Mattine e notti da Madonne

Il mese di settembre è iniziato a Gerusalemme con le parole in musica e le gambe di una Madonna. Tel Aviv è stata la testimone della città delle Madonne. Si cantava anche in Italia un’ ode alle Madonne, che si risvegliassero alfine con la primavera: Fiorin dipinto, s’amava tanto nel quattrocento, fiorin dipinto, s’amava tanto…
La prima più conosciuta, ha detto che ” Israel it ’s the energy capital of the world“, è la capitale dell’energia del mondo, mentre fra il pubblico molte erano le braccia alzate con l’immagine di Gilad Shalit ancora progioniero di Hamas. “Sono 16 anni che manco da Israele, mi dispiace, sarei dovuta tornare prima”, ha detto. Verso la fine dello show, ha percorso il palcoscenico avvolta in una bandiera d’Israele. Da Tzipi Livni a Bibi Netanyahu, tutti vogliono incontrarla. La radio di Tzahal l’ha accolta con un ” benvenuta, zia Esther”, il nome ebraico che ha scelto molti anni fa”.
Poi il giorno dopo è stata la volta di una ” mostra di quadri delle pittrici israeliane Lilia Chak e Galina Bleikh che rappresentavano sette Madonne rinascimentali con il volto di donne-kamikaze palestinesi, protagoniste di attentati terroristici in Israele all’inizio degli anni Duemila, ha scatenato un putiferio nei mass media e nel mondo politico israeliano, fino alla decisione di bloccarla a poche ore dalla apertura ufficiale.
“La libertà di espressione è importante. Ma quei quadri erano offensivi per i congiunti delle vittime del terrorismo palestinese e per il Cristianesimo. Allora li abbiamo rimossi”. Così Yossi Bar-Moha, il presidente del Beit Sokolov (il Circolo stampa di Tel Aviv) ha spiegato la decisione di bloccare il vernissage. Per tutta la giornata al Beit Sokolov erano giunte telefonate accorate dei congiunti delle vittime del terrorismo e reazioni adirate di esponenti politici di disparati partiti. Da parte loro le due artiste di origine russa hanno mantenuto oggi un totale silenzio stampa. A scatenare il caso era stato il quotidiano Yediot Ahronot, che ha pubblicato due pagine indignate in cui mostrava sei delle controverse ‘Madonne’. Su una pagina intera campeggiava una Madonna di Raffaello col volto di una kamikaze. Più in piccolo, la ‘Madonna del Libro’ di Botticelli e la ‘Madonna col Bambino’ di Leonardo da Vinci. In sovraimpressione questa aveva il volto inquietante di Henadi Jaradat, una avvocatessa di 29 anni di Jenin (Cisgiordania) che il 4 ottobre 2003 si fece esplodere in un ristorante di Haifa uccidendo 21 persone per conto della Jihad islamica. L’effetto del quadro non poteva dunque non essere dirompente. Ai curatori della mostra – intitolata ‘Donna, madre, assassina’ – le due artiste avevano chiarito di non aver voluto affatto idealizzare le terroriste palestinesi, ma che al contrario intendevano mettere in guardia dalla terribile metamorfosi di coloro che, come donne dovrebbero essere figure materne, in terribili macchine di morte. Il Gesù Bambino in grembo alle Madonne-Kamikaze, avevano aggiunto Lilia e Galina, doveva urlare come una sirena di allarme, come un avvertimento che il “Ferror” (il ‘Female-terror’, ossia il terrorismo al femminile) si è concesso adesso solo una pausa ma potrebbe rialzare il capo in un futuro non lontano. I quadri erano peraltro accompagnati da zolle di terra recuperate da Galina nei luoghi dove erano avvenuti i sette attentati. Brevi filmati video descrivevano anche i massacri perpetrati da ciascuna kamikaze palestinese. Uno di questi era accaduto alla French Hill di Gerusalemme, a breve distanza dalla abitazione di Galina. Ma le intenzioni originali di Lili e Galina, la cui sensibilità artistica è maturata in Russia, non sono state affatto percepite dall’opinione pubblica israeliana. “Quei quadri erano problematici – ha commentato Yossi Bar-Moha – offendevano il pubblico”. Ma non era possibile rinunciare alla mostra a priori ? “Io mi limito ad eseguire quello che mi viene indicato dalla direzione”, ha tagliato corto. “In definitiva abbiamo preso la decisione più saggia”.
La Musica è no stop non solo a Tel Aviv, lo Spettacolo non si ferma, come i militari e le loro corti e certe donne, guardate a vista, protette, da tanta violenza. E le gambe: “Quando noi vediamo una ragazza passeggiar cosa facciam? Noi la seguiam e con occhio scaltro poi cerchiam d’indovinar quello che c’è da capo a piè“.
Le gambe sembrano rimanere appese, nell’aria, quasi fossero manichini, quelli dai manifesti. Gambe aperte, deflagrate, scomposte. Tutto immortale, un fiore di luce tecnologicamente virtuale che miete vittime per una Sacra Rappresentazione, come oggi 4 settembre in Afghanistan. E a tarda sera, chissà quante forcine si troveranno sui prati in fior.

Avanti, fermi! Trasportate dal vento, da una firma…
Doriana Goracci


video foto e riferimenti

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