IL PREZZO DEL BENESSERE

Anche il 2009 è finito e, prima di puntare tutte le nostre speranze sul nuovo anno, desideriamo fare il punto sulla situazione economica nazionale per quello che ci ha lasciato. In questo modo, sarà possibile esprimere valutazioni su questo 2010. I dodici mesi passati avevano fatto registrare un Prodotto Nazionale Lordo (PIL) del -4%. Valore preoccupante ma, in ogni caso, in linea con la regressione economica mondiale. Il nuovo anno, di conseguenza, si è aperto in negativo e resterà tale almeno sino all’inizio dell’estate quando, secondo gli economisti, il PIL potrebbe tornare a segnare valori di poco in positivo (+0,3%). Per quel periodo, la situazione italiana dovrebbe superare la sua fase più critica e, di conseguenza, ridimensionare la flessione congiunturale che ci ha pesantemente colpito. Con la buona stagione, finalmente, si potrà operare per un rilancio del nostro mercato dato che, nel frattempo, si realizzeranno quelle premesse che ci fanno sperare per il meglio. La convalescenza italiana permarrà, in ogni modo, assai lunga ed articolata. E’ inutile promettere di più. Il fenomeno della disoccupazione resterà sempre in attenta osservazione e gli investimenti, proprio per la nuova politica federalista, potrebbero diversificarsi, in modo disarmonico, nelle varie realtà nazionali. Insomma, non tutto è in via di miglioramento, ma non mancheranno, almeno per noi, segnali più rassicuranti che per il passato. Del resto, i fenomeni settoriali negativi, che tanto avevano preoccupato gli addetti ai lavori nel 2009, ora dovrebbero rientrare. Entro il primo semestre dell’anno in corso, in valori di mercato saranno più fisiologici ed in armonia con quelli degli altri Paesi UE. In definitiva, la grave crisi che ha colpito la penisola, non è stata nazionale e tutta l’Europa ne ha subito i devastanti effetti. Non esistono, al momento, cure miracolose per garantire una più generale ripresa. Né segnali tanto preoccupanti da non permetterci, però, una visione meno problematica per il nostro futuro. Sul fronte occupazionale, il 2010 non sarà l’anno del rilancio plurisettoriale. Dovremo attendere, con pazienza, il 2011 ed il 2012 per ritornare ai livelli tipici del biennio 2006/2007. Finalmente, lo Stato non avrà più un ruolo diretto sullo sviluppo industriale. Sarà il mercato azionario nazionale che dovrà riprendere quota attraverso una rinnovata fiducia degli investitori interni ed internazionali. Anche perché la crisi di sovrapproduzione dovrebbe rientrare proprio per la contrazione delle spesa pubblica e privata che l’attuale Legge Finanziaria andrà a regolamentare tramite gli allegati alla normativa stessa. Dopo aver reso più razionale l’impegno pubblico, c’è, ora, da prendere in attento esame anche quello privato. Ma con molta cautela; pur se con determinazione. Il benessere ha un prezzo. Gli italiani saranno chiamati a contribuire. Meglio evitare le illusioni. Pagheremo caro. L’importante è che paghino tutti.

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