La Meglio Italia all’estero
Attesa per l’uscita di “Nine” sul grande schermo, mentre l’autore che ha “tradotto” il film nell’opera teatrale vincitrice di 7 Tony Award dice ai giovani: “Ci vuole pazienza”
Se il mondo può conoscere un pezzo di vita di uno dei maestri del nostro cinema, è grazie a Mario Fratti. E’ stato lui, nato a L'Aquila il 5 luglio 1927, a fare di 8 e mezzo un’opera teatrale. Oggi quell’opera è diventata un film grazie a Rob Marshall. “Sono sempre stato innamorato di Fellini. Quando lavoravo a Paese Sera andavo a vederlo girare, la mia venerazione è nata sul set”.
Laureato alla Ca’ Foscari, Fratti subito indirizza la sua penna verso il teatro. Il primo dramma è del 1959 Il nastro, ed arriva, assegnato dalla RAI, il primo di una lunga serie di premi. Nel 1963 vola a New York dove prendono vita due commedie, Accademia e Ritorno. Il fiuto degli americani non sbaglia, lo convincono a restare. E’ professore di italiano alla Columbia University, ma il richiamo del palcoscenico lo distoglie dall’insegnamento. Ancora una lunga serie di commedie e musical fino al fatidico Nine del 1981. E’ del 9 maggio1982 la prima versione che debutta al Richard Rodgers Theatre. Da allora, oltre duemila repliche, 7 Tony Award, equivalente dell’Oscar. 22 le lingue in cui è stato tradotto per essere rappresentato a Brodway, Parigi, Londra, Tokyo. Memorabile la versione con Antonio Banderas nella parte di Guido Anselmi, interpretato nel film dall’indimenticabile Marcello Mastroianni.
Ma come nasce Nine? “Avevo scritto la vita di Fellini in Sei donne appassionate, pubblicata anche in Italia e rappresentata persino in India. E’ stato Edward Kleban di Chorus Line a suggerirmi di trasformarla in un musical. Mi presentò Maury Yeston, ed ecco Nine”. Fratti racconta anche come è nato il titolo: “Maury voleva ‘superare’ Fellini chiamandola Nove, io ero un po’ preoccupato, ma poi trovammo la soluzione. Alla fine della commedia abbiamo inserito una canzone dal titolo Nine cantata dal bambino che rappresenta Fellini a nove anni e che parla al Fellini adulto. La canzone è bellissima e dice, in sintesi, tu quarantenne, in realtà non sei maturo, hai nove anni”.
Ma non c’è solo Nine. Le sue opere sono arrivate in Corea, Giappone, Cina, anche quella dedicata a Garibaldi, “ho immaginato una giornalista mentre intervista l’eroe che, in questo incontro, scopre la sua vita erotica”. Fratti, nonostante la celebrità planetaria non dimentica l’Italia. Per festeggiare gli 80 anni è stato a L’Aquila, così come nel 2007 per Notte Noir, evento organizzato dall’Istituto Cinematografico. “In quella occasione – racconta il Vice Presidente Goffredo Palmerini – sono stati messi in scena quattro suoi atti unici nella versione italiana e inglese, davvero singolare la musicalità dell’opera nelle due lingue”.
Mentre continua il viaggio intorno al mondo del suo Nine, prossima tappa la Finlandia, ad Ankara e Instanbul si sente ancora l’eco degli applausi per La vittima e La Gabbia, e Fratti è “già pronto – annuncia – ad andare in Croazia, ad aprile, per Le Amiche e Sete, la storia di Sarah Kane, scrittrice inglese che a 29 anni morì suicida. Sarah aveva sete di vita, in questa opera spiegò le ragioni della sua scelta”.
Cos’altro vorrebbe aggiungere? “Sono un uomo fortunato! – è la risposta con una voce che è un’esplosione di energia ed entusiasmo – perché scrivo, e perché mi piace aiutare gli altri autori, anche italiani”. Ed infatti non tiene per sé i “segreti” che ne hanno fatto uno degli autori teatrali più apprezzati, e non perde occasione per tenere workshop di scrittura in cui dispensa ai giovani autori suggerimenti e perle. Il primo consiglio, il più prezioso? “Avere tanta pazienza!”
Giovanna Chiarilli – IL PUNTO