Dario Franceschini ha detto che c'è un serio problema di permanenza della senatrice Binetti nel Pd. A mio modesto parere, la Binetti non doveva proprio entrare nel partito. Ed anzi penso che, come ha affermato Antonello Soro, “sarebbe stata fuori posto anche nella DC, un partito tenacemente rispettoso della laicità dello Stato”. E non solo perché poco rispettosa della laicità dello Stato, ma anche perché la senatrice, del cristianesimo non deve aver capito molto. Nel marzo del 2007, nella trasmissione “Tetris” (La7), dichiarò: “L'omosessualità è una devianza della personalità”; mostrando chiaramente di non essere una buona cristiana, giacché la frase, diretta pubblicamente a persone che si sentono sanissime, è una grave offesa, a prescindere dal fatto che siano sane o malate. Inoltre faceva, e fa tuttora, discriminazioni del tutto estranee al Vangelo. Il 21 febbraio dello stesso anno, la senatrice, intervistata da Cristina Cossu (“Il Sardegna”), affermò candidamente di portare il cilicio, adducendo che la pratica apparteneva alla cultura cristiana. In realtà, la pratica appartiene ad un aspetto aberrante della cultura cristiana, che contrasta con la ragione, col Vangelo e, guarda un po', anche col Catechismo della Chiesa cattolica (cf n. 364 e n. 2281). Colgo l'occasione per suggerire alla senatrice Binetti, sacrifici più consoni al Vangelo e alla ragione. Un esempio: rinunciare ai propri guadagni a favore dei poveri, tenendo per sé, ovviamente, lo stretto necessario per vivere.