IL SENNO DEL POI

Non è facile comprendere l’attuale situazione economica nazionale che, per la verità, ha radici assai più complesse di quelle della crisi internazionale. Infatti, pur esistendo presupposti che ci permettono di nutrire una qualche ottimistica speranza di miglioramento, sono presenti contrasti, anche di natura politica esclusivamente nazionali, che frenano le migliori intenzioni. Mentre l’estate sfuma, qual è la reale situazione economica italiana? L’interrogativo implica alcune considerazioni pratiche. Quando si scrive d’economia, anche se a livello spicciolo, si pensa ad un complicato gioco d’interessi di difficile interpretazione ai più. In realtà, molti dei nostri problemi si possono paragonare, anche se ingigantiti, al più semplice bilancio familiare. Abbiamo speso di più con un bilancio “gonfiato”. Se le cose non cambieranno, è ragionevole ipotizzare che la gran famiglia italiana continuerà a trovarsi in preoccupante recessione. Mentre in Europa già qualche Paese vive le premesse di una crisi in calo, da noi i segnali per un effettivo miglioramento sono ancora lontani. L’ingranaggio della produttività ha stentato a adeguarsi ai ritmi internazionali. Sino alla fine degli anni ’90, si viveva sugli utili di un lavoro a basso costo ed a elevato rendimento. L’inflazione interna dipendeva proprio dal tipo d’economia più nazionale che mondiale. Poi, i tempi sono cambiati ed ora essere competitivi è fondamentale per evitare guai peggiori. Nei primi anni di questo nuovo Millennio, c’è chi ha speculato, creando una realtà fittizia che ha dato origine ad una fiducia illimitata sul credito e sugli investimenti a medio termine. L’inizio del ridimensionamento, da noi particolarmente sofferto, ha provocato il crollo di un castello di carta che si reggeva sugli interventi pubblici. Le vacche grasse non ci sono più. Se riusciremo, con grandi sacrifici, ad uscire dalla crisi, il nostro modo di vita non sarà più quello di prima. Il consumismo a “rate” ha il tempo contato. Finirà come il Capitalismo. Tutti saremo chiamati a fare il passo secondo la lunghezza della gamba. Gli errori, anche quelli degli altri, si pagheranno. E già li stiamo pagando. Chi li ha causati ha cambiato solo ragione sociale. Tanto per tornare sulla cresta dell’onda dopo la bufera. Nonostante tutto, le premesse per una lenta ripresa ci sarebbero. Ma non a breve scadenza. Il 2010 sarà ancora un anno difficile. Il 2011 potrebbe farci risalire la china. Meglio, però, non crearci illusioni. Del resto, il miglioramento dovrà trovare, prima di tutto, un riscontro sul piano politico. Là dove manca la fiducia si potrà proporre nuove strategie imprenditoriali ed investimenti a rischio limitato. Gli istituti di credito dovrebbero riscoprire il risparmio protetto. Forse, si riconoscerà d’avere sbagliato. Ciò eviterà di perseverare non solo per incompetenza, ma anche per incoerenza. Non è col senno del poi che si potrà impostare il rilancio della nostra sofferta economia nazionale. Chi vuole intendere, intenda.

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy