Le prove del mutamento sono intorno a noi. Calano gli sprechi. Per anni si è parlato di proteggere l’ambiente e per anni si è continuato a non ascoltare nessun monito. Oggi si comprende che la stessa qualità della vita potrebbe cambiare. L'analisi di Daniele Bordoni
di Daniele Bordoni
http://danielebordoni.wordpress.com
La crisi economica peggiore dal dopoguerra sembrerebbe in via di risoluzione. I governi sono intervenuti mettendo in campo tutte le proprie risorse, indebitandosi ulteriormente per non far crollare la fiducia dei risparmiatori e non far partire quella reazione a catena che portò alla crisi del ’29 negli Usa, durata oltre un decennio anche in Europa, e infine sfociata nella seconda guerra mondiale.
Allora ci furono code interminabili di risparmiatori decisi a farsi restituire i propri soldi dalle banche, contribuendo a provocarne il crollo ,e con esse, un sistema finanziario più fragile del nostro.
Ma è poi vero che il sistema finanziario moderno sia più forte, o è forse vero che la globalizzazione non abbia piuttosto portato a un effetto domino sulle economie mondiali?
Altro interrogativo sono le cause. Qui le opinioni sono molte, ma da nessuno, credo di aver sentito dire che si tratta di una crisi di sistema, intendendo con questo il sistema finanziario basato sul credito e sulle rate, il sistema economico basato sul consumo, il sistema del mondo del lavoro, basato sulla competizione, carriera e successo, il sistema filosofico, basato sul materialismo delle cose.
Si è parlato solo di crisi, senza sottolineare che questa volta la crisi ha colpito tutti, anche le classi medie, contribuendo in modo decisivo al crollo dei consumi e di conseguenza delle produzioni, innestando una pericolosa spirale negativa sui prezzi e sui valori anche dei patrimoni immobiliari.
Nessuna classe sociale è stata esente dalle conseguenze della crisi, anche se le classi più deboli, come sempre ne hanno risentito di più.
Ci si è quindi incominciati a interrogare se il modello di riferimento del successo, della posizione, dell’accumulo di denaro, del possesso di “cose” fosse quello a cui occorreva mirare. Per anni dal boom degli anni ’60 in avanti, pur passando per diverse crisi, il modello ha resistito, spingendoci a sostituire un’auto ogni due, tre anni, a prendere questo o quell’elettrodomestico dell’ultima generazione; si è persino attribuito il valore di status symbol al tipo di spesa e scelta alimentare nei negozi e supermercati, da cui si usciva con carrelli straboccanti di merci, che spesso non arrivavano neppure alla tavola, ma non di rado direttamente dal frigo alla pattumiera.
Questi valori sono entrati in crisi e ci si sta cominciando a interrogare sulla qualità della vita che stavamo conducendo e su quali cose fosse giusto orientarsi.
In fondo, l’auto di quattro, cinque anni fa poteva ancora andare bene.
Frigo, Tv, microonde potevano tornare a essere beni d’uso e non di consumo. In parte si è fatto di necessità virtù, ma in parte credo si sia trattato di una scelta di una diversa qualità di vita, dove le “cose” contino un po’ meno e i rapporti tra le persone un po’ di più.
Le prove del mutamento sono intorno a noi. Calano gli sprechi. Per anni si è parlato di proteggere l’ambiente e per anni si è continuato a non ascoltare nessun monito o voce. Oggi si osserva che la raccolta differenziata dei rifiuti è divenuta normale e tutti la accettano, o comunque l’accettano sempre di più. Un tempo nessuno avrebbe messo in casa le lampade a basso consumo, oggi sono poche le case che non ne hanno e così per i “rompi getto” dell’acqua per i rubinetti.
Chi compra un’auto è attento ai consumi, più che alle prestazioni e l’aumento della vendita dell’auto a gpl o metano ne è una dimostrazione. Anche qui non è solo un fatto economico, ma anche una scelta in favore dell’ambiente. Si comincia a guardare con crescente interesse alle fonti energetiche alternative e non è affatto sorprendente osservare che tra le prime aziende a riprendersi dalla crisi ci siano quelle di produzioni di impianti fotovoltaici.
Prima o poi il messaggio dell’orientamento comune arriverà, o forse sta già arrivando al mondo dell’economia. Si produrranno allora beni che forse inizialmente costeranno un po’ di più, ma che saranno destinati a durare di più per assecondare le tendenze. La stessa qualità della vita potrebbe cambiare. Per il sovraffollamento e congestione delle auto in città, si sta iniziando a parlare di car-pooling e car-sharing, sistemi di utilizzo dell’auto razionalizzandone la presenza.
Ad esempio, se ci si mettesse d’accordo in quattro per usare una sola auto, per arrivare in città da fuori, avendo le stessa meta ed esigenze, si potrebbe ridurre di tre quarti l’effetto inquinante del traffico (car pooling).
In città si sta iniziando a realizzare un sistema di auto pulite (gas o batteria) con noleggio a basso costo per muoversi in alternativa ai mezzi di trasporto pubblici (car sharing).
E’ sufficiente riflettere un po’ per trovare molte iniziative già intraprese che vanno nella direzione di una qualità di vita diversa. Sarebbe interessante che chi leggesse questo articolo suggerisse o riportasse altre iniziative. Le raccoglierei volentieri e le evidenzierei a conferma di quanto ritengo stia già verificandosi.
Basta guardarsi intorno e vediamo come chi entra nel supermercato, prende solo il necessario e nei carrelli ci sono solo le cose che servono e poco più. Le file alle casse rapide, con meno di 10 prodotti continuano a crescere e in molti supermercati stanno aumentando le casse a disposizione per questo particolare tipo di acquirenti.
Si stanno moltiplicando i “gruppi di acquisto” , che mettono assieme più persone o più famiglie per acquistare quantità più grandi prodotti, per lo più alimentari a prezzi più contenuti, ma non solo, crescono le vendite di prodotti “biologici” rispetto a quelli trattati con agenti chimici. Questa costituirebbe in teoria una scelta anti-economica ed è quindi una scelta senz’altro di tipo filosofico, ulteriore indice di mutamento di gusti e di stile di vita.
Nella ricreazione, ci si sta orientando al contatto con la natura. Si pensi allo sci in inverno. Anni orsono lo sci alpino di discesa era molto richiesto, lo è ancora, ma parallelamente sta crescendo la richiesta di eventi legati allo sci di fondo, alle “ciaspolate“ (passeggiate con le racchette da neve), allo sci-alpinismo per i più esperti. D’estate si va in montagna per il trekking, il nordic walking (passeggiate con i bastoni da trekking) per l’apprezzamento della natura camminando e osservando.
Alla velocità, mito degli anni del consumismo, dei fast food e della rat race (così negli Usa si chiamava comunemente la corsa verso il successo: letteralmente la corsa dei ratti), si è passati allo Slowfood, come il noto marchio per la valorizzazione dei prodotti e dei sapori territoriali italiani, ma anche a una sorta di slow walking, una valorizzazione del camminare lento, che lasci il tempo di apprezzare quello che si vede e si osserva.
Rinnovo l’invito a coloro che trovassero altri segnali, sfuggiti a questa breve analisi o che desiderassero suggerire nuove direzioni, di scrivermi direttamente o mezzo della redazione per sottoporre le proprie indicazioni. Se la risposta fosse positiva, si potrebbero evidenziare questi ulteriori segnali e forse iniziare un interscambio di idee.
di Daniele Bordoni
http://danielebordoni.wordpress.com
31 Ottobre 2009 TN 38 Anno 7