Due studi della London School of Economics tracciano un ritratto dei manager “tricolori”. Il primo studio, denominato “Italian Managers:fidelity or performance”, spiega come un tycoon sceglie i suoi principali collaboratori, mentre il secondo studio, intitolato”What does a Ceo do?”, risponde al seguente interrogativo:che cosa fa,esattamente,un amministratore delegato?
Per redigere questi due studi la prestigiosa istituzione ha valutato la carriera di 600 manager,di cui 121 amministratori delegati.
Gli autori delle due ricerche sono entrati in possesso delle agende di questi manager,ricostruendo la loro settimana lavorativa e le loro retribuzioni.
Il risultato è però sconfortante. Ma come viene scelto un manager in Italia?Una minoranza di imprese si basa sulle performance e incarica cacciatori di teste.
Ma la maggioranza decide diversamente. Come? In base alle relazioni personali e familiari,che in parole più chiare e dirette significa che non si seleziona qualcuno che ha dimostrato di valere,ma uno con cui si è stato compagno di scuola o con cui si è amico.
I ricercatori hanno poi messo a confronto i nostri manager,esaminati da questi due interessanti studi,con quelli di un sondaggio effettuato in 4.000 aziende di 12 Paesi esteri. Per età sono simili. Per genere l’Italia si rivela più misogina. Da noi la scelta è domestica(solo il 4% dei manager è straniero).
E’ estremamente interessante quanto emerge dall’analisi del livello di studi posseduto dai manager italiani. La metà non ha conseguito la laurea e quando la possiede è ben lontana dalla lode.
Ma non necessariamente il modello imperniato sull’impresa a struttura familistica,con un management maschile,scelto nel cortile di casa e con basso livello culturale conduce allo sfascio, ma è scientificamente provato che l’altro modello,e cioè quello che valuta le performance,è indubbiamente il più fruttuoso per l’azienda.
I manager selezionati in base al curriculum e ai risultati lavorano di più,sono più soddisfatti facendo conseguire all’impresa da loro gestita maggiori utili.
Il problema è che la maggioranza dei manager non solo viene assunta per affidabilità,ma fa anche carriera per le stesse ragioni e viene licenziata non quando non centra gli obiettivi,ma se si discosta dalle indicazioni formulate dai proprietari delle imprese da loro gestite.
Nel secondo studio su cosa fanno gli amministratori delegati emerge che lavorano in media 48 ore alla settimana,almeno i 121 capi azienda ai quali è stata visionata l’agenda.
Ogni giorno svolgono 7 diversi tipi di attività. Quali? Metà del tempo lo trascorrono in riunioni, il 14% soli alla scrivania,il 12% in viaggi. Nel restante 25% telefonano,partecipano a videoconferenze,pranzi di lavoro,eventi speciali.
Chi incontrano? Principalmente consulenti esterni all’azienda. Piuttosto che i capi divisione interni incontrano persone che ruotano in altre orbite.
A seguire:clienti,investitori,banchieri,politici,fornitori. Come si spiega? In un universo in cui la determinazione delle posizioni non è legata ai titoli né ai risultati,ma ai rapporti,i manager dedicano più tempo a tessere questi che a far funzionare le aziende di cui hanno la responsabilità.
Concludendo,se avete una laurea conseguita con il massimo dei voti,un carattere indipendente,non siete propensi alle relazioni pubbliche e tendete a dire quello che pensate e contrastate anche chi vi paga se pensate che sia per il bene comune,e magari siete persino donne,non pensate neanche lontanamente di fare il manager in Italia.
C’è da riflettere!