Ricordando il Muro di Berlino

Bornholmer Strasse, 9 novembre 1989:qui 20 anni fa venne aperto uno dei primi varchi nel Muro di Berlino.
Porta di Brandeburgo, cuore di Berlino, sera del 9 novembre 2009. Qui si diedero appuntamento almeno 100 mila Berlinesi. Erano presenti anche molti Capi di Governo, tra cui Silvio Berlusconi (pare si sia appisolato). Assente di rilievo Barack Obama, impegnato a preparare un viaggio . . . d’affari nella Repubblica Popolare Cinese!
Sì, quella di Piazza Tien an Men!
Si dirà: dopo tante pagine di giornali ed ore di servizi TV, serve ancora parlare del Muro di Berlino? Sì: oltre ad aggiungere ricordi personali, ritengo utile evidenziare cose sulle quali viene messo il silenziatore non solo da chi è di parte, ma anche dalla Storia.

Ricordi personali
Sono stato più volte a Berlino prima e dopo la Caduta del Muro.
Nei primi anni ’80 ho accompagnato collega di lavoro tedesco nella visita ad suo un cugino residente a Berlino Est. Stop con minuziosi controlli dei documenti personali, pagamento di 25 dollari USA per un giorno di permanenza ad Est, controllo della vettura con prelievo di una Olivetti Lettera 22 (possibile strumento di propaganda sovversiva!) che il mio collega voleva regalare al cugino. Preciso: venne resa al ritorno.
Impressionante la differenza tra Ovest ed Est, tra libertà ed oppressione, tra opulenza e miseria, tra gioia di vivere e tristezza. Segno più evidente: ad Est circolavano poche “Trabant”, acquistabili con anni di stipendio e dopo una attesa di . . . otto anni dalla ordinazione! Le Trabant avevano motori a due tempi, altamente inquinanti.
Ho sostato più volte davanti alle decine di lapidi che nei pressi della Porta di Brandeburgo (zona Berlino Ovest) ricordavano (e ricordano) alcuni dei caduti fuggendo verso la libertà. Furono almeno 250, in maggioranza ragazzi sotto i 30 anni. I “Vopos” della DDR sparavano, senza soccorrere i feriti.

Storia del Muro di Berlino
DDR – “Deutsche Demokratische Republik” (Repubblica Democratica Tedesca): Stato socialista degli operai e dei contadini. Essa costituisce l’organizzazione politica della popolazione attiva della città e della campagna sotto la guida della classe operaia».
Il Muro di Berlino nacque per impedire la “fuga” dalla democrazia comunista.
Il 15 giugno 1961 Walter Ulbricht, capo di Stato della DDR e segretario del Partito socialista unitario, affermava: “Nessuno ha intenzione di costruire un muro”.
Due mesi dopo (12 e 13 agosto 1961) vennero stesi i primi metri di filo spinato: la prima “generazione” del Muro di Berlino.
Di fronte a quel Muro molti personaggi hanno sostato e parlato.
Il 26 giugno 1963 il Presidente USA John F. Kennedy davanti al Municipio di Schöneberg disse: «Duemila anni fa l'orgoglio più grande era poter dire “civis Romanus sum” (sono un cittadino romano). Oggi, nel mondo libero, l'orgoglio più grande è dire “Ich bin ein Berliner” (Io sono un Berlinese). Tutti gli uomini liberi sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso delle parole “Ich bin ein Berliner!”».
Il 12 giugno 1987, il Presidente Usa Ronald Reagan, davanti alla Porta di Brandeburgo, rivolto a Mikhail Gorbaciov, disse: «Mr. Gorbaciov, tear down this wall!», «Signor Gorbaciov, butta giù questo muro!». Il 23 giugno 1996 Giovanni Paolo II, presente una sterminata folla affermava: «Das neue Haus Europa, von dem wir sprechen, …
La nuova casa Europa ha bisogno di una Berlino libera e di una Germania libera. Ha soprattutto bisogno di aria per respirare, di finestre aperte, attraverso le quali lo spirito della pace e della libertà possa entrare. L’Europa ha bisogno di uomini che tutelino la libertà e solidarietà. Tutta l’Europa ha bisogno del contributo dei cristiani».
Benedetto XVI ha più volte ribadito e condiviso il pensiero del suo Predecessore.

La caduta del Muro di Berlino Il 4 novembre 1989 oltre mezzo milione di Berlinesi si riuniscono in Alexanderplatz per reclamare riforme democratiche e la fine del partito unico. Il 9 novembre 1989 Günther Schabowski annuncia cambiamenti a Berlino Est: sono autorizzati i viaggi all’estero «senza condizioni preliminari, autorizzazione particolare, né legame di parentela». Interrogato sulla data di entrata in vigore di questa nuova normativa, risponde: «Subito. Immediatamente.»
Decine di migliaia di Berlinesi dell’Est affluiscono ai posti di frontiera. Le guardie di confine, prive di istruzioni, li lasciano passare. Le prime barriere ad essere aperte sono quelle di Bornholmer Straße. I Berlinesi smantellano il Muro. Il famoso violoncellista Rostropovitch, in esilio ad Ovest, suona ai piedi del Muro per incoraggiare i demolitori.
Altri checkpoint sono aperti nelle settimane seguenti. L’apertura della Porta di Brandeburgo, il 22 dicembre 1989, ha un valore particolarmente simbolico. Non è caduto un muro fisico, ma l’ideologia comunista. Non si conoscono ancora numero e nome esatto dei morti al Muro di Berlino. Una stima per difetto parla di 240! Una ricerca, iniziata nel 2005, finora ha chiarito i destini di 138 morti. L’indagine prosegue su altre cento e più biografie

I comunisti italiani ed il Muro di Berlino
Il 14 agosto 1961 l'Unità (direttore: Alfredo Reichlin), titolò a caratteri cubitali: “Misure di sicurezza della RDT ai confini con Berlino Ovest”. Per il quotidiano del PCI le autorità della Germania Est attuavano semplici “misure di sicurezza” per contrastare gli “sforzi aggressivi del nemico” (la Germania Ovest).
A distanza di 28 anni (novembre 1989), l’Unità non “esaltava” più il Muro ma “esultava” per la caduta del “Muro”, titolando: “Il giorno più bello per l’Europa” Addio Muro di Berlino”. Il direttore Renzo Foa descrisse la festa come “un momento che segna e cambia la Storia di una nazione e di un intero continente”.
A 20 anni dalla sua “Caduta”, i comunisti italiani hanno “dimenticato” il Muro.
A novembre 2009, a fondo della prima pagina l’Unità (direttore: Concita De Gregorio) titola “20 anni dal Muro. Viaggio virtuale tra sogni e nostalgie”. E’ tutto. Soltanto Piero Fassino ha preso posizione ma solo sul suo blog.
Per il resto, silenzio assoluto. Il colmo lo ha raggiunto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel commemorare il ventennale della Caduta dal Muro.
Ecco come ne riferiva l’AGI:
(AGI) – Roma, 9 nov. – Giorgio Napolitano paragona il 9 novembre 1989 al giorno della vittoria delle forze alleate in Europa al termine della seconda guerra mondiale. Il crollo del muro di Berlino, ha spiegato parlando al Quirinale, fu “un evento che, al pari del 9 maggio 1945, ha segnato uno spartiacque nella storia europea e mondiale”. Con quel giorno “si apriva la strada all'affermazione” nei Paesi dell'Europa centrorientale “dei diritti di libertà già sanciti dalle costituzioni a Roma e a Bonn, nei Paesi dove erano stati sconfitti il fascismo ed il nazismo”. Primo fra tutti “la libertà di parola, che è da preservare e far vivere in Italia e ovunque”.
Napoletano parla di fascismo e nazismo. Tace sul comunismo! Bella lezione di Storia! Perché ha taciuto che il muro è stato il simbolo della barbarie, della dittatura e della repressione comunista? Ecco come Marcello Veneziani commenta il discorso di Giorgio Napolitano (dando del “Voi” al “napoletano” Napolitano): «Io mi ero già “messo scuorno” (“vergognato”) nell’anniversario del Muro di Berlino, quando avete parlato del nazifascismo, presente nel vostro aiutante Fini, ma avevate dimenticato che quel Muro era stato eretto dal comunismo, col consenso di voi comunisti italiani”. Da “il Giornale” del 16 novembre 2009, pag. 3.

Giuseppe Orsini
segretario@movimentoelia.org

Ostia Lido, 18 novembre 2009.

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