VOTO ELETTRONICO: LA PROPOSTA DI LEGGE RAZZI UNA VERA RIVOLUZIONE POLITICA E TECNOLOGICA

Un solo articolo potrebbe scardinare l’intero sistema elettorale italiano.
Parliamo della proposta di legge presentata dal deputato Antonio Razzi, eletto
nella Circoscrizione Estero in quota Italia dei valori, che si propone di
introdurre anche nel nostro Paese il voto elettronico: un sistema già
sperimentato e introdotto in diversi altri Paesi, dalla piccola Estonia fino al
gigante Brasile. Si tratta di un battaglia portata avanti da circa un anno dal
costituendo Partito degli Italiani dall’Estero (guidato da Salvatore Viglia) e
che ora ha trovato una concreta ed efficace sponda nell’IDV. Questo sistema,
una volta adottato dovrebbe consentire: a) di semplificare notevolmente tutte
le procedure collegate alle votazioni con risparmi di milioni di euro per lo
Stato; b) ottenere risultati immediati sull’andamento delle votazioni con
scarse possibilità di brogli (le garanzie di sicurezza sono ormai abbastanza
collaudate); c) mettere in gioco (e questo potrebbe rappresentare un fattore
dirompente) circa quattro milioni di voti degli italiani all’estero che
attualmente sono praticamente congelati nell’ambito della Circoscrizione
estero: un sistema che consente una formale rappresentanza di 12 deputati e 6
senatori ma che nella realtà si è rivelato un fallimento totale. Divisi tra i
vari partiti questi eletti all’estero, per quanto impegnati, hanno potuto solo
riscaldare le poltrone del Parlamento.
Si tratta, in sostanza, di rendere effettivo lo spirito delle leggi che nel
2001 (anche a seguito di due riforme costituzionali) che intendeva coinvolgere
tutti gli italiani nel mondo nelle decisioni politiche che riguardano l’intera
Nazione italiana. Con la proposta di legge Razzi non s’intende abrogare la
Circoscrizione Estero, che ha rappresentato comunque una vera e propria rottura
grazie anche all’impegno di tutta una vita del promotore l’onorevole Mirko
Tremaglia, ma dare la possibilità a milioni di italiani di votare per i
candidati e per i partiti rappresentati nelle Circoscrizioni italiane o di
presentarsi direttamente in Italia per entrare in Parlamento. E quanti sono gli
italiani all’estero, in tutti i campi, dalle scienze alla cultura, che
potrebbero degnissimamente rappresentare la Nazione italiana, essendo eletti
sia dagli italiani all’estero che dagli italiani residenti in Italia.
Inoltre, un Paese veramente moderno, non può prescindere dal voto
elettronico. Come si legge nella premessa della legge Razzi, oggi un qualsiasi
cittadino estone può tranquillamente votare col proprio computer in assoluta
sicurezza ed affidabilità, comodamente seduto in poltrona in un qualunque posto
del mondo. Perché ciò non dovrebbe essere possibile anche in Italia? Perché
dobbiamo continuare ad essere uno dei pochi Paesi (insieme a Cipro, Grecia,
Irlanda, Malta e Slovacchia) ad obbligare i cittadini che si trovano all’estero
a sobbarcarsi di enormi spese di viaggio per esercitare il loro sacrosanto
diritto di voto? Come è possibile che si continui a negare anche il diritto di
voto a chi si trova momentaneamente all’estero ma non è in missione militare o
non è un dipendente pubblico in trasferta? In questi casi, infatti, non è
possibile votare né per la Circoscrizione estero né per le Circoscrizioni in
Italia.
Naturalmente è prevedibile che la proposta di legge Razzi incontrerà
resistenze fortissime sia in Italia che nell’ambito della casta dei politici
italiani che si è creata all’estero, nonché nei vari centri decisionali che
temono ogni vero cambiamento che possa incidere sui consolidati giochi di
potere. Tuttavia la proposta di legge sta dalla parte dell’innovazione
tecnologica e politica. In questo casi, come la storia ci insegna, è
inevitabile che prima o poi anche i muri più spessi della conservazione e dell’
immobilismo finiranno per crollare.
Di Rainero Schembri (schembri.rainero@libero.it)

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