L’intervista: Marco Stella,cremasco ,collaboratore del Portale dei Lombardi nel Mondo ,residente a Rio de Janeiro, Brasile

D- Chi è Marco Stella?
R- Sono di Crema, una perla veneta nel cuore della Lombardia. Insegno
lingua e cultura italiana presso la Berlitz di Rio de Janeiro.

D- Da quanto tempo vivi a Rio e perchè?
R- Vivo in Brasile, ad intermittenza, dal 2000 dopo un periodo trascorso a
Salvador de Bahia sono a Rio da quattro anni circa.
Mi sono trasferito in Brasile per lavoro e passione, poi si sono
moltiplicate le passioni ed i lavori sino a quando mi son reso conto che un
paese giovane, un paese in costruzione, potesse offrire infinite possibilità
e decisi di trasferirmi, con la convinzione, forse illusoria, di poter esser
parte attiva di questo processo.

D- Parlaci del “tuo” Brasile
R- Il mio Brasile é mio figlio, mio figlio Matteo, nato a Ilhéus sul
litorale baiano sei anni fa. L'Italia sono i miei genitori, mia sorella i
miei parenti ed amici, é il mio sangue. Per questa ragione il “mio” Brasile
non sará mai completamente “mio”.
Il Brasile per me é fonte di ispirazione, grazie alle emozioni, alle
passioni provate su questa nuova terra ho scritto il mio romanzo breve “I
Giorni dell'Anarchia” -autoprodotto nel 2002- ed altri due ancora inediti.
Vedendo il Brasile come terra di mio figlio e fonte di ispirazione, mi son
più volte impegnato socialmete e politicamente per offrire il mio contributo
al miglioraramento del quadro sociale.

D- Come definiresti le relazioni attuali tra il Brasile e l' Italia?
R- Tra Italia e Brasile ci sono sempre stati ottime relazioni, ogni tanto
qualche piccolo disguido diplomatico, come per il caso Battisti, può
raffreddare i rapporti, ma solo a livello istituzionale e per poco tempo.
Caratteristica della politica estera brasiliana é sempre stata quella di
cercare di star con un piede in due scarpe, si ricordi il Presidente Vargas,
dittatore carismatico e populista degli anni 30 e 40, che dopo aver
corteggiato Mussolini ha prestato i valorosi militari del “corpo di
spedizione volontario” agli alleati per l'occupazione dell'Italia durante la
Seconda Guerra Mondiale. Non diversamente i politici del dopoguerra hanno
fatto a gara per vedere chi fosse più amico degli Americani, degli Europei o
dei Sovietici. Una certa autonomia l'ha conquistata il governo Lula, pur non
perdendo quella caratteristica brasiliana sopracitata mostrandosi ora il
caudiglietto del Brasile agli occhi di Chavez ora un politico moderato e
servile agli occhi delle plutocrazie democratiche. I rapporti tra i due
popoli andranno sempre bene, sono popoli molti simili.

D- In Italia, qual' è il Brasile che si conosce e quale quello sconosciuto?

R- Penso che si conosca un po'tutto, il Brasile non ha mai voluto nascondere
i suoi difetti, la sua miseria. Accanto all'immagine del Brasile del
carnevale contagiante e di una natura rigogliosa si é sempre saputo che una
grandissima fetta della popolazione vivesse, ed in parte ancor oggi vive, in
condizioni indegne.
Si conosce il Brasile delle spiaggie bianche, delle cittadine coloniali, ed
il Brasile dei suoi problemi cronici come il lavoro minorile, la
prostituzione ed il narcotraffico. Noi italiani conosciamo il Brasile,
inoltre, come capitale del calcio. Qualcosa che forse si conosce meno?
L'entroterra. Il Sertão (semiarido) con la sue tradizioni popolari secolari,
il brasile agricolo in parte arenato al latifondo, che ne condiziona la vita
sociale come nel nostro ottocento ed il Brasile legato alle forti tradizioni
degli emigranti, che si scroge nelle cittadine dove si parla il dialetto
veneto, il tedesco o lo yorubà (lingua africana) e dove le culture e
tradizioni italiane, tedesche, polacche o africane sono state tramandate in
modo tale da aver riprodotto in terra americana una nuova Europa o una nuova
Africa.
Direi che la maggior parte degli italiani conosca territorialmente il
litorale e le foreste inserite nei percorsi tutistici, una piccola parte
dunque del territorio nazionale. Il Brasile é un continente ed ha ancora
molto da far conoscere.

D- La tua attenzione verso i ceti sociali più emarginati è sempre molto
forte, parlaci delle tue esperienze.
R- Le esperienze filantropiche in Brasile sono state molte, di natura molto
diversificata. Si possono suddividere in azioni sociali di due tipi:
politica e piú prettamente assistenziale.
Le mia attivitá politiche in Brasile sono relative alla formazione. Credo
fortemente che la formazione del cittadino sia alla base del vero
rinnovamento della società, un cittadino che conosce gli ingranaggi del
sistema politico del suo paese, che conosce a fondo i problemi del suo paese
e che ha una buona base culturale sia in grado di far scelte intelligenti,
indipendentemente dal pensiero filosofico politico che lo affascini
maggiormente. Credo nel sistema politico corporativo e nello Stato Etico,
sistema che estrappolato dai vecchi concetti dittatoriali degli anni 30, può
portare al ribaltamento dell'attuale sistema mondiale dove la politica
(dunque lo Stato ed poopolo) é sottomessa all'economia, riprestinando il
ruolo dello Stato e quello di un cittadino partecipativo. Il nucleo di
questa rivoluzione é l'uomo e la prima parte della mia filantropia è offrire
suggerimenti ed orientamenti a chi vuole far qualcosa per migliorare il
Paese. Lo faccio tramite l'organizzazione di dibattiti pubblici presso varie
istituzioni.
L'attività che piú si avvicina al comune concetto di attenzione verso i ceti
sociali emarginati é quella assistenziale dove con la Mater Italia, onlus
registrata presso la Provincia di Cremona ho organizzato campagne per la
raccolta e distribuzione di alimenti e giocattoli nei quartieri popolari di
Salvador e Rio de Janeiro, facendo da anello tra la classe sociale abbiente
e quella piú debole. Sempre tramite la Mater Italia ho coordinato alcune
campagne per la sensibilizzazione in materia di controllo delle nascite
(enfatizzando la mia completa avversione alla pratica dell'aborto) e
orientare la cittadinanza dei quartieri poveri su come fare in modo che
vengano rispettati ed onorati i bei diritti elegantemente scritti su una
delle più elaborate costituzini.

L'immersione in un mondo di emarginazione spesso mitizza o sopravvaluta il
nostro mondo, il mio mondo, la mia Patria che da lontano, effetto della
distanza, la si immagina sempre perfetta e ben organizzata. Purtroppo non é
cosí, per questa ragione parte del mio tempo l'ho sempre dedicato anche alla
politica italiana con particolare attenzione verso la geopolitica, il
rinnovamento delle istituzioni in chiave corporativa e la nostra povertá
(che purtroppo sta aumentando). Ci si accorge che le nostre conquiste
sociali (difesa del lavoratore, previdenza sociale e sanità) devono esser
difese con le unghie e con i denti affinchè i sacrifici del novecento non
risultino invani. Sono per una chiara politica dell'immigrazione che non
danneggi il già debole tessuto sociale italiano; una politica della casa che
rompa con lo strozzinaggio degli affitti; una riforma scolastica vera che
azzeri le riformuccie illogiche ed insensate che scalfirono e danneggiarono
l'unica, vera, logica e funzionale riforma scolastica – quella gentiliana –
ed é da quella che si deve riprender il percorso, modernizzandola ed
adeguandola ai tempi. Infine lavorare su quell'infimo prodotto umano che é
il nostro politico, e qui purtroppo siamo identici ai paesi in via di
sviluppo: la corruzione dilagante, il senso di impunitá e la scarsa
partecipazione popolare alla vita politica del paese fanno che sai la parte
peggiore della società a governare e non la migliore.

Ed il lavoro politco-sociale per la comunitá italiana in Brasile mi sta
interessando sempre piú, da quando ho conosciuto Antonello Confente, uomo di
grande spessore umano e capito un po' di piú come funziona il tacito
consociativismo mafioso di molte nostre istituzioni all'estero. Nuove
battaglie all'orizzonte.

D- Dove riconosci la fusione delle due culture?
R- Indubbiamente nella passione per il gioco del calcio, nella musica ed in
parte anche nella spontaneità e cultura del divertimento.

D- Un aneddoto che vorresti condividere
R- Un giorno, nello stato di Bahia e più precisamente ad Una, ho preso tra
le braccia un bambino denutrito, era pelle e ossa, una testa enorme e degli
occhioni che imploravano qualcosa in più di un po' di latte. Uno sguardo che
spronava ad agire per un futuro migliore, fuori da ogni demagogia: PURA
AZIONE.

Patrizia Marcheselli
Portale dei Lombardi nel Mondo

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy