Gli Stati hanno cacciato miliardi di dollari per salvare i colossi della finanza. “I sopravvissuti – ha detto Martin Wolf dalle pagine del Financial Times — costituiscono un oligopolio di colossi finanziari troppo grandi ed interconnessi per fallire. Sono vincenti non in quanto aziende migliori, ma perche’ piu’ aiutate”.
di M. Sironi
La finanziaria presentata qualche giorno fa dal governo britannico merita di essere ricordata almeno per un fatto: prevede un’imposta una tantum del 40% sui bonus dei manager bancari superiori alle 25.000 sterline. Non e’ molto, ma per ora si tratta del solo segno concreto da parte dei governi di voler tradurre in pratica quanto deciso nel G20 di Pittsburgh.
A Pittsburgh della crisi finanziaria si e’ parlato solo per affermare che: il peggio e’ passato ma il pericolo resta, e’ bene che le banche rafforzino i loro capitali, bisogna mettere un tetto alle retribuzioni dei manager bancari. E poiche’ gli esperti di mezzo mondo hanno passato tutto il 2008 ed il 2009 a fare convegni per discutere quali regole, quali controlli, quali interventi attuare per scongiurare un'altra catastrofe del credito, la delusione specie in Europa e’ stata grande. Si poteva fare di piu’. E le critiche, di qua e di la’ dall’Atlantico, non hanno risparmiato neppure il presidente Obama, accusato di voler rendere ancor piu’ pletorico l’apparato delle autorita’ di vigilanza statunitensi.
Alle 115 authority presenti sul territorio americano (Fed, Ministero del Tesoro, Sec le piu’ importanti piu’ altre cento agenzie di controllo locale, tutte comunque incapaci di prevedere la crisi dei subprime) Obama vorrebbe aggiungerne altre due: un’agenzia federale di Supervisione Bancaria, e un’agenzia federale di Tutela del Consumatore. ‘’Piu’ agenzie ci sono, piu’ rendite politiche ci sono’’- commentano i critici. E intanto gli hedge fund, il mercato dei credit default swaps, le agenzie di rating, come fa notare l’apprezzato economista Donato Masciandaro, continuano ad agire quasi senza regole.
Ma il peggio e’ passato. Anzi, le banche hanno ricominciato a macinare utili come ai bei tempi , e soprattutto con gli stessi sistemi usati ai bei tempi, ovvero la finanza speculativa. ‘’Lo scarto tra il mondo finanziario che vorremmo e quello che si riesce ad ottenere sta ampliandosi – ha fatto notare il bocconiano Marco Onado intervenendo al convegno di Courmayeur – ed ora prevale la soddisfazione perche’ i profitti delle banche sono in ripresa’’.
Ma il mondo sembra essersi dimenticato che nel 2009 il PIL mondiale segnera’ una flessione del 5%, mentre i salvataggi delle grandi banche hanno assorbito 8 trilioni di dollari, cifra equivalente al 9% dello stesso PIL. E i banchieri hanno dalla loro una scusa inattaccabile: non e’ certo finanziando aziende in crisi ai modestissimi tassi attuali che si possono fare utili. Per fare profitti non resta altro che la finanza speculativa. Insomma, osserva Onado, la ‘’sbornia della finanza internazionale e’ stata curata con la grappa’’.
Ma non e’ il caso di stupirsi piu’ di tanto: ‘’Come puo’ un governo sorvegliare una banca come la UBS – osserva Marco Vitale, altro apprezzato economista – se la UBS ha un bilancio sei volte piu’ grande di quello dello Stato stesso? ‘’
Quindi, avendo gli Stati cacciato miliardi di dollari per salvare i colossi della finanza, il sistema finanziario che emerge dalla crisi e’ ancor peggiore di quello precedente. ‘’I sopravvissuti – ha detto Martin Wolf dalle pagine del Financial Times – costituiscono un oligopolio di colossi finanziari troppo grandi ed interconnessi per fallire. Sono vincenti non in quanto aziende migliori, ma perche’ piu’ aiutate’’.
Alla fine si e’ imposto il principio del ‘’too big to fail’’, e pazienza se si tratta di un principio inconciliabile con i presupposti dell’economia di mercato. Le grandi banche, ancorche’ ridotte di numero, proprio per questo sono piu’ potenti e piu’ protette dalla concorrenza, commenta Marco Vitale. E le regole (o meglio l’assenza di regole ) che hanno portato al disastro restano ben salde perche’ nessuno spinge piu’ in modo serio per correggerle.