto dire parole chiare sui fatti di Rosarno ed esprimere il suo dispiacimento per quanto accaduto. Poi avrebbe dovrebbe anche riconoscere ciò che dicono tutti i dati, dalla Banca d’Italia, all’Istat alle organizzazioni internazionali. E cioè che in Italia abbiamo necessità di immigrati per le nostre famiglie, per i settori dell’edilizia, dell’agricoltura, della ristorazione, della pesca e per quello manifatturiero. Tutti settori che senza il lavoro dei cittadini immigrati si bloccherebbero. E non meno gravi sono le parole false sui risultati che non esistono nella realtà. Gli immigrati irregolari in Italia, infatti, sono 700mila e rappresentano il frutto della legge Bossi-Fini che è una vera e propria fabbrica di clandestini”.
A.Dra