E’ dal 1968 che, con alterne fortune, tentiamo d’offrire un nostro spassionato parere del fronte politico nazionale; ma non per far prevalere una nostra specifica tesi. Ce ne guarderemmo bene. Le nostre sono sempre state, e sempre saranno, riflessioni senza commenti di parte; di ciò siamo fieri. Così, anche in questo momento assai complesso nazionale, non tradiremo la nostra linea ed il nostro credo informativo. Se è vero che la politica italiana ha toccato il fondo alla fine del secolo scorso, ora ci sentiamo d’affermare che essa è in graduale ripresa. Nonostante tutto, si può sperare in tempi migliori. I mesi dei dubbi e dell’irrefrenabile recessione sono già alle nostre spalle. La meta resta, in ogni caso, un’organica riforma del nostro sistema elettorale. Già dal prossimo anno, se i partiti avranno “coraggio, ” si potranno varare quelle innovazioni che ci attendiamo e che abbiamo appoggiato; anche oltre gli attuali equilibri politici. Di fatto, e di diritto, resta al Parlamento l’onere di prendere posizione in materia. Le vecchie logiche del potere, che abbiamo ereditato dalla Prima Repubblica, dovrebbero essere sostituite da nuove realtà operative. Nel superiore interesse del Paese che ne reclama l’urgente necessità. Una trasformazione appare utile e necessaria. Essa rappresenta l’unico mezzo per uscire dalle secche correlate alle convenienze di cordata e per approdare ad una politica di cooperazione. Più europea. Al momento, non ci aspettiamo “miracoli”, né li auspichiamo. Pretendiamo, invece, coerenza per pochi obiettivi da conseguire già con questa Legislatura. E’ inutile, dato lo sviluppo degli eventi, immaginare mutamenti epocali; tra l’altro insostenibili. I programmi, non supportati da linee operative percorribili, non servono. Il potere è un’arma micidiale che dovrebbe essere gestito con gran parsimonia. Ripartire da “zero” non ci sembra una mossa utile. Anzi, noi la riteniamo inefficace per tutti. Chi governa è una coalizione di partiti. L’opposizione è meno coesa e non appare altrettanto granitica. Identificare, quindi, gli specifici ruoli potrà essere d’aiuto per un democratico riscontro tra Maggioranza ed Opposizione. La Democrazia, che non è mai stata una parola svuotata dal suo prezioso significato, da noi avrà sempre la meglio proprio per il principio d’alternanza che non intendiamo mettere in dubbio. L’importante è andare avanti con i programmi già assunti nei confronti del Popolo italiano. Solo nel caso di delegittimazione, gli uomini di partito coinvolti dovrebbero farsi più in là. Perché sbagliare a titolo personale non significa aver ceffato gli obiettivi politici prefissati.