Economia e ambiente: un binomio vincente

di Giuliana Carlino

In questi giorni a Copenhagen è in corso la 15/a Conferenza Onu sul clima. Il vertice iniziato lunedì 7 dicembre, vede in campo 193 Stati con 15mila delegati e 110 capi di governo. I dati scientifici raccolti sino ad ora sui cambiamenti climatici evidenziano quello che si sospetta da diversi anni, cioè che l’effetto serra ed il conseguente surriscaldamento globale stanno incidendo fortemente sul naturale avvicendamento climatico. L’utilizzo delle fonti energetiche fossili e la loro combustione stanno portando ad un aumento della temperatura globale, che avrà come conseguenza ondate di caldo e incendi, siccità in alcune zone ed alluvioni in altre, scioglimento dei ghiacciai, innalzamento del livello dei mari.

Più di 300 milioni di persone sono già gravemente afflitte dai cambiamenti climatici. La maggior parte vive nei paesi in via di sviluppo. Entro la metà del secolo, più di un miliardo di persone si troverà ad affrontare la fame e la scarsità d'acqua di cui 600 milioni nella sola Africa.

Per sbloccare la situazione occorre che siano i Paesi industrializzati a fare il primo passo impegnandosi a ridurre le emissioni di gas serra.

Anche l'Italia deve fare la propria parte e promuovere politiche volte all’utilizzo di energie alternative a favore di uno sviluppo sostenibile a lungo termine.

E, in questo periodo di crisi, coniugare sviluppo e ambiente sarà un bene per la Terra e un bene per la nostra economia, puntando su nuove tecnologie che ci permettano di competere con le sfide del mercato globale e di assolvere ai doveri di efficienza energetica, imposti anche dall'Unione Europea, prevedendo investimenti nelle energie rinnovabili per creare occupazione e risparmiare energia, investimenti nelle tecnologie pulite per rilanciare i settori dell'edilizia e dell'industria automobilistica, investimenti nelle infrastrutture e nell'interconnessione per promuovere l'efficienza e l'innovazione.
Se vorremo essere competitivi sul mercato internazionale dovremo avere prodotti più ecocompatibili di quanto non avvenga oggi, prodotti che, in qualche modo, rendano i mercati dei Paesi più industrializzati meno dipendenti dai prodotti cinesi di qualità inferiore.

Purtroppo in Italia stiamo facendo, in molti casi, esattamente il contrario di ciò che l'Unione europea ci sta chiedendo per uscire dalla crisi, e di ciò che stanno realizzando gli Stati Uniti con investimenti massicci.

Ne discuteremo insieme il prossimo 14 dicembre, alle ore 20.30, a Milano, presso l'Auditorium San Carlo, in Corso Matteotti 14.

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