Crisi della parola

Caro direttore, in previsione di una crisi anche della parola, soprattutto nel nostro Paese, non sarebbe saggio cominciare a risparmiarne un po'? Mai come in questo periodo se n'è fatto spreco. Parole, parole, parole, alle volte inutilmente cattive, offensive, altre volte inutili, ridicole, insensate. Si pensi alle chiacchiere crudeli al tempo del caso Englaro, da parte di uomini politici e di uomini della Chiesa; oppure recentemente a quelle sconsiderate di Carlo Giovanardi a proposito del povero Stefano Cucchi. E si pensi oggi alle parole pronunciate dal ministro Rotondi: “La pausa pranzo è un danno per il lavoro, ma anche per l'armonia della giornata. Non mi è mai piaciuta questa ritualità che blocca tutta l'Italia”. Al ministro Rotondo (l'errore è necessario per la rima) che vive fuori dal mondo, vorrei far sapere che mia figlia impiega due ore per recarsi al lavoro e due ore per tornare, che aggiunte alle 8 lavorative, fanno 12, e per celebrare il “rito” (ma si può?), il pranzo è costretta a portarselo appresso…

Francesca Ribeiro

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