di Federico Gennaccari
All'inaugurazione dell'anno giudiziario il procuratore generale della Cassazione, Vitaliano Esposito ha espresso la necessità di ridurre i tempi dei processi, di potenziare le risorse per la giustizia, di favorire il dialogo e di evitare i contrasti tra magistratura e politica mentre l'Anm ribadisce la sua protesta contro le riforme del governo. Ne parliamo con il sen. Alberto Balboni, componente della Commissione Giustizia.
Un discorso molto chiaro quello del procuratore generale Esposito?
“Sì. Le riforme sono assolutamente necessarie per far camminare la giustizia. La giustizia che non funziona è un danno complessivo per il Paese non solo per i diretti interessati. Se la giustizia civile si blocca, si blocca anche l'economia. Non si possono aspettare 15-20 anni per avere sentenze. Bisogna che i processi si svolgano con celerità. A maggior ragione poi per il penale la giustizia deve dare risposte rapide e definitive. Con il provvedimento approvato al Senato si rispetta un principio costituzionale, stabilendo i tempi per una ragionevole durata dei processi. E' sbagliato parlare di 'processo breve' perché 7-8 o anche 15 anni, a seconda dei casi non sono affatto tempi brevi”.
Dai vertici della magistratura anche un messaggio all'Anm?
“Non sorprende perché non tutta la magistratura condivide la posizione estremistica dell'Anm. La stessa decisione di uscire quando parlerà il rappresentante del governo non è stata presa all'unanimità, ma a maggioranza. Una decisione che evidenzia una spaccatura su una protesta vergognosa anche perché i magistrati dovrebbero leggersi la Costituzione. Troverebbero scritto, come ha ricordato il ministro Alfano, che le leggi le fa il Parlamento. Quindi è inutile, se non addirittura ridicolo andare in giro con la Costituzione in mano, ignorando cosa c'è scritto. La loro è solo una protesta politica, un atto di apertura della campagna elettorale per il Csm e non solo”.
Si riuscirà in Parlamento a fare riforme condivise sulla giustizia?
” Purtroppo non sono ottimista. Fino alle elezioni regionali c'è davvero poco da sperare perché la sinistra non vuole rinunciare alla clava della giustizia a fini di propaganda elettorale. Da questo punto di vista se lo fanno i magistrati dell'Anm, figuriamoci se potranno rinunciare loro. Dopo le regionali si vedrà. L'auspicio è che abbandonino queste posizioni di antiberlusconismo giudiziario perché ormai la persecuzione, l'accanimento nei confronti di Berlusconi non fanno altro che rafforzare il premier e il Pdl. Il problema è che la sinistra non ha altro collante che l'antiberlusconismo per cui continua a sognare il 'golpe' giudiziario e il Pd non riesce a sganciarsi da Di Pietro, per cui nonostante tanti proclami e qualche passo in avanti, subito seguito da due passi indietro si può affermare che la sinistra ha cambiato nome ma non metodi. In questa situazione mi pare davvero difficile che si riesca a realizzare riforme condivise sulla giustizia”.