Domani e’ l’anniversario di un giorno importante

Sia questa solo una breve riflessione, ma ci
tengo a farla perche' Domani e' l'anniversario di un giorno importante: 20
anni fa cadeva il “muro” di Berlino e per l'Europa, l'Italia e il mondo – ma
soprattutto per noi stessi – tutto, dopo, e' stato diverso. Ci riflettevo in
questi giorni perche' ho trascorso una breve vacanza in un paese (Cuba) dove
quel muro idealmente esiste ancora: l'unico quotidiano e' quasi divertente da
leggere tanto sembra la parodia di “Lotta Continua” che andava di moda da noi
30 anni fa, la gente si arrabatta coi turisti e la borsa nera, il capitalismo
e' visto come il bengodi e la ricchezza, il sistema sociale di base funziona ma
per gli anziani la pensione e' di 10 euro al mese. A Cuba aspettano che muoia
Fidel (che magari e' gia' morto) e sognano ancora (credo sempre di meno) la
vittoria della Rivoluzione. Ben diversa la situazione dei paesi dell'ex Europa
dell' Est che sono ormai del tutto europei e di cui hanno assorbito il bene e
il male, la liberta' ma anche la crisi economica e le speculazioni economiche.
Anche il pianeta Russia si e' evoluto, ma di fatto non c'e' una vera liberta'
con un cambiamento di pelle ma poco di sostanza. E noi, cittadini dell'Europa,
a parte l' Euro e l'economia, come siamo 20 anni dopo? Credo che dal punto di
vista ideologico chi come me da sempre si batteva sul fronte difficile dell'
anticomunismo sia corretto celebrare una vittoria morale, ma non c'e' dubbio
che occorra una profonda riflessione. Alcuni aspetti – come la liberta' sempre
più ampia, l'evolversi dei rapporti politici tra avversari e non piu' tra
nemici – si siano evoluti in maniera positiva, anche se 20 anni dopo in Italia
abbiamo ancora gruppi e partiti che si dichiarano comunisti o che in casa PD
siano, proprio in questi giorni, di fatto tornati a comandare quelli che MAI
hanno fatto una chiara autocritica su questi aspetti e che daltronde sono gli
allievi del PCI, i più anziani addirittura ancora formati nell' ex URSS . Ma in
fondo questi sono problemi loro, ma noi – piuttosto – quelli che eravamo
dall'altra parte … “dentro” che cosa ci e' restato di quelle belle battaglie
che a Destra tanti anni fa combattevamo, certi di difendere – anche con
l'anticomunismo – la liberta' della nostra Patria? Credo che ciascuno debba
porsi il problema e darsi una risposta intima e personale. C'e' chi – appunto,
come me – ha proseguito un lungo cammino politico ed ha ricevuto molti onori,
chi se ne e' andato guardando – secondo me – piu' al passato che al futuro,
chi si e' riconvertito approfittando di tante occasioni economicamente
interessanti. Non sto parlando comunque solo a chi ha seguito la strada del MSI
poi AN poi PDL ma soprattutto alle tantissime persone ” di area” non
apertamente schierate che pero' soffrivano, votavano, condividevano nel loro
intimo paure e speranze. In questi giorni ho letto “Il Rervisionista” di Pansa
che in modo intelligente spiega perche', pur da uomo di sinistra, lui abbia in
qualche modo rivalutato anche la memoria dei perdenti della guerra civile. Lui
riscopre valori in persone che allora scelsero strade difficili e giustamente
si chiede perche' invece la destra si sia invece fermata su questo aspetto,
come su tanti altri argomenti. Ho cercato in me stesso una risposta e credo che
principalmente sia quella che molta gente a destra nella politica abbia perso
il gusto alla competizione, alla discussione tenace (cosa diversa dalla
polemica quotidiana), al mettere avanti scelte coraggiose rispetto al quieto
vivere e ad un sostanziale benessere. Per questo, quando ho capito che
rischiavo di “accontentarmi” , io ho scelto la strada difficile di fare il
sindaco della mia citta' e l'ho fatto sapendo che significava prendersi
addosso e in prima persona un milione di rogne, ma che valeva la pena comunque
di dimostrare che anche la destra avrebbe potuto amministrare una citta' da
sempre di sinistra e questo era ( ed e') per me una grande scommessa personale
e di impegno. Sono contento di questa scelta pur cosi' pesante dal punto di
vista nervoso e fisico perche' mi sento rimesso in gioco e – nel concreto – pur
stretto da vincoli di bilancio, guai amministrativi e qualche boicottamento
cerco comunque di dimostrare che, con l'aiuto insostituibile dei miei
collaboratori, sia possibile dimostrare un cambiamento che sia anche culturale,
di scelta di campo e di uomini. Ma anch'io vorrei che la politica italiana piu'
in generqle si desse una scossa e risalisse su un altro livello, un altro
stile, un'altra dimensione. Possibile che siamo scesi solo a livello delle
veline o di Marrazzo? Possibile che piu' in generale non si ritrovi piu' il
gusto della scelta, della scommessa culturale, della sfida a risolvere i
problemi? Vanno bene le scelte tecniche, gli equilibri amministrativi e nei
partiti, ma perche' ridursi ad un modello solo virtuale di democrazia dove
troppe cose sono filtrate con sempre meno spazi per i cittadini di dire la loro
e di contare sul serio? Sono queste le domande che mi faccio 20 anni dopo la
caduta del muro e capisco che anche a sinistra, in tanti, si pongano gli stessi
interrogativi. Il fatto e' che non e' bastato vincere o contribuire a vincere
una battaglia ideologica: 20 anni dopo siamo ancora qui a chiederci (ma forse
questa in fondo e' una fortuna) come si possa lasciare un segno positivo , da
piccoli o grandi protagonisti, nel veloce correre dell'umanita'. Un saluto a
tutti ! Marco Zacchera

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