Nel Nome del Dio Unico

Lettera aperta da parte di donne italiane musulmane che hanno liberamente scelto di indossare il velo integrale (niqâb)

Al Presidente della Repubblica, on. Giorgio Napolitano
Al Presidente del Consiglio dei Ministri, on. Silvio Berlusconi
Al Presidente del Senato della Repubblica, sen. Renato Schifani
Al Presidente della Camera dei Deputati, on. Gianfranco Fini

Egregio Presidente,

Siamo italiane, nate in famiglie cristiane o laiche, o anche atee, siamo cresciute e abbiamo studiato in Italia, la maggior parte di noi ha una laurea, un diploma universitario, altre la maturità.

Quel che ci rende un po' “speciali” è il fatto che ad un certo punto della nostra vita abbiamo capito che ci mancava qualcosa, e ci siamo fermate a riflettere sul senso che volevamo dare alla nostra esistenza, e abbiamo cominciato il nostro percorso di fede, cercando la Verità. Alcune di noi hanno conosciuto persone musulmane, altre hanno sposato un uomo musulmano che pian piano le ha rese partecipi dei suoi principi, altre ancora hanno scoperto l'Islâm da sole, in occasione di un viaggio, o per motivi di studio… La fede è qualcosa che ci viene incontro, senza che lo si possa veramente spiegare. Le vie di Dio sono impenetrabili. In un giorno benedetto, abbiamo accettato come vero il Sublime Corano come libro, il Profeta Muhammad (pace e benedizioni di Allah su di lui) come Messaggero e l'Islâm come religione. In modo naturale, così come abbiamo imparato a pregare 5 volte al giorno e a digiunare il mese di Ramadan, abbiamo cominciato a indossare il velo, dapprima un semplice foulard, in seguito il niqâb, che è per noi il segno di un progresso nel nostro avanzamento verso Dio.

Non siamo state per nulla “obbligate” dai nostri mariti a velarci, come qualche sedicente “musulmana moderna” in cerca di popolarità vorrebbe far credere all'opinione pubblica; al contrario, molte di noi hanno conosciuto il marito dopo la conversione all'Islâm, quando già indossavano l'hijâb.

Le nostre famiglie generalmente ci hanno almeno al principio ostacolate in tutti i modi. Si auguravano per noi una carriera brillante, eppoi avevano paura per noi, delle conseguenze soprattutto di indossare il niqâb. In verità, una volta compiuta questa scelta, ci si espone oggigiorno ad incontrare serie difficoltà, sia a livello degli studi che della vita professionale, finanche nella vita quotidiana… spesso, nelle città italiane, veniamo ormai aggredite verbalmente, talvolta ci sputano addosso, a causa dell'odio indotto nei confronti dei musulmani in generale da parte dei mass media e di una gran parte dei governanti del nostro Paese. Ed essendo noi donne il bersaglio più visibile e quello più impunemente colpibile, veramente il nostro timore è che questa campagna di odio e di intolleranza ingiustificabili possa far sì che la gente si ritenga in un certo senso “autorizzata” ad attaccarci.

Può sembrare dunque strana questa nostra scelta di continuare, nonostante tutto, a difendere il nostro velo, eppure indossando il nostro niqâb rivendichiamo ciò che siamo; accettare coscientemente la nostra fede e metterla in pratica ci rende più salde nelle nostre cconvinzioni, e in pace col nostro Signore.

Quando pensiamo alla nostra vita di prima… dovevamo a tutti i costi essere belle in pubblico, essere le migliori, riuscire professionalmente. Oggi, siamo quasi tutte mogli e mamme, e ne siamo orgogliose. Indossare il niqâb non significa porre in secondo piano la nostra femminilità e non ha assolutamente alcun connotato politico, è semplicemente la manifestazione della nostra fede, senza alcuna volontà di ostentazione.

Non abbiamo alcun problema ad alzare il nostro velo quando passiamo la dogana o in un ufficio amministrativo, chiediamo solo, se è presente una poliziotta o una vigilessa, che sia lei a riconoscerci, in caso contrario è normale essere identificate anche da un ufficiale uomo.

Per questa ragione non comprendiamo quale sarebbe la necessità di proibire il velo integrale.

A questo proposito, non possiamo non richiamare le pronunce del Consiglio di Stato, il quale con la sentenza del 19 giugno 2008, n. 3076 ha stabilito che l'uso di coprire il volto per motivi religiosi integra “un utilizzo che generalmente non è diretto ad evitare il riconoscimento, ma costituisce attuazione di una tradizione di determinate popolazioni e culture”.

Ricordiamo anche la presa di posizione dell'ex Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, il quale nel 2004, rispondendo alla lettera aperta di una nostra sorella di Drezzo che si era vista applicare illegalmente una multa per via del suo velo, sdrammatizzò la situazione assicurando “la signora che in Italia c'è libertà di culto”.

Ci pare dunque che una legge che si proponesse di dichiarare illegale una pratica religiosa sarebbe semplicemente anticostituzionale.

La soluzione, secondo la nostra modesta opinione, sarebbe quella di spiegare agli italiani che le donne che indossano il velo integrale non sono “oppresse”; noi siamo italiane come voi e vi assicuriamo che nessun marito-orco ci ha cucito addosso il nostro amato velo…

L'Italia è un Paese dove ognuno è libero di praticare la propria religione, e deve restarlo.

Mujahida Cristina Lacquaniti
Karima Michela Marcheselli
Ayesha Umm Abdullah Yunus Federica Lucarelli
Azizah Valeria Mazzaro
Um Ayyub Michela Argiolas
Saida Isabella Mazzocchi
Amina Laura Cotognini
Umm Maryam Anna Panella
Federica Marcello
Stefania Mazzaro
Maryam Manuela Legnaioli
Serena Barberini
Sabina Paolini
Ivana Fazio
Deborah Callegari Hasanagic
Anna Maria Cristiano
Aisha Barbara Farina
Barbara Radina
Maryam Valentina Reginella
Stefania Rizzo
Miriam Mouwafaq
Milena Volpe
Chiara Purgato
Elisa Palladino
Michela Argiolas
Habiba Amelia Bulboaca

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