Tutti dobbiamo essere grati a Silvio Berlusconi

Gli ultimi anni che hanno visto brillare la stella di Silvio Berlusconi sono stati emblematici. Si è avuto modo, cioè, di sapere quali vie si devono percorrere e quali devono essere scartate per la vita democratica ammesso, si capisce, di essere fuori da ogni tipo di demagogia.
Tutti devono essere grati a quest’uomo che ha detto ‘papale papale’ come stavano i fatti in Italia evidenziando, senza alcuna tema di essere smentito, che una cosa è ciò che appare, un’altra cosa è ciò che avviene. Basti pensare alla polemica, definita scontro istituzionale, scoppiata tra le due presidenze più importanti del paese, quella del Consiglio e quella della Repubblica.
Per merito suo abbiamo capito come la Corte Costituzionale svolgesse il suo lavoro di garanzia non al riparo da ‘consigli’ indicatori; abbiamo capito finalmente (ma lo abbiamo sempre saputo) che niente si fa per niente in politica. Il suffragio ed il governo del paese non si ottengono per benedizioni e Berlusconi ce lo ha detto ‘papale papale’. Quando mai, se non con il manuale Cencelli alla mano, Gianfranco Fini anche se di ritorno da Gerusalemme avrebbe governato da ministro ed un giorno avrebbe ricoperto la carica di Presidente della Camera? Lo stesso Casini deve essere grato a Berlusconi quando fu preso letteralmente per i capelli e tirato fuori dallo stallo nel quale stagnava da decenni e catapultato sulla sedia di presidente della Camera.
Silvio Berlusconi, da grande comunicatore quale egli è sempre stato, ha detto agli italiani: «Vogliono farvi credere che il rispetto delle istituzioni democratiche sia al di sopra di tutti e tutto, che quelli che ricoprono alte cariche dello Stato siano tutti degli angioletti benedetti dal Signore, che non esistono accordi che chiamano ‘politici’ per sistemare i fatti dei partiti ecc. Ebbene io vi dico che non è così, non è mai stato così in questo paese. Lo dico e lo confermo».
Abbiamo capito che non era come volevano farci credere nelle prediche perbeniste e sacrestane delle segreterie dei partiti che in seno covavano il sotterfugio.
Non vi è dubbio che c’è da rimanere sconcertati da prese di posizione di alleati che divengono nemici solo per salvare le apparenze dismettendo camicie sino a qualche minuto prima indossate con orgoglio. Ma questa è la politica, si dice. Oppure: «il problema è politico – o- il problema si risolve a livello politico -o- è compito della politica ecc». Insomma, ogni schifezza che avviene e che deve divenire per forza di cose “presentabile” la si veste di politica profumando così di aroma una puzza.
Silvio Berlusconi ci ha detto ‘papale papale’ che quando si tira in ballo la politica in questi frangenti, allora ci troviamo al cospetto di una trattativa né più e né meno: accordo? Bene, cosa mi dai in cambio?
Ci ha confermato quasi nero su bianco che questo andazzo esisteva anche prima della sua discesa in campo e che anzi, proprio per difendersi da questo, ha dovuto prendere delle decisioni importanti.
Comunque sia, niente sarà più come era una volta dopo l’avvento di Silvio Berlusconi e piuttosto che lamentarci e piangere sul latte versato, questo paese dovrebbe fare in modo da correggere le coordinate repubblicane errate all’origine e riportare in rotta la nave paese.

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