Lidia Bastianich, l’Ambasciatrice italiana in cucina

Le alchimie culinarie per nutrire l’anima
E se la sua vita diventasse un film, ad interpretarla vorrebbe Sophia Loren
Da Pola a New York a 11 anni per regalare felicità con gusto

Lo hanno raccontato tante volte al cinema… il potere del cibo sull’anima. Forse Lidia Bastianich è come la protagonista de “Il pranzo di Babette”, o “Chocolat”, donne che con le loro alchimie in cucina, riescono a placare gli spiriti più irrequieti, e a tirar fuori il meglio in ognuno di noi. C’è comunque qualcosa di speciale nel dar vita anche ai più banali ingredienti se, in pochi anni, Lidia Bastianich è diventata l’Ambasciatrice della cucina italiana nel mondo. Nata a Pola, arriva a New York nel 1958 ad 11 anni. “Sono esule istriana. Dopo due anni nel campo profughi di San Sabba, e l’apertura delle frontiere ai profughi da parte del governo di Eisenhower, la Caritas ci portò in New Jersey. Con me c’erano mia madre, mio padre e mio fratello Franco”. A 24 anni apre il primo ristorante, il Buonavia, e nel 1981 il celeberrimo Felidia a Manhattan, nome che sottolinea l’unione, anche nel lavoro, tra Lidia e Felice, suo marito.
Una passione nata all’interno di una famiglia “dove la cucina era il fulcro della casa, già da bambina cucinavo con mia nonna gnocchi e pasta in genere, seguivo i raccolti e partecipavo alla vita della fattoria. Questo ha fatto nascere in me il piacere della cultura del cibo, e mi ha lasciato un impagabile archivio dei sapori della nostra tradizione”. Oggi sono una ventina i locali che negli States portano la sua firma; accanto a lei il figlio Joseph con cui gestisce i ristoranti in società con Mario Batali. Ma l’arte della Bastianich non è rimasta confinata nelle sue “cucine”: è autrice di libri che hanno venduto più di un milione e mezzo di copie, mentre l’ultima serie televisiva, Lidia’s Italy nel 2009 ha ricevuto una nomination all’Emmy Award nella categoria Outstanding Lifestyle e vinto il James Beard Award, equiparabile all’Oscar della cucina americana, come miglior programma televisivo della stagione, senza dimenticare le lezioni di antropologia dell’alimentazione.
E la cucina diventa un gustoso pretesto per parlare dell’Italia. “E’ quello che ho fatto e continuerò a fare: raccontare agli americani, attraverso i miei piatti, l’Italia. E poi, la soddisfazione più grande per chi ha fatto della cucina una scelta di vita, è leggere la felicità nei visi di chi sta assaggiando un mio piatto”. Confermato il valore del cibo nel suscitare emozioni. Chissà cosa avranno provato Papa Benedetto XVI “per il quale ho avuto l’onore di cucinare in occasione della visita a New York, il presidente Giorgio Napolitano, Ted Kennedy, che era un nostro affezionato cliente, Gina Lollobrigida, Meryl Streep, Al Pacino, Nicole Kidman, Billy Joel, Oscar de la Renta, Placido Domingo”…
Anche l’Italia ha celebrato la grande chef con una serie di riconoscimenti, come il Premio Italiani nel Mondo, assegnato nel 2002 dall’allora Ministro per gli Italiani nel Mondo, Mirko Tremaglia, e il Premio Internazionale Vinitaly 2009. Lidia è anche una grande mente proiettata verso il sociale: sua la Fondazione che si occupa di persone in difficoltà, sua la proposta di far cucinare donne chef palestinesi e israeliane per creare ricette per la pace. E per chiudere con un altro personaggio che ha insegnato a cucinare, Julia Child, oggi celebrato nel cinema con “Julie & Julia”, chissà se un giorno la vita di Lidia Bastianich non diventi un film. Nessun dubbio sul volto che vorrebbe ad interpretarla: “Ho una grande ammirazione per Sophia Loren, che oltre ad essere meravigliosa, ha rappresentato negli anni lo spirito e l’emancipazione della donna italiana”.

Giovanna Chiarilli – IL PUNTO

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