Le misure di prevenzione patrimoniali hanno rappresentato una delle più efficaci attività  di contrasto alle mafie

Colpire gli interessi economici e le ricchezze delle mafie, acquisti con i traffici illeciti, è stata ritenuta importante attività di prevenzione che ha sempre inciso negativamente sullo stesso “essere” uomo di mafia.
Anche il Governo nazionale con il cosiddetto “pacchetto sicurezza”, legge n. 94/2009, ha inteso favorire il sequestro dei beni illeciti e rendere più rapidi i tempi per il loro affidamento. Mi appare, quindi, davvero inconcepibile l’assenso, dato al Senato, all’introduzione nella legge finanziaria dell’emendamento che consente la vendita dei beni confiscati, qualora gli stessi non verrebbero assegnati entro il termine di 90 giorni.
Conosciamo tutti quanto imponente sia il potere finanziario di ogni cosca mafiosa e sarebbe sicuramente “pia illusione” pensare che i criminali non riuscirebbero a riappropriarsi della loro illiceità, anche attraverso prestanomi vari.
Coloro che hanno proposto l’emendamento in questione e coloro che lo hanno successivamente votato si sono per caso documentati sull’entità del patrimonio attualmente confiscato alla mafia e non ancora assegnato? Hanno quindi valutato l’entità economica che rischierebbe di essere apportata alle singole cosche mafiose? O sono davvero convinti che un solo controllo, per quanto adeguato, riuscirebbe a bloccare la sete di riappropriamento del mal tolto?

On. Angela NAPOLI
Componente Commissione Nazionale Antimafia

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