2009, DOVE VAI?

I prossimi mesi saranno importanti per garantire all’Italia un futuro meno incerto. I partiti si sono rimessi in attività per tentare, a modo loro, d’offrire nuove scelte alla penisola sempre coinvolta in crisi economica ed incomprensione sociale. Il Governo, ripresa la tabella di marcia sul fronte del suo programma elettorale, è tornato coeso. Questa sensazione, che non avvertiamo solo noi, è garanzia di tensioni interne superate e di ritrovata armonia d’intenti. I problemi del Paese sono così variegati che non è possibile affrontare con un’unica manovra economica generale. Anche l’Opposizione, che avrebbe tutti i motivi per proporre interventi “miracolosi”, si guarda bene d’assumere posizioni che, poi, non potrebbero essere mantenute. La questione non è solo d’affidabilità, ma anche di coerenza verso un elettorato assai sensibile ad ogni inutile cambiamento di rotta. In poco più di dodici mesi, nonostante la recessione che è internazionale, l’Italia è cambiata. Riforma del sistema previdenziale ed aumento dell’età pensionabile, riforma dei cicli d’istruzione, scudo fiscale, federalismo sono alcune delle novità passate in Parlamento. Anche se, per la maggior parte, attraverso il voto di “fiducia”. Restano, però, sul tappeto altre realtà che l’Esecutivo dovrà affrontare e risolvere entro l’anno prossimo. Tra l’autunno 2009 e la primavera 2010, la penisola dovrebbe ritrovare quella stabilità economica che ora tanto ci manca. Con la Legge Finanziaria, per l’anno prossimo, le novità non mancheranno. Pur senza voler azzardare nostre previsioni, anche se supportate da reali premesse, ne uscirà un’Italia diversa. Un Paese più anglosassone che mediterraneo. La crisi ci ha insegnato ad agire con rapidità, prevedendo i tempi di ripresa e senza trascurare i possibili incidenti di percorso. Fallito il Capitalismo, con un suo crollo rapido ed inarrestabile, l’economia nazionale dovrà fare i conti con le risorse reali che abbiamo. Per evitare d’essere “industrializzati” solo a parole e non nei fatti. Progressivamente, proprio con la pratica applicazione del Federalismo, il Paese argomenterà in termini d’economia regionale. Non dovrebbero, però, mancare interventi del Governo centrale per le inevitabili mancanze che interesseranno in centro/sud della penisola. La distribuzione del benessere continuerà ad essere atipica ed i problemi occupazionali non saranno ancora risolti. La disoccupazione, malgrado gli ammortizzatori sociali, non diminuirà e si dovrà studiare la riprogrammazione dei cicli produttivi per evitare guai peggiori. Non ci sono alternative. Per riprendersi, l’economia deve trovare rinnovati sostegni. Così il 2009 si avvia alla conclusione con molte amarezze, ma s’intravede qualche certezza per l’anno che verrà.

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