LE PREMESSE

Brutto anno questo 2009. La situazione è preoccupante sia sul piano politico, che su quello economico. Se in politica, e lo abbiamo sempre scritto, nulla è mai definitivo, in economia non è più possibile andare avanti a braccio, senza concreti segni di ripresa. Da noi, gli ottimisti affermano che i mali d’Italia si risolveranno nel 2010. I pessimisti, invece, precisano che il Paese ha bisogno di tempi assai più lunghi. Noi, a conti fatti, ci sentiamo, invece, d’assumere una posizione “mediana”. Insomma, se la penisola è in crisi generale, riteniamo che sia possibile uscire da questo momento globalmente negativo. Il problema è che le cose economiche e politiche non possono essere disgiunte. Né ora, né mai. In politica, il compromesso non ispira. Si preferiscono le decisioni esclusive; che frenano proprio perché tali. Così, ci dobbiamo accontentare dei piccoli passi. Passi avanti e non indietro. Invece, se l’inflazione non sale, l’occupazione neppure. La recessione è evidente, però si preferisce minimizzare. Il 2009, che doveva essere l’anno della riscossa, della linea liberista e del benessere per molti, si è rivelato difficile e solo in parte a causa della crisi economica internazionale. Le “novità” per il 2010 dovranno, di conseguenza, essere accolte con gran cautela. Non ci sono, ovviamente, cure miracolose per sanare i mali di casa nostra. Ora, però, giova non suggerire quei”trattamenti” che potrebbero sopprimere l’illustre paziente; in pratica l’Italia. L’autunno, ma non lo abbiamo mai sottaciuto, non sarà tranquillo. Gli incrementi dei prezzi relativi ai generi alimentari ( pasta, pane, farina, olio d’oliva, verdura), la dicono lunga su ciò che ci dovremo aspettare nei prossimi mesi. L’Esecutivo, fermo nelle sue convinzioni, non può offrire garanzie a medio termine. Come a scrivere che chi stava bene, continuerà a starlo. Per tutti gli altri, che sono la maggioranza, si vedrà. Intanto, il 38% dei pensionati non riescono a sbarcare il lunario e si continua a vivere su sistemazioni temporanee. Lavorare in Italia più che un “diritto”, è una “fortuna”. Non dovrebbe essere cosi; ma lo è. Senza troppe illusioni, il meglio, tanto atteso, è ancora tutto da venire. I “contrasti” tra Maggioranza ed Opposizione non sono che la teatrale espressione della situazione. I fatti di casa nostra sono così in evoluzione, che non è possibile fare delle attendibili previsioni. L’Italia delle nuove generazioni è ancora da scoprire. Quelle cresciute nell’onda lunga del 1968 non hanno saputo reagire nel modo giusto. Forse a causa di un benessere che sembrava nato dal nulla ed essere eterno. Abbassando la guardia, la verità è venuta fuori ed il tempo, che è galantuomo, ci ha riportato alla realtà. Quella dei sacrifici.

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