Con gli occhi di una trans

di Barbara X

Sono sconcertato da quello che leggo sui giornali e sento in TV: “si dice che saresti stato ripreso in compagnia di un transessuale, è incredibile che tu abbia fatto una simile cosa, chi ti conosce ed apprezza i tuoi valori non può credere che tu abbia per amici simili individui”. Queste sono alcune parole prese a caso dai messaggi degli amici di Facebook di Piero Marrazzo, l’ex governatore della Regione Lazio.

Ebbene, la recente vicenda che ha visto coinvolto Marrazzo mi ha fatto capire per l’ennesima volta (se ancora ce ne fosse bisogno) quanto schifo noi persone trans facciamo a questa società malata e incivile. Ciò di cui dovrebbe vergognarsi una persona qualunque (non solo Marrazzo) è il pagare un’altra persona per avere da questa prestazioni sessuali: è questa l’unica vera vergogna, non già il fatto di avere come amiche delle persone trans.

Un uomo che va a prendere un caffè con una trans di giorno non ha nulla di cui vergognarsi; e un uomo che frequenta una trans non è gay: questo sono ridotta a dire a una società completamente ignorante e schiava del pregiudizio. Dunque, per questa società feroce e idiota, un uomo è tanto più ricattabile (e “sputtanabile”) quanto più viene considerata moralmente sudicia, riprovevole, sconveniente, impresentabile la persona con cui viene sorpreso.

Anch’io sono una trans: cosa pensate che possa provare nel leggere certi giudizi negli articoli di giornale? Come pensate che possa reagire avendo avuto da questa vicenda la conferma che la vergogna per un uomo sarebbe quella di avere per amica una trans, non tanto di pagarla per certe prestazioni?

Questo sistema infernale ancora una volta mi ha dimostrato che le belle parole di accoglienza e rispetto nei confronti delle donne come me, sono per l’appunto solo parole: all’atto pratico v’è solo disprezzo. E’ inutile negarlo, i media in questi giorni mi hanno detto chiaro e tondo che noi trans siamo sull’ultimo gradino della scala sociale, e chi viene sorpreso in nostra compagnia è un uomo rovinato, col marchio dell’infamia, marchio che – se è famoso – si porterà dietro tutta la vita.

Ecco quello che pensa questa società malata. Che orrore, che squallore, che tenebre. Ed ecco donde deriva l’esclusione cui questa società incivile ci condanna indistintamente. Io, per esempio, avrei tutte le carte in regola per balzare positivamente agli onori della cronaca, come si dice; ma io sono una trans, e di quelle come me si deve parlare solo in occasioni scabrose, per vellicare i deviati istinti morbosi di chi è depravato per davvero, cioè l’uomo medio (e mediocre).

Le cronache di questi giorni sono piene zeppe di sozzi particolari pruriginosi, eccone un esempio da un sito d’informazione: “Un rovo di accuse incrociate, di odi e piccole ripicche replicate negli anni in un mondo chiuso, quello dei transessuali quasi sempre clandestini. Un mondo in cui, dice Luana toccandosi il naso, il problema è lì, nelle narici. Polvere bianca. Tanta, troppa cocaina. Dice che è per quello che i festini con i trans arrivano a costare così cari, migliaia di euro per una notte di sesso e sniffate. Un piccolo mondo atroce che attira la peggiore umanità, un tombino socchiuso in cui è facile scivolare: ‘Sesso, rapine, ricatti e cocaina,’ dice Luana”.

Se queste parole le leggessero i miei genitori, tanto per fare un esempio, cosa penserebbero di me? “I travestiti”, “i trans”: ci si arroga il diritto di parlare di qualcuno senza la minima conoscenza di quel qualcuno. Non ci sono travestiti che si prostituiscono: un travestito è una persona che, per andare a un ballo in maschera a carnevale, si traveste da donna (o da uomo, se è una donna), da coccodrillo, da Batman, da comò Luigi XV ecc., e che poi, terminata la festa, smette quei panni e torna ad essere ciò ch’era prima.

Quelle che, purtroppo per loro, spesso stanno in strada a prostituirsi, sono le trans, non i trans: i trans sono quelle donne che intraprendono il percorso di transizione opposto al mio, cioè dal femminile – tramite terapie ormonali e accorgimenti chirurgici – transitano verso il maschile.

Io sono dunque una trans: ho fatto il percorso inverso: chissà per quante volte ancora dovrò ripetere queste parole, tanto semplici e banali, ma – a quanto sento e leggo – tanto difficili da recepire. Ed è molto importante recepirle, e obbligatorio per chiunque: perché se non si sa “cosa” sia una persona, non si fa altro che relegarla in un ghetto di tenebre e dolore, facendole assai male. Io non posso credere che una società così bella e civile e buona e giusta come la nostra, voglia far del male a delle persone…

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