VOGLIA DI RIPRESA

Non pensavamo che il 2009 ci avrebbe dato tanti problemi. E’ innegabile: l’anno non ci ha risparmiato nulla e la fine non è ancora prossima. Il 2008 si era concluso con qualche segnale in negativo. Soprattutto sul fronte economico. Ma la questione aveva coinvolto gli USA; l’Europa sembrava distante ed in tutti i sensi. Invece, in pochi mesi, la crisi, come un’inarrestabile pandemia, è arrivata anche da noi. Con gli stessi problemi. Di fatto, però, noi eravamo impreparati. L’onda lunga originata negli Stati Uniti è stata devastante. In Italia più che altrove. La competitività, già fortemente compromessa, è crollata con tutti i problemi occupazionali correlati. Il costo del lavoro non è aumentato, ma sono diminuiti i lavoratori. L’occupazione stagna e i disoccupati sono tornati al livello degli anni ’90, quando l’inflazione viaggiava con numeri a due cifre. Questa volta, però, la politica non ha giocato un suo ruolo infausto. Il tracollo è stato troppo rapido per poterlo affrontare nelle aule parlamentari. Nella bufera si è trovata tutta l’Europa e noi in modo particolare. Da una visione panoramica della situazione economica, a meno di 120 giorni da fine d’anno, ci sembra improbabile poter scrivere di ripresa. E’ anche difficile rilevare un rallentamento del processo involutivo che continua a preoccuparci. Lo scriviamo con molta cautela, sicuri, però, d’essere nel giusto. L’estate, nonostante tutto, ci ha permesso di prendere fiato e, con l’anno nuovo, potrebbero mutare, anche se gradualmente, i parametri negativi che ben conosciamo. Eppure il Paese ha sempre bisogno di riforme sociali, di maggiori garanzie e di migliore coesione europea. Per tutelare la nostra economia, almeno quella che resta, ci sembra indispensabile riscoprire la competitività. Insomma, è vitale incrementare le esportazioni e favorire le importazioni di prodotti da lavorare. Un’industria di trasformazione, aggiornata con le più attuali tecnologie, potrebbe essere la terapia che, ora, ci manca. Siamo convinti che questa non sia la soluzione più semplice, ma non vediamo altre possibilità. Anche perché la dinamica economico/produttiva non consente tempi “morti”. Chi rimane indietro non riesce a recuperare. Attivarci per il meglio è una meta razionale; ma non facile. Gli errori di percorso non potremmo più permetterceli. Ne andrebbe del nostro ruolo di Paese industrializzato nel contesto di un’UE che ci osserva e ci giudica. Se l’anno si chiuderà senza altre flessioni, ci saranno buone speranze di recuperare parte il terreno perduto. La voglia di ripresa tornerà. L’importante è che nessuno remi contro.

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