No Corruption Day

di Leoluca Orlando

Dal 2003, dopo la firma a Merida in Messico della Convenzione Onu contro la Corruzione, si celebra – ogni 9 dicembre – la Giornata contro la Corruzione. Quest'anno l'Organizzazione delle Nazioni Unite ha invitato me ad essere relatore e testimonial a Bogotà della Giornata Anticorruzione.

Tale scelta cade nel decimo anniversario della nascita e teorizzazione, a Palermo negli anni della mia sindacatura, della Cultura ed Economia della Legalità, in occasione di un grande Incontro internazionale organizzato dal Comune di Palermo e che vide, tra gli altri, la partecipazione di Hillary Rodham Clinton, Romano Prodi e Balthazar Garcon.

Tale scelta fa riferimento, altresì, alla firma a Palermo, nel dicembre del 2000, della prima Convenzione mondiale per il contrasto alla criminalità organizzata. La Convenzione ONU di Palermo, appunto.
Tutto si tiene e torna utile ed attuale.

Nella lettera del Segretario Generale ONU, quest'anno, si fa riferimento, infatti, allo stretto rapporto tra corruzione e criminalità organizzata. Si afferma che la corruzione ruba le elezioni, mina la legalità, intacca la sicurezza e produce -come è cronaca di questi mesi- crisi finanziarie internazionali.

Torna, nelle posizioni del Segretario Generale, il cuore della Cultura ed Economia della Legalità: la convinzione, cioè, che la legalità è giusta e conveniente, sì conveniente.
In un sistema nel quale, ovviamente, la convenienza deve essere la libertà che non degenera in prepotenza, la convenienza è la competizione che non viene pervertita in monopolio, la convenienza è lo sviluppo, l'utilizzo armonico delle risorse e non famelico accaparramento di esse.

Al di là delle comode semplificazioni, vi è un filo che lega l'impegno ONU contro la Criminalità organizzata e contro la Corruzione e il No Berlusconi Day : entrambi sono stati convocati, uno dalla Assemblea delle Nazioni Unite e l’altro da cittadini e organizzazioni della società civile, per affermare un bisogno di legalità, per testimoniare che la legalità è conveniente e per dire, però, NO, ad una legislazione e ad una pratica di governo:

che viola il principio di eguaglianza, impedendo che i cittadini siano tutti eguali davanti la legge;

che consente e promuove i conflitti di interesse con devastante confusione tra pubblico e privato, tra Stato e mercato, tra controllore e controllato, tra venditore e compratore;

che con lo Scudo fiscale fa regali a mafiosi, corruttori ed evasori fiscali;

che elimina il reato di falso in bilancio, aprendo spazi illimitati a riciclaggio di denaro sporco e a finanziamenti illeciti;

che con provvedimenti, comportamenti e insulti mortifica i Magistrati e attenta alla autonomia e indipendenza della Magistratura;

che , con il pretesto di processi brevi , si avvia a distruggere il lavoro di Magistrati e Forze dell'ordine e a impedire – decretandone la morte per prescrizione – processi anche contro mafiosi e terroristi.

Il Presidente del Consiglio cerca, facendosi leggi su misura, di non rispondere davanti ai giudici di fatti gravissimi e, anche,di fatti per i quali sono stati condannati personaggi che tali reati avrebbero commesso su disposizione dello stesso Berlusconi.

Quale che sarà l'esito dei processi penali contro Silvio Berlusconi, non si può celebrare il No Corruption Day senza sollecitare la rimozione di ostacoli che impediscono il regolare corso dei processi penali, di tutti i processi penali, per qualunque reato e per qualunque imputato.

L'Organizzazione delle Nazioni Unite, proprio alcune settimane fa, a Doha ha convenuto che gli Stati dovranno rispondere delle concrete misure poste in essere contro la corruzione.
L'Italia, in questi ultimi tempi, tutto al contrario, ha posto in essere misure, concrete, che di fatto favoriscono impunità e vantaggi proprio per criminali organizzati, mafiosi e corrotti.

Vi è un filo allora che lega lotta alla mafia e lotta alla corruzione, che lega Cultura ed Economia della Legalità a libertà, competizione, sviluppo; vi è un filo che lega Italia e Colombia e questo filo non è, per fortuna, soltanto quello del narcotraffico.
E' il filo che lega, anche, le centinaia e centinaia di migliaia in piazza San Giovanni a Roma e le decisioni della Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Se non si coglie questo nesso non si coglie il perché di una opinione pubblica internazionale stupita e impaurita per i pericoli di “cultura ed economia della illegalità” che dall'Italia possono contagiare altri paesi.
Se non si coglie questo nesso non si comprende che l'impegno per Cultura ed Economia della Legalità trova, e può trovare, sostegni internazionali vastissimi e significativi.

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