No svizzero ai minareti, l’allarme del Vaticano e dell’Europa

Desta molta preoccupazione il risultato del referendum che vieta la costruzione di minareti in Svizzera. Alle critche giunte da molte parti d'Europa, si aggiungono quelle del presidente del Pontificio consiglio dei migranti, mons. Antonio Maria Vegliò, che ha fatto sapere di essere “sulla stessa linea dei vescovi svizzeri”, che ieri hanno espresso forte preoccupazione per quello che hanno definito “un duro colpo alla libertà religiosa e all'integrazione”.”Non si può impedire la libertà religiosa” – Lo stesso Vegliò, del resto, aveva espresso con chiarezza il suo pensiero sul referendum tre giorni fa, in occasione della presentazione del messaggio del Papa per la Giornata mondiale per i migranti. “Non vedo come si possa impedire la libertà religiosa di una minoranza, o a un gruppo di persone di avere la propria chiesa”, aveva detto il presidente del Pontificio consiglio. “Certo – aveva aggiunto – notiamo un sentimento di avversione o paura un po' dappertutto, ma un cristiano deve saper passare oltre tutto questo, anche se non c'é reciprocità”. Mons. Vegliò, che ha vissuto a lungo in Paesi islamici, aveva poi sottolineato come “noi cristiani non possiamo accettare una logica di esclusione. Essere amici per noi non è un optional, se uno vuol essere un cattolico, deve essere aperto agli altri, non naif, certo, qualche volta bisogna anche saper tirare fuori le unghie, ma senza far troppo del male”.Il disappunto dei vescovi elvetici – Vegliò si mantiene dunque sulla stessa linea degli alti prelati svizzeri. Il segretario generale monsignor Felix Gmur, ha espresso ieri, a caldo, in una intervista alla Radio Vaticana, il disappunto dei vescovi elvetici per il no alla costruzione di nuovi minareti, che ha associato alla sentenza della Corte europea sui Crocifissi in Italia: “Entrambe le posizioni si basano sulla convinzione, errata, – ha spiegato – che la religione debba essere solo 'un fatto privato', e 'per un cristiano questo non è possibile'. Su questo – ha affermato – occorre aprire un dibattito che faccia chiarezza, perché la società è disorientata, c'é una contraddizione in tutte le sue società europee”.”Decisione che incoraggia sentimenti di esclusione” – Anche il Consiglio d'Europa censura quella che definisce una decisione “preoccupante”. Lluis Maria de Puig, presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha detto che “se da un lato questa decisione riflette le paure della popolazione svizzera e dell'Europa, nei confronti del fondamentalismo islamico, dall'altra, mentre non aiuterà ad affrontare le cause di questo fondamentalismo, è molto probabile che incoraggi sentimenti di esclusione e approfondisca le spaccature all'interno della nostra società”, sottolinea de Puig.Il Consiglio d'Europa contro le discriminazioni – I risultati di questo referendum, conclude il presidente dell'Assemblea parlamentare, “sono contrari ai valori di tolleranza, dialogo e rispetto per chi professa un altro credo, valori da sempre sostenuti con forza dal Consiglio d'Europa, che come istituzione rimane pronta ad aiutare i propri Stati membri a far fronte alle sfide che emergono dalle diversità all'interno delle società europee”.

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