Una qualsiasi riforma dei Comites / Cie (Comitati Italiani all’Estero) dovrebbe prevedere l’autonomia da Enti, Associazioni e partiti, all’articolo art.2 Comma 2 (Compiti e Funzione Legge LEGGE 23 ottobre 2002 )operare in piena autonomia, per la realizzazione delle seguente iniziative ” A tale fine ciascun Comitato promuove, in collaborazione con l'autorità consolare, con le regioni e con le autonomie locali, nonchè con enti, associazioni e comitati operanti nell'ambito della circoscrizione consolare, opportune iniziative nelle materie attinenti alla vita sociale e culturale, con particolare riguardo alla partecipazione dei giovani, alle pari opportunità, all'assistenza sociale e scolastica, alla formazione professionale, al settore ricreativo, allo sport e al tempo libero della comunità italiana residente nella circoscrizione. Ciascun Comitato opera per la realizzazione di tali iniziative.”
Dopo aver consultato il sito della Camera, possiamo affermare che la petizione (sotto in calce ) da noi presentata e’ stata un po’ la “locomotiva” di tutte le proposte di riforme dei Comites, ivi inclusa quella di Antonio Razzi ( IDV) l’unica che prevede l’abolizione dei Cgies, arriva in III commissione Affari Esteri solo il 26/06/09)
Per ulteriori informazioni il lettore puo’ consultate “Tutte le proposte di leggi correlate “ sul link della camera
Nella seduta della Camera di giovedi’ 26 Febbraio 2009 fu annunciata una petizione di comune necessita’ presentata dal sottoscritto condivisa anche dal Pie. Detta petizione recante il numero 607 assegnata (come per protocollo) alla III Commissine Affari Esteri, nella quale si chiedeva al parlamento italiano in cinque punti ben redatti. Secondo il regolamento del parlamento alla Camera Art. 109 le petizioni assegnate alle rispettive commissioni si “concluderebbero “con una risoluzione diretta a interessare il governo, alle necessita’ esposte nelle petizioni, ossia con una decisione di abbinamento con un eventuale progetto di legge all’ordine del giorno. Ad oggi tutte le petizioni e le iniziative popolari non sono prese in nessuna considerazione dalle Commissioni parlamentari.
(1) Abolizione del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero (CGIE), organismo ormai del tutto pletorico, estremamente costoso e inefficiente. Con questo si intende esercitare un severo controllo sulla correttezza, sull'efficienza e sulla trasparenza delle nostre rappresentanze all'estero (Ambasciate, Consolati, Uffici Commerciali, Istituti di Cultura, Camere di Commercio, ecc). La lotta agli sprechi e ai soprusi andrà a beneficio di tutti gli italiani.
(2) Una riorganizzazione dei vecchi Comites con sistemi elettivi trasparenti sotto il controllo preventivo del dipartimento estero e con la possibilità, una volta alleggeriti dall'elefantismo dei CGIE, di poter incaricare, con nomine ufficiali, delegati governativi che organizzino le operazioni di voto con funzioni ispettive e di controllo. Questi nuovi organismi faranno da strutture locali per le esigenze degli Italiani ivi residenti.
(3) I compiti dei Comites debbono restare ben distinti da quello dei Consolati. I Presidenti dei Comites vanno eletti direttamente e non scelti dai Consiglieri. Il compito del Presidente, sarà quello di coordinatore senza diritto di voto, mentre il potere decisionale resterebbe ai Consiglieri a maggioranza relativa con voto segreto.
(4) Per evitare ulteriori sprechi occorre spostare le sedi e le segreterie nei Consolati. Le riunioni da tenersi negli stessi o negli Istituti di Cultura con dibattiti ed interrogazioni da parte dei partecipanti.. In altre parole, coinvolgere ed invogliare di più’ i cittadini e in primis i giovani. I Presidenti dei Comites avranno il compito di presentare agli eletti all’estero nelle rispettive Circoscrizioni, un’appropriata relazione di proposte e interrogazioni, scaturita dalle riunioni. Almeno fino a termine di legislatura.
(5) Va istituita una Commissione di monitoraggio dei Comites all’interno del Comitato Permanente Italiani all’Estero, sanzionando con dei richiami i Comitati dormenti o poco efficienti, dopo il terzo richiamo prevederne la chiusura.