Il “compagno Fini” e la destra laica che non c’è

di Michele Martelli

Dalla Festa del Pd di Genova alla Festa tricolore del Pdl di Mirabello (Ferrara). Applauditissimo dalla platea di Genova, tanto da meritarsi l’appellativo di «compagno Fini», l’attuale presidente della Camera, numero 2 del Pdl, è stato accolto tiepidamente dai suoi a Mirabello. Un vero paradosso! Come quello di Bersani, candidato segretario del Pd, trionfante, più che a Genova, al Meeting di Comunione e liberazione di Rimini. L’organizzazione più clericale e filopapale d’Italia lo vorrebbe, a quanto sembra, alla guida del Pd. Di un Pd, bisogna dire, alla Binetti, ribattezzabile Ptd (Partito teo-democratico). Amico e alleato, se non subito, tra non molto, dell’Udc filo-episcopale di Casini e Buttiglione. Qualcuno già fa quest’ipotesi. Quella del nuovo Grande Centro. Al contrario, quale Pd sogna la platea genovese che inaspettatamente applaude le parole di Fini? Certo, un Pd laico, geloso dell’autonomia dello Stato dalla Chiesa, e che oggi ha in Ignazio Marino un leader lucido e rappresentativo.
Fini ha detto a Genova: «La differenza non è tra laici e cattolici, ma tra laici e clericali». Ben detto. Un cattolico clericale è antilaico, e un laico, cattolico, d’altra fede o di nessuna, è anticlericale. Non si sfugge. Ciò che definisce la laicità non è l’opzione religiosa o irreligiosa, ma il principio della separazione tra Stato e Chiesa e la difesa dei diritti umani e civili. Cioè il sistema e i valori della democrazia costituzionale.
Quali di Fini siano, per così dire, i fini strettamente “partitici” (dentro e/o fuori del Pdl), non sappiamo. D’altronde, sarebbe feltrusconesco, da (ex)Sant’Uffizio, processarlo per il suo passato. Ciò che conta oggi è che Fini non solo si smarca dal Pdl semiciellino, ma ruba lo spazio anche all’ambiguo e amletico Pd. Incredibile ma vero, egli infatti con sempre più insistenza va sostenendo: 1) la netta separazione tra Stato e Chiesa; 2) una legge sul testamento biologico rispettosa della volontà del cittadino; 3) la fine della barbarie dei “respingimenti” dei clandestini; 4) il riconoscimento dei diritti dei gay. Sono solo parole? Certo, ma sono le parole della terza carica istituzionale dello Stato. E tuttavia, dopo le parole i fatti. Quando la presunta “Fronda finiana”, se c’è, uscirà allo scoperto in Parlamento? Per ora, sembra che Fini parli nel deserto.
Ma il topos, tutto nostrano, che la laicità è di sinistra e il clericalismo di destra va comunque rivisto. Nell’anomalia-Italia, ad eccezione dei governi liberali postunitari, l’inciucismo Stato-Chiesa ha infatti purtroppo dominato sovrano non solo “a destra”, ma anche “a sinistra”, da Togliatti a Craxi a D’Alema. Anche se va detto che, per “affinità elettiva”, ha dominato molto più a destra che a sinistra. Una destra laica e democratica, come da anni esiste in Europa, in Italia rimane purtroppo ancora un sogno.
La destra berlusconiana che regna oggi in Italia, sempre più arrogante e liberticida, può si entrare in conflitto con la Chiesa, come la «guerra mediatica» sul caso Boffo dimostra, ma non per difendere la laicità, bensì solo per migliorare a proprio vantaggio lo scambio, il do ut des: la testa di Boffo, tiepido e incauto critico del Berlusca, in cambio di leggi telecomandate su biotestamento, pillola abortiva, ecc. Cade la testa di Boffo, e, a suo scorno, poco dopo Bossi e Bagnasco si stringono la mano.
Beninteso, il Vaticano è sempre pronto a cambiare cavallo. Il progetto del Grande Centro catto-clericale (da cui potrebbe essere attratto anche il «laico» Fini, smentendo a fatti le sue recenti parole) è sempre lì, pronto per il dopo-Berlusconi. Anche se, almeno per ora, deposte le armi, la pace Vaticania-Berlusconia sembra quasi fatta. Anche il Duce chiese la testa di don Sturzo prima di firmare il Concordato.
La destra laica in Italia? Una «destra che non c’è».

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