La Food standards agency (Fsa),organizzazione incaricata di salvaguardare la sicurezza alimentare dei cittadini di Sua Maestà,la Regina Elisabetta di Inghilterra,ha sostenuto in una sua ricerca che mangiare cibi biologici o prodotti convenzionali non fa alcuna differenza poiché i contenuti nutritivi dei primi sono gli stessi di quelli “normali”.
La ricerca ha esaminato 162 studi redatti nell’ultimo mezzo secolo rilanciando così la guerra tra i sostenitori del cibo biologico e i suoi detrattori.
Lo studio non ha riguardato le conseguenze sull’organismo umano derivanti dall’uso dei pesticidi, ma i risultati a cui è giunto sono eclatanti:verdure,frutta e cereali coltivati con metodi naturali(cioè attraverso l’uso di letame e concimi organici quindi senza essere trattati con diserbanti o pesticidi)hanno i medesimi componenti dei cibi trattati chimicamente.
Lo stesso discorso vale per carne,latte,formaggio e uova. Non ci sono quindi ad oggi prove scientifiche per affermare che un’alimentazione a base di cibi bio sia più sana di una dieta a base di prodotti convenzionali.
Il risultato di questo studio ha indispettito molto i sostenitori del cibo biologico-un affare che vale qualcosa come 50 miliardi all’anno- i quali sono scesi sul piede di guerra affermando che si tratta di una ricerca limitata e un po’ miope.
Inoltre, sostengono “i pro cibo biologico”, lo studio non ha considerato che i pesticidi con cui vengono trattati i cibi convenzionali provocano sul nostro organismo serie conseguenze a lungo termine come l’Alzheimer e nel breve periodo sono dannosi per i bambini.
Pochi anni fa,quando era premier Tony Blair, il ministero della salute aveva già stigmatizzato il de profundis del settore del cibo biologico sostenendo che coltivare un pomodoro biologico richiede da due a nove volte più energia che farne crescere uno tradizionale.
Senza considerare, affermava il ministero, che un pollo allevato a terra costa il 25% in più del suo simile cresciuto in batteria, producendo per via metabolica il doppio di anidride carbonica.
Affermazioni,quelle del ministero della salute britannico, che però non hanno impedito al mercato del cibo bio inglese di arrivare nello scorso anno a oltre 3 miliardi di ricavi,il secondo nella Ue dopo i 5 miliardi della Germania.
Ma la realtà racconta un’altra storia, contraddicendo le conclusioni alle quali è giunta la ricerca della Fsa: infatti chi comincia a mangiare prodotti biologici non torna più indietro. Ricerche o non ricerche ci si accorge, a livello organolettico, della differenza abissale con l’alimentazione convenzionale.
Oggi,afferma una ricerca compiuta dalla Col diretti, 8 milioni di italiani provano almeno una volta all’anno un prodotto alimentare naturale, tanto che la Ecor Naturasì,principale operatore italiano con 66 punti vendita “naturali”, fattura 200 milioni di euro ed ha aperto negozi bio persino in Spagna.
E una cifra compresa tra l’1 e il 2% del bilancio alimentare del nostro Paese(circa 1,6 miliardi con una crescita del 5,4% nel 2008)viene spesa ogni anno per comprare piatti puliti,liberi da prodotti chimici.
Chi acquista sullo scaffale di un supermercato o in un centro specializzato prodotti col marchio biologico è garantito al 100%.
Le vendite bio in Italia tirano:va bene l’ortofrutta(+20% nel 2008),corre l’alimentazione per l’infanzia(+16%)ma anche pane,pasta,riso e uova(+14%)crescono a tassi decisamente superiori a quelli dei cibi convenzionali,in controtendenza alla ricerca della Fsa.
Il problema resta quello del prezzo;infatti mettersi nel carrello della spesa una patata naturale costa molto di più rispetto ad una convenzionale e spesso ancora di più.
A voi la scelta!