La sfida ai problemi dell’alimentazione globale. Ripensare il cibo come fenomeno culturale e fonte di salute e di benessere

di Gaetano de Monte

Il cambiamento degli stili di vita, le migrazioni a livello globale e le contaminazioni culturali negli ultimi decenni hanno profondamente modificato il rapporto dell’ uomo con il cibo, inteso non solo come strumento di nutrizione ma anche come fenomeno culturale e fonte di salute e benessere.

E’ quanto emerge dal quinto position paper del Barilla Center for Food & Nutrition presentato a Roma durante la prima edizione dell’ International Forum on Food & Nutrition.

Il Barilla Center for Food & Nutrition è un centro di pensiero e proposte dall’approccio multidisciplinare che affronta il mondo della nutrizione e dell’alimentazione mettendolo in relazione con le tematiche ad esso correlate: economia, medicina, nutrizione, sociologia, ambiente. Organismo garante dei lavori del Barilla Center for Food & Nutrition è l’Advisory Board, composto da: Barbara Buchner, ricercatrice presso l’International Energy Agency di Parigi (IEA), Mario Monti, economista, Gabriele Riccardi, endocrinologo, Camillo Ricordi, chirurgo e scienziato, Joseph Sassoon, sociologo, Umberto Veronesi, oncologo.

Il centro nasce dalla consapevolezza che gli squilibri nutrizionali portano a livello globale da un lato alla malnutrizione e alla fame, dall’altro alle patologie legate al sovrappeso e all’obesità; il tutto aggravato dalle continue fluttuazioni dei prezzi delle materie prime agricole a causa delle negoziazioni sui mercati azionari. Il Barilla Center for food e Nutrition nasce quindi per contribuire con proposte e riflessioni concrete ed originali al dibattito in corso. Dieci mesi di lavoro e di studi; cinque position paper pubblicati sui temi della crescita sostenibile, del cambiamento climatico, della salute e dell’accesso alle risorse alimentari; raccolta di contributi e idee da opinion leader di tutto il mondo: queste le attività svolte durante il 2009 dal pensatoio che fa capo a Guido Barilla che riunisce oggi a Roma il primo International Forum on Food & Nutrition, alla presenza di autorevoli ospiti, dove si è discusso delle strategie da mettere in campo per contrastare l’emergenza fame. Lo stesso presidente dell’omonimo gruppo in apertura dei lavori ha affermato l’impegno delle sue industrie sul problema della sicurezza alimentare alla luce delle speculazioni finanziarie in materia.

Lo stesso vice-direttore della Fao James Butler riconosce, intervenendo al Forum, l'utilità di un coinvolgimento dell'industria. «Ci vuole un approccio integrato e a lungo termine per battere la fame – osserva Butler – dove dovrà partecipare anche il settore privato che può avere senz'altro un ruolo utile, sia nell'input tecnico da fornire ai piccoli agricoltori sottosviluppati, sia nelle procedure di fornitura nelle aree sottosviluppate».

Nel 2050 avremo altri 2,3 mld di persone da sfamare – ha detto Mario Monti: – per questo servono incisive azioni correttive a livello nazionale. Io ho apprezzato l'intuizione, l'impegno e l'entusiasmo di Guido Barilla: questa iniziativa serve ad accrescere la consapevolezza. Il problema principale da risolvere in futuro sarà quello della governance: occorre rafforzare i meccanismi di governance globale. Il cibo deve avere un ruolo importante nell'agenda politica ed economica internazionale. La crisi ha suscitato risposte e interventi di carattere finanziario, ma ci sono anche tematiche più importanti finora rimaste ai margini. Speriamo che il lavoro del Barilla Center for Food & Nutrition possa apportare un aiuto importante in questo senso”, ha poi concluso l’ex commissario europeo, ora rettore dell’Università Bocconi e membro dell’Advisory board di Barilla Center; di approccio diverso se non altro per differente ambito di specializzazione è stato l’intervento dell’oncologo Umberto Veronesi anche lui membro dell’Advisory Board, il quale ha sostenuto l’importanza assunta dall’alimentazione nella prevenzione di malattie croniche ed ha raccomandato la dieta mediterranea, per la presenza di molecole importanti sul fronte della protezione dei tumori nei suoi alimenti più importanti.

Ripensare il rapporto con il cibo secondo nuove chiavi di lettura diventa quindi urgente, una sfida contro quell'impoverimento culturale che la perdita di tradizioni e identita' rischia di portare con se'. Queste, in sintesi, le raccomandazioni che il position paper “La dimensione culturale del cibo”, elaborato dal Barilla Center for Food & Nutrition, mette in evidenza: valorizzare il serbatoio ricco e articolato della convivialita', aumentando le occasioni di relazione e tornando a dare al cibo una valenza sociale; proteggere la varieta' territoriale locale, anche nell'ottica di una maggiore conoscenza dell'unicita' di ogni luogo in termini di tradizioni; trasferire la conoscenza e il saper fare nella preparazione dei cibi.

Inoltre, il pensatoio della Barilla intende sottolineare l'importanza di valorizzare l'eccellenza degli ingredienti, nella consapevolezza che il rapporto tra la qualita' materiale del cibo e la qualita' dell'esperienza culturale e' molto forte; riprendere il valore del cibo come tramite di rapporto fra le generazioni, in primo luogo all'interno del nucleo familiare; recuperare i sapori antichi trattenendo il meglio delle tradizioni gastronomiche; diffondere la cultura del gusto nella consapevolezza che il benessere futuro risiedera' anche nell'arte di vivere e concepire il cibo in chiave culturale.

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