PACE: MITO O REALTA’?

Scrivere di pace, a favore della pace, non è per nulla semplice. Soprattutto quando si vive quotidianamente in uno stato di guerra potenziale. Le tensioni internazionali non ci consentono di sentirci esclusi dagli attentati alla pace nel mondo. Le strategie politiche e le opportunità territoriali hanno, sino ad ora, evitato più generali espansioni delle azioni di guerra, o, meglio guerriglia, che continuano ad insanguinare mezzo mondo. Come, di conseguenza, si può essere partigiani per una pace che appare ancora effimera? Come si può scrivere di pace se esistono ancora Paesi, politicamente instabili, che possiedono ordigni nucleari? Gli interrogativi che ci sono venuti alla mente, insieme con molti altri, restano ancora senza risposta. Sembrava che solo una pace “armata” potesse garantire, anche se in modo precario, la violenza tribale. Non è servito. Si continuare a morire in Irak, Afghanistan ed in tante altre contrade di questo mondo sanguinario. Forse che il mito della pace globale sia diventato utopia? Francamente, riteniamo che le nuove generazioni abbiano un concetto ben più solido di pace internazionale. Ci sono dei problemi di sopravvivenza, che accomunano tutti gli uomini, assai più forti dei concetti d’offesa e di difesa. Le Grandi Potenze nucleari hanno, già da tempo, recepito questa tesi. Sono quelle piccole, collocate in posizione strategica nel mondo, che ci preoccupano. Per affermare determinate zone d’influenza, soprattutto in Estremo Oriente, i missili sono già pronti sulle rampe di lancio. Solo una pace universale potrebbe garantirci un futuro meno incerto e difficile. Una considerazione che è palese ai più; ma non a tutti quelli che potrebbero scatenare conflitti. Magari conflitti locali, ma pur sempre attentati a quella pace che dovrebbe garantire a tutti una vita meno tribolata. Sono le nuove generazioni, solo apparentemente distratte dagli aspetti meno fondamentali della vita, a proporci una nuova via. Al posto dell’utopia, esiste una filosofia della pace. Stato mentale che precede la realtà di un mondo senza guerre. Sono i nati negli anni’80 che ci hanno fatto capire che la filosofia della non violenza, inserita in una rinnovata ottica di convivenza, può rappresentare un mezzo concreto per scongiurare il peggio. Con maggiori garanzie rispetto agli accordi internazionali che, dati i tempi, non sempre sono rispettati. Ora è importante non lasciare spazio ad interpretazioni strumentalizzate: o si cambia integralmente linea d’azione, o si finisce d’essere coinvolti, anche se geograficamente lontani, nei conflitti locali che non pochi lutti hanno causato anche tra gli uomini inviati nelle missioni di pace. Siamo convinti, nonostante i tanti segnali in negativo, che la pace possa essere una realtà. Ma una realtà da conquistate, da meritare. Una conquista che richiede, a parer nostro, più umiltà che coraggio, più coerenza che forza, più amore che timore.

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