Strani effetti del clima impazzito

Il 22 settembre a New York si è svolta la conferenza Onu sui cambiamenti climatici. Le tematiche climatiche e ambientali sono ormai da tempo nell’agenda dei vertici internazionali,come il recente G8 tenutosi all’Aquila,tanto che i lettori dei quotidiani e i telespettatori dei telegiornali si imbattono spesso nel protocollo di Kyoto, nell’effetto serra, nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica,nel riscaldamento globale del pianeta.
La Cina sta fissando obiettivi ambiziosi per ridurre i consumi energetici e investire nelle energie rinnovabili.
L’Europa si propone entro il 2020 di abbassare del 30% le proprie emissioni. Il Giappone ha reso note le proprie iniziative per tagliare il diossido di carbonio.
Il biologo inglese delle popolazioni animali,Tim Coulson,in un suo interessante studio,pubblicato su Science, sulle pecore di Soay,una specie di ovini che vivono nell’arcipelago di St. Kilda al largo della Scozia,ha scoperto uno strano effetto dei mutamenti del clima sugli animali.
Queste pecore selvatiche dal manto scuro,invece che aumentare di taglia come la maggioranza degli animali sottoposti a climi caldi,si stanno al contrario rimpicciolendo.
Lo stesso fenomeno è accaduto con gli orsi polari e non è un caso che siano specie che vivono vicino ai Poli a mostrare per primi i danni dell’innalzamento delle temperature.
Questi animali sono costretti dalle condizioni climatiche difficili ad adattarsi ai cambiamenti di temperature e ad oggi è provato che gli esemplari di taglia maggiore sopravvivono meglio.
Già nel 2008 Coulson aveva iniziato a raccogliere dati sulle pecore più piccole,ipotizzando che fossero esemplari gracili sopravvissuti grazie agli inverni più miti e le estati più lunghe.
Il ricercatore ha iniziato ad osservare i parti delle pecore più giovani e ha verificato l’effetto della giovane mamma.
In sostanza le pecore che partoriscono per la prima volta si sono già adattate alle nuove condizioni del clima e danno alla luce agnelli più piccoli,perché non sono più necessari una buona quantità di grasso alla nascita per sopravvivere,considerato che l’erba è disponibile più a lungo e i nuovi nati,una volta svezzati,hanno buone possibilità di mangiare sufficientemente prima dell’inizio dell’inverno.
Che il sensore biologico degli ovini abbia percepito un minor pericolo per l’inverno è testimoniato anche da un altro dato raccolto in questa ricerca.
Diversamente da quanto accadeva fino a 20 anni fa,gli agnelli si ingrassano in modo molto meno veloce perché non sentono l’esigenza di affrettarsi a fare scorte di grasso prima che il cibo cominci ad essere scarso.
Grazie ad alcuni modelli matematici elaborati dal ricercatore britannico si è potuto quantificare che la stazza delle pecore di Soay è diminuita del 5% negli ultimi 24 anni.
In passato solo le pecore più grandi e gli agnelli più pesanti erano nelle condizioni di superare l’inverno. Ora, sull’isola, l’erba cresce per un periodo più lungo e così anche le pecore più gracili hanno buone possibilità di farcela. Ecco perché ce ne sono un maggior numero di esemplari di peso inferiore.
Speriamo che i governi intervengano presto per salvare il nostro pianeta prima che sia troppo tardi.

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