La grande attualità  laica di Gesù

di Vittorio Lussana

Nel nostro Paese spesso si parla dei complessi rapporti tra laicità e religione, tra dogmatismi e libertà civili, tra filosofia e teologia. Ma in questo dibattito, il tema della vita e dell’esempio di Gesù non viene più di tanto trattato. Nonostante il largo substrato culturale cattolico del popolo italiano, gli argomenti su cui si incentra ogni ragionamento teso a cercare di interpretare un rinnovamento umanistico della nostra società, basato su più moderni valori di moralità, rimangono quelli della sessualità, del denaro, degli scontri istituzionali o, persino, della morte. Gesù, invece, viene lasciato da parte. Forse sono ormai troppi i secoli che ci distanziano dalla sua vicenda, troppe le immagini iconoclastiche del figlio di un falegname di Nazareth affascinante e carismatico, troppe le ‘contaminazioni formali’ che, sin dalla nostra infanzia, rendono il messaggio pedagogico del cattolicesimo un qualcosa di ‘smielato’, sino a trasformarlo, in particolar modo nelle conversazioni tra adulti, in un tabù. Eppure, questo giovane trentenne è riuscito addirittura a ‘spezzare’ il tempo dell’intero universo in due parti: prima di Lui e dopo di Lui. Nonostante ciò, Egli risulta trascurato. È vero: ogni domenica in tutto il mondo si tengono milioni di prediche, omelie o sermoni che a Lui fanno esplicito riferimento. Ma forte in me rimane l’impressione che la sua vicenda umana non sia nient’altro che un semplice dato di fatto. Si costruiscono complesse architetture ‘trascendenti’ sul Vangelo, ma scarsa è l’attenzione sulle sue fondamenta. Nel corso dell’intera Storia dell’umanità, Gesù è stato l’unico uomo ad essere associato, senza mediazione alcuna, a Dio. Ma proprio questo ‘scandalo inaudito’ ha creato una sorta di assuefazione, come se tutti noi avessimo perduto il senso dello stupore. I giornali e la cultura laica si occupano delle istituzioni che poggiano sulla fede ignorando Gesù, il suo messaggio, il suo modo di vedere le cose o la stessa questione relativa a cosa Egli direbbe, farebbe o penserebbe oggi. Viceversa, la cultura dei credenti preferisce discutere delle variazioni ascetiche, meditative o simbolistiche del cristianesimo, senza affrontare il formidabile problema storico posto proprio da Gesù. Ogni discussione intorno alla vita di questo ragazzo palestinese, in realtà è una ‘riserva’ gelosamente sorvegliata dagli ‘accademici’, sia cattolici, sia laici. Ma sono proprio i cosiddetti ‘specialisti’ a produrre un dibattito ancor più confuso ed equivoco, poiché trasformano la questione dell’attualità ‘laica’ di Gesù in un gioco a confutazione per mezzo del quale possono lasciarsi andare a interminabili dispute. Alla gente si lasciano i libri di devozione o qualche divulgazione addomesticata e propagandistica. E così, molti ignorano che su di Lui tutte le ipotesi possibili sono state teorizzate, tutte le obiezioni confutate e ribadite. Ogni parola del Vangelo è stata passata al vaglio migliaia di volte. E tra i testi di ogni tempo, il Nuovo Testamento è di gran lunga il più studiato. Ai non specialisti giunge solo qualche eco di tali discussioni e approfondimenti, fino a portare il grande pubblico a trarre la conclusione che la questione di Gesù non rappresenti nient’altro che un tema per sapienti e teologi, dunque al di sopra della sua competenza. Questa difficoltà delle singole persone a crearsi un’opinione ha fatto sì che ciascuno di noi distogliesse il proprio pensiero dalle questioni più importanti. Con la conseguenza che lo scettico continua a conservare i propri dubbi sulla storicità di Gesù, mentre il credente rimane ancorato alla propria fede in maniera ideologica. A causa di questi errori, il silenzio intorno a Gesù ha continuato a regnare indisturbato, sino a diventare assordante. Ma da laico, voglio esplicitamente affermare che non possiamo più accettare questa situazione. Io non sono un cattedratico, né un ecclesiastico: sono solo un cronista che tenta di raccogliere notizie per offrirle ai lettori. Conosco gli ‘stanzoni’ delle redazioni dei giornali, non le aule delle Università. Parlare di sé potrà forse risultare irritante. Se lo faccio, è perché vorrei rassicurare i lettori di questo sito che noi, nel ragionare su Gesù, si parte sempre da alcuni nostri dubbi, mantenendo tuttavia ferma e presente anche la questione di un’indifferenza materialista e consumista che ha finito col sovrapporsi ad un antico, sanissimo, sentimento di religiosità popolare. Perché Gesù rappresenta un’introspezione nella nostra vita, una danza dell’anima, la prima possibilità per rimettere ogni cosa al suo posto. Perché riflettere su Gesù significa indagare sullo spirito stesso dell’amore che si è innalzato per dirci chiaramente che un ‘fuoco’ brucia ancora. Perché ricordare Gesù significa affrontare una conversazione profonda che ci sintonizza con la voce più solitaria dell’universo. Perché uscito dalla sua prigione, Egli è salito umilmente sulla grande scacchiera della Storia, nel tentativo di ricollegare l’umanità intera a quello spirito di libertà a cui Lui per primo ha veramente aperto i cancelli.(Laici.it)

(editoriale tratto dal web magazine www.periodicoitaliano.info)

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