PER L’ITALIA

Se l’inizio del 2009 ci aveva portato a fare un’analisi di previsione poco ottimistica, ora ci rendiamo conto che il nostro non era pessimismo, ma crudo realismo. In Italia le cose non vanno bene e su molteplici fronti. Da quello politico, a quello sociale. Siamo di fronte ad un periodo complesso che implica una vigile attenzione. In quest’ultimo scampolo d’estate, si polemizza e non sempre a ragione. Eppure nessuno si è ancora assunto la responsabilità d’aver lanciato la prima pietra. Tutti si sentono giustificati dal loro impegno per il Paese. Gli uomini di partiti sono, in gran parte, cambiati, ma l’adeguamento è stato personale, non necessariamente politico. Insomma, accanto ad un’Italia che lavora, che si priva e che si sacrifica, c’è una penisola dei furbetti, degli opportunisti e dei compromessi. In questa realtà che tutti viviamo, ma che si preferisce minimizzare, le incongruenze politiche si sono fatte sentire e non poco. Tutto questo ci ha fatto pensare, anche se ritenevamo che la Seconda Repubblica fosse più matura. L’atmosfera nazionale, indipendentemente dalla crisi che vanifica il risparmio ed il vivere quotidiano, si è fatta più pesante. Gli italiani sono cambiati o, meglio, si sono adeguati ad una realtà che, nella maggioranza, non avrebbero mai voluto. Mentre il Paese ha ripreso il funzionamento dopo un periodo feriale abbastanza variegato nelle mete e nella durata, secondo noi ci sono ancora troppi interrogativi da chiarire, prove di coerenza politica da dimostrare. Non a caso, prese di posizione d'importanti organi istituzionali hanno confermato che non sempre la squadra vincente ha ragione e la perdente necessariamente torto. Del resto, le stesse tensioni tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario ci hanno fatto aumentare il livello di guardia. Lo scorso gennaio si erano fatti buoni propositi per l’anno appena iniziato ed ora, a pochi mesi dalla fine di questo 2009, ben poco è stato mantenuto. Trovare lavoro e far quadrare il bilancio familiare è difficile come nel 2008; anche di più. Le riforme non hanno soddisfatto e l’autunno sarà, sindacalmente, “caldo”. La pressante necessità di rinnovamento di chi con la politica vive, e ci vive bene, dovrebbe servire per dare all’Italia quelle prospettive di benessere che, invece, non ci sono. Per quest’anno, resta poco da fare. Già dalla scorsa primavera, tutto è stato programmato. Poi è andata com’è andata. Ora conviene prepararci a monitorare, con molta coerenza, il 2010 che verrà. Gli italiani, assai demotivati dalla politica nazionale ( vedi la scarsa affluenza alle urne), dovrebbero essere incoraggiati nel partecipare alle decisioni che coinvolgono tutti. Nessuno escluso. Eppure è difficile ipotizzare differenti opzioni per ritrovare la fiducia. I nostri politici dovrebbero rendersene maggiormente conto. E’ in gioco il futuro d’Italia.

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