ESCORT ALLA REGIONE PUGLIA

La vicenda dello scandalo a luci rosse a margine dell’indagine sulla sanità pugliese, che campeggia in questi giorni sui giornali anche nazionali, ha degli aspetti contraddittori e per certi versi inquietanti che ritengo giusto sottolineare. A dichiararlo è Giovanni D’Agata dell’Italia dei Valori Puglia.
Infatti, mentre sulla stampa da un lato si danno di alcune protagoniste femminili della vicenda descrizioni sempre più dettagliate, tanto da consentire ad un investigatore appena un poco più informato del comune cittadino di poterle individuare, nulla (o troppo, a seconda dei punti di vista) si dice in ordine all’individuazione dei due tra i cinque ex assessori regionali defenestrati a fine giugno che sarebbero protagonisti della vicenda. Ciò ha comportato un massacro, mediatico e non, che ha coinvolto giocoforza anche i tre non responsabili, poiché, non conoscendo il pubblico l’esatta identità dei due coinvolti, il sospetto ha riguardato tutti e cinque.
Non solo. Leggiamo in questi giorni che il motivo di tale riserbo starebbe nel fatto che al momento non vi sono ancora agli atti elementi sufficienti per poter procedere alla formale iscrizione nel registro degli indagati degli ex assessori interessati, e che si potranno sapere i nomi di essi solo quando si sarà proceduto a tale iscrizione. Leggiamo, inoltre, che la possibilità che si proceda a tale iscrizione avvenga è connessa al fatto che dalle dichiarazioni delle donne coinvolte emerga l’effettiva elargizione, da parte dei politici, dei favori loro richiesti; deduciamo che, qualora dovesse emergere che questi due ex assessori, “incassati” i favori sessuali delle postulanti, le abbiano poi “bidonate” non ricambiando loro il favore, l’istruttoria finirebbe lì, nessuno ne avrebbe qualsivoglia conseguenza e, cosa ancor più grave, i nomi dei soggetti interessati rimarrebbero sconosciuti ai cittadini.
Ritengo che questa logica, comprensibile sotto il profilo processuale e penale, non sia assolutamente accettabile sotto quello politico e morale.
Prima di tutto perché, se è vero che non sussiste reato nell’ipotesi in cui il favore sessuale non sia stato ricambiato, è altrettanto vero che tale comportamento è doppiamente riprovevole sotto il profilo morale, in quanto l’interessato non solo ha approfittato della propria condizione di potere e dell’altrui condizione di bisogno per ottenere il favore sessuale, ma ha approfittato dell’altrui condizione di bisogno fino al punto da venir meno anche alle promesse fatte ed agli impegni presi.
In secondo luogo perché, se poi a questo punto l’indagine dovesse fermarsi, i cittadini non verrebbero a conoscenza dei nomi dei soggetti responsabili di tali attività che, pur non avendo rilevanza penale, hanno comunque rilevanza, sotto il profilo morale, nella valutazione di una persona che chiede il consenso popolare proponendosi quale pubblico amministratore.
E’ giusto, a mio avviso, che, indipendentemente dall’esito dell’indagine penale, i cittadini conoscano i nomi di chi ha compiuto queste azioni di inenarrabile bassezza, perché si tratta di persone che hanno chiesto, e probabilmente torneranno a chiedere, fiducia ai cittadini in occasione delle consultazioni elettorali, ed è giusto che i cittadini conoscano ogni aspetto della personalità di chi potrebbe divenire oggetto di tale fiducia.
Non dobbiamo consentire che si ripeta quanto avvenuto al COMUNE DI LECCE, dove un assessore sfiorato da una indagine penale qualche anno fa fu revocato dal Sindaco, per poi esser reintegrato dopo qualche tempo, sul semplice presupposto che l’indagine si era conclusa senza che egli fosse indagato; in quella circostanza non avvenne alcun chiarimento, alcun dibattito in ordine alle vicende sottostanti, che, pur non assumendo rilevanza penale, presentavano comunque profili inquietanti sotto il profilo morale. Qualche giorno fa quello stesso assessore ha subito due attentati incendiari, il che fa tornare attuali i dubbi irrisolti che all’epoca suscitò la vicenda.
Se VENDOLA ed il centrosinistra pugliese vogliono dimostrare di essere diversi dai propri avversari politici, se vogliono dare un chiaro segnale di rinnovamento della politica, soprattutto con riferimento alla questione morale, devono dimostrare nei fatti di essere incompatibili con simili comportamenti, facendo chiarezza politica e morale nella coalizione senza attendere la verità giudiziaria, o, forse, senza sperare che la verità giudiziaria cali il sipario sulla vicenda.
Questo per un preciso impegno che hanno nei confronti dei cittadini pugliesi che quattro anni fa hanno manifestato fiducia in loro, e certamente non si aspettavano che tale fiducia fosse ripagata in questo modo, ma anche perché, chiusa, forse, senza danni la vicenda delle “escort”, il centrosinistra pugliese è chiamato ad affrontare un’altra vicenda molto più grave e complessa, quella degli appalti nella sanità, che anch’essa, e forse più della prima, merita chiarezza non solo giudiziaria, ma soprattutto morale e politica.
La coalizione, oggi come non mai, deve dare un chiaro segnale ai cittadini pugliesi, rassicurandoli sul fatto che, nel centrosinistra, a differenza del centrodestra, certi comportamenti non sono la regola o il modello cui uniformarsi, ma l’eccezione, e vengono immediatamente e inesorabilmente emarginati. Solo così il centrosinistra potrà veramente dimostrare di aver meritato la fiducia dei cittadini pugliesi.
Lecce, 05 SETTEMBRE 2009
Giovanni D’AGATA
Componente dipartimento
Tematico Nazionale
“Tutela dei Consumatori”

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