Il filosofo Gianni Vattimo interviene sulla violazione di domicilio ai danni del testimone di giustizia Pino Masciari

Degli sconosciuti sono entrati nell’abitazione della famiglia del testimone di giustizia Pino Masciari, ubicata in località segreta. A tarda ora, Masciari ha trovato nella sua stanza da letto delle persone, che fortunatamente è riuscito ad allontanare. Pericolo scampato, ma tanta tensione e paura, che, purtroppo, permangono.

“Pensavo che avessero toccato i miei figli”, ha dichiarato Masciari, profondamente scosso, al laboratorio culturale antimafia “la Voce di Fiore” (sorto grazie soprattutto a Gianni Vattimo), che ha espresso a lui e ai suoi la propria convinta vicinanza e solidarietà.

Al momento, non si conoscono le intenzioni degli autori dell’azione, ma è certo che l’imprenditore calabrese vive da anni in esilio, lontano dalla sua terra, e in costante pericolo per aver fatto condannare, testimoniando coraggiosamente, ’ndranghetisti e collusi; perfino alti funzionari dello Stato.

Il 20 luglio scorso, il giorno successivo all’anniversario della strage di via D’Amelio a Palermo, è stato ritrovato un ordigno presso la casa di Masciari in Calabria. Possiamo parlare di coincidenze? Si tratta di una strategia del terrore?

Sull’accaduto di questa notte, interviene il filosofo italiano Gianni Vattimo, amico di Pino Masciari, della moglie e dei bambini. Vattimo, che è anche parlamentare europeo, sostiene che “mai come adesso si deve vigilare per la sicurezza della famiglia Masciari, poiché Pino è un bersaglio mobile ed è scomodo per le parole che dice in giro per l’Italia, per l’aggregazione che crea intorno ai valori della libertà e legalità”.

Vattimo – da tempo vicino a Masciari, agli altri testimoni di giustizia e a quanti rischiano per la democrazia – esprime il suo “fraterno appoggio al testimone di giustizia, alla coniuge Marisa e ai bambini”. Inoltre, assicura il proprio impegno, di politico e intellettuale, “per la tutela e la serenità di Pino Masciari, uomo esemplare, della sua famiglia e degli altri servitori dello Stato che vivono quotidianamente con l’incubo di ritorsioni”.

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