Un Messaggio culturalmente politico agli Italiani in Patria ed all’Estero

La vita politica italiana in questo periodo storico, s’impegnera’ nell’approfondire criteri e metodi piu’ idonei per interpretare meglio la vera democrazia. Questo non vuol dire che all’ epoca della monarchia non ci fosse l’intenzione di applicarla, infatti, dopo avere raggiunta l’ Unita’ d’Italia, i primi 3 Re d’Italia, Vittorio Emanuele II, Umberto I e Vittorio Emanuele III applicarono fedelmente la democrazia con una conduzione parlamentare politicamente pluralistica, in quel periodo osservarono lo Statuto, ora Costituzione perche’ dal 1946 il Popolo Italiano(allora affioro’ il dubbio, se vi era stata o no la maggioranza),opto’ per la Repubblica.

All’epoca dei primi 2 Re d’Italia, fu rispettato lo Statuto e concesso ampio spazio a una realta’ politica e democratica italiana relativa a quell’epoca remota, ed alle condizioni sociali di una nuova Nazione con una precisa volonta’ di perseguire la politica di uno Stato unitario e la sua riorganizzazione amministrativa che ovviamente non poteva essere applicata come quella piemontese che per quanto fosse organizzata non poteva supportare il peso dell’intera Nazione, quindi procedettero nella direzione giusta in virtu’ di nuove linee politiche condivise all’interno del Parlamento e con un Governo che fu capace ad affrontare le nuove esigenze che sarebbero emerse non solo da una Regione, ma dalle altre piu’ numerose che costituirono la Nazione.

Ogni cosa si mosse nella direzione corretta, affinche’ maturasse il concetto che l’Italia non era piu’ un agglomerato di Regni, di Principati e Ducati, ma il Regno d’Italia. Quindi, la politica dovette percorrere la strada con un Governo Centrale per servire l’intero Popolo Italiano. Criticare on atteggiamenti piu’ negativi che positivi, commetteremmo un errore di valutazione politica che non potra’ essere comparata con quella dei giorni nostri. La politica di allora, nel caso specifico, che esercito’ nel periodo post-bellico dal 1919 al 1922 l’avere vinta nel 1918 una guerra, che non dovra’essere mai dimenticata, costo’ molte vite umane e disperse molte altre risorse di allora ed i Governi, tale Vittoria non la valorizzarono produssero effetti ai limiti dell’ingovernabilita’ del Paese.

Chi lo potrebbe negare? Fu una situazione insostenibile che creo’ inevitabilemente altri disagi piu’ pensanti di quelle che il Popolo Italiano subi’ durante il conflitto mondiale. Allora, i Governi in Italia, non furono ne forti e ne efficienti e non riuscirono affrontare i veri problemi sociali che affliggevano la Nazione. L’Italia, comunque era libera ed indipendente, con uno Stato unitario ed in quel breve periodo, non ebbe la consolazione di essere governata nell’interesse del Paese e del Popolo Italiano. Immergiamoci per pochi istanti nell’anno 1922, che c’era un Re, investito dal ruolo dinastico Capo dello Stato e l’Italia istituzionalmente monarchica governata secondo modelli democratici, non distante da quella del Regno Unito ed altre nazioni europee, ovviamente ciascun popolo aveva le sue Leggi ed esigenze di Nazioni.

L’Italia, in quella nebulosa epoca ebbe Governi che caddero uno dopo l’altro, con una democrazia sofferente ed il dilagarsi dell’anarchia che se non fosse stata frenata in tempo, difficile pensare a che stato di degrado sarebbe scivolata la nostra Nazione con il suo Stato unitario. C’erano i partiti, ma nessuno di essi ebbe il coraggio di assumersi le responsabilita’ per il controllo del Paese. Che cosa avrebbe dovuto fare il Capo dello Stato? Allertare tutto il Regio Esercito? Proclamare lo Stato d’Assedio, o deliberare con un Regio Decreto una serie di provvedimenti inclusa la legge marziale? Il Re, della Dinastia Sabauda, non si rassegno’ a vedere la sua Patria, il suo Popolo coinvolta nel caos generato dall’anarchia? Quindi, il Re, come nel 1918 condusse alla vittoria l’Italia contro il piu’ pontente esercito austro-ungarico, evito’volutamrente rigorosi provvedimenti che avrebbero arrecato altri sacrifici alle classi sociali piu’ deboli del suo Regno e lo stesso Re, individuo’ l’uomo politico italiano che potesse arginare la politica negativa ed esplosiva, allora presente nello scenerio della Nazione.

Le monarchie esistenti nel mondo non si reggono con politiche improvvisate, ma maturate da molti secoli, infatti I Reali di Casa Savoia e la loro Dinastia Sabauda parlarono di Dio, della Patria, della Famiglia, del Popolo Italiano, di Ordine, di Giustizia, di Sicurezza, di Nazione, dello Stato unitario, di Martiri ed Eroi, perche’ amarono l’Italia e amano la Nazione, l’hanno fatta crescere affrontando sacrifici coinvolgendone i membri della loro nobile Famiglia e non mancarono le decisioni condivise dal Popolo Italiano. E’vero, la Monarchia Sabauda ha avuto una maggiore attenzione per il Regio Esercito che fosse capace di difendere il suo Popolo, le Istituzioni ed i confini del terriorio nazionale. La Monarchia Sabauda fonda le sue radici anche nell’ambito della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, annovera nella sua storia ultra millenaria, Eroi, Martiri e Santi. La Monarchia e’ il vero simbolo della Famiglia, nucleo fondamentale in cui si reggono tutte le societa’ del mondo.

Per queste motivazioni, la Monarchia e’ la forza trainante di un’intera Nazione e’ un concetto filosofico che si identifica nell’aprire nuovi orizzonti e nel volere edificare e costruire bene nell’interesse del Popolo e della Nazione, e la volonta’ dell’equidistanza come garanzia di un giusto equilibrio fra le forze politiche e le moderate di destra e di sinistra. Tradizionalmente e storicamente molti sono stati i Partiti Nazionali nel post-periodo risorgimentale ed anche nei primi anni del Fascismo che si ispirarono percorrendo la loro storia politica manifestandosi con azioni politiche di destra, senza nulla togliere agli altri partiti, che ebbero modo d’espri- mere le loro linee politiche di una moderata sinistra, che parteciparono attivamente alla evoluzioni dei tempi del progresso graduale della Nazione. Affrontarono problemi che furono risolti ed altri non ancora. Queste furono le vere ragioni che spinsero il Capo dello Stato, Vittorio Emanuele III, di Savoia, Re d’Italia, ad affidare l’ incarico di Primo Ministro all’On. Benito Mussolini, leader del Partito Nazionale Fascista, perche’fu determinato e orientato a difendere gli interessi dell’Italia, le Famiglie, l’Ordine e la Giustizia Sociale i Reduci, i Militari i Mutilati, gli Orfani, le Vedove di guerra ed altre cose gia’ citate.

La formazione del Governo Mussolini condusse, in breve tempo, alla ragione i vari gruppi eversivi, che mirarono la destabilizzazione delle Istituzioni ed altri disastri nell’ambito della Nazione. L’On. Benito Mussolini, ebbe le idee chiare, parlo’ della Nazione, della Patria, del Popolo Italiano, agli inizi della sua carriera era socialista, tollero’ anche la Chiesa Cattolica, erano i presupposti ideali di un uomo politico maturo e pronto ad assumere le responsabilita’ e fare rientrare nella normalita’ l’intera Nazione italiana. Questi furono forti segnali che emersero dall’uomo politico che la Chiesa forgio’ come“ l’Uomo della Provvidenza”, i suoi discorsi successivamente furono concettualmente di destra ed argino’ le follie delle forze politiche disfattiste ed incontrollate dell’estrema sinistra.

Quello che poi avvenne nel 1938,39 e dal 40 al 45 sono due momenti storici che dovrebbero essere valutati attentamente nell’ottica di quell’epoca, discutere di politica sociale, con quella contemporanea e come valutare con il metro di una giustizia di parte. Sulla base di questo momento storico, si avverte una manifesta decadenza in tutti i settori, un fenomeno negativo, che coinvolge praticamente le nazioni a modello democratico ed a regime totalitario, ora si assiste che le linee politiche della sinistra italiana in contrapposizione con quelle espresse dalla destra e’ venuta a mancare il dialogo costruttivo e un sano e corretto dibattito parlamentare. Comunque questi comportamenti sono dannosi allo sviluppo di una corretta democrazia, allo stesso tempo le nuove generazioni che si avvieranno alla vita politica tali atteggiamenti negativi non sono la scuola migliore come comprendere la politica democratica ingabbiata dalla concezione filosofica di sinistra con quella neopolitica repubblicana di destra.

Dalle azioni e comportamenti poco seri, provocati dagli uomini politici, talvolta poco pulite pesano negativamente nello scenario politico italiano, se si manifestassero frequentemente ed adottate dalle nuove generazioni italiane, avviate alla vita politica, si creerebbe un dannoso vuoto politico, per carita’ non tutti, negativi, ma nella mente di ognuno di loro c’e uno spazio liberatorio che nel dubbio di non avere fatta la scelta giusta, cambierebbero direzione in qualunque momento, esattamente come l’abito in deteriminate stagioni. Uno stile ai limiti della meschinita’dimostrerebbe che questi giovani e talvolta anche non giovani, probabilmente stimolati dal guadagno facile e da notevoli benefici. Non c’e’ alcuna intenzione metttere in cattiva luce parlamentari e militanti delle varie formazioni politiche che indubbiamente dedicano il loro tempo con molta passione per la crescita sociale a favore della nostra Nazione, ma altri poco propositivi, dovrebbero chiedersi quanto valgono e quanto meritano come idee ed interventi politici. Non sono in gioco le loro idee politiche, ammesso che l’abbiano, od i titoli accademici, e’ piu’ rilevante sapere se sono convinti della loro scesa in campo e se conoscono veramente la storia ed in particolare quella italiana ed a quale filosofia, intendano ispirarsi per i loro obiettivi, progetti e linee politiche che accompagnino lo sviluppo graduale della Nazione e la corretta amministrazione dello Stato.

Uno dei requisiti necessari per un Rappresentante al Parlamento Italiano, sapere gestire la politica, dedicarsi a provvedimenti legislativi che aiutino a snellire la burocrazia, con nuove politiche piu’ idonee capaci a mantenere costantemente un buon livello del benessere nell’ ambito della Nazione. La lungimiranza nell’interpretare in anticipo le prospettive che aiutino ad alzare il livello della condizione di vita sociale, Avere piu’ senso dello Stato e una costante presenza al Parlamento o al Senato della Repubblica ed occuparsi a tempo pieno a tutte le attivita’ legislative che si sviluppano nell’ambito del Parlamento. I Rappresentanti al Parlamento Italiano dovrebbero sapere che prima della II guerra mondiale, la renumerazione per il servizio offerto dai Senatori del Regno, valutato a quasi zero costo, ma era l’onore e l’alto prestigio l’essere stati nominati.I costi per i Deputati erano moderati e la gestione dell’amministrazione pubblica severa ed austera in tutti i suoi settori, dagli organismi politici e militari. I costi per le amministrazioni provinciali e comunali furono ragionevolmente contenuti in relazione al reddito pro-capite ed al pil nazionale, se si tenesse conto che il settore della produzione industriale pubblica e privata non era del tutto sviluppata. L’economia ebbe molta attenzione per favorirne lo sviluppo della produzione agricola, per le attivita’ commerciali, industriali, professionali e artigianali, si svilupparono con ritmi moderatamente accelerati.

L’Educazione, lo Studio, le Universita’ e la Ricerca Scientifica erano risorse nazionali eccellenti, ma l’economia di allora non sufficientemente sviluppate, offrirono poco spazio e aperture alle classi soci meno abbienti, comunque a quell’epoca il Regno d’Italia, fino al 1922, si oriento’all’espansione del territorio nazionale ed all’estero le politiche colonialiste per diffon- dere la lingua e la cultura italiana, esporto’anche civilta’, orientandosi ad aprire nuovi mercati a supporto delle attivita’ produttive mirate all’esportazione Dopo oltre mezzo secolo, ovvero a sessantatre anni dalla Proclamazione della Repubblica, sarebbe giusto e onesto guardarci allo specchio e fare un’onesta riflessione: Il primo atto di debolezza del Governo del dopo guerra l’avere favorito qualche migliaio di “fuori usciti”, o meglio espatriati volontariamente e furono catalogati dissidenti alla politica monopolizzata dal Fascismo. L’avere accontentato un imprecisato numero di partigiani, particolarmente quelli gestiti dal CLN, e comunque molto inferiore alle centinaia di migliaia di soldati italiani ancora prigionieri nei vari campi di concentramento venne negata a loro, la possibilita’ a esprimere il voto referendario, oltre agli italiani residenti nella Venezia Giulia, ed assenti, all’appuntamento refendario del 2 Giugno 1946, perche’ il Governo di allora, ebbe tanta fretta per il Referendum mirato a sostituire la Monarchia?

Storicamente non risulta che ci fossero state manifestazioni scolvongenti da ritenere ostili alla istituzioni monarchiche che avrebbero potuto penalizzare il Popolo Italiano e danneggiare l’ immagine della nostra Nazione. Da chi fu architettato questo disegno al punto di sostituire la Monarchia a favore della Repubblica? All’epoca Alcide De Gasperi, Primo Ministro, leader del Partito della Democrazia Cristiana, nelle sue file militarono politici di orientamento monarchico, quindi chi spinse il popolo a sostituire l’Isituzione monarchica con quella repubbli- cana? Nessun dubbio, furono i Partiti targati di sinistra guidati dall’allora Ministro della Giustizia Palmiro Togliatti, che si alleo’ con le formazioni politiche di marca socialista e formo’ un blocco popolare ostile alla monarchia, quando, non era stata firmato il Trattato di Pace nel 1947 a Parigi? Perche’ tanta fretta a volere voltare le spalle alla monarchia, che grazie il comportamento del Re, seppe garantire la continuata’ dello Stato. E chi furono le forze politiche che si opposero al Fronte Popolare alla prima consultazione elettorale del 1948 che decisero il destino dell’Italia.? Il Partito Comunista Italiano alleato con i Socialisti sognarono un’Italia proletaria protetta dall’allora Unione Sovietica. I voti attribuiti alla Democrazia Cristiana sostenuti dai monarchici respinsero democraticamente al mittente la sciagura piu’grave, quella di cadere, sotto l’influenza politica dell’Unione Sovietica. La neo Repubblica Italiana poi fu costretta a riconoscere a cinque Regioni, lo “Statuto Speciale” e leloro autonomie amministrative: Friuli-Venezia Giulia, l’Alto Adige incluse le citta’ di Trento e Bolzano, Valle d’Aosta, la Sardegna e la Sicilia, poi nel 1953 le istituzioni di tutte le altre quindici Regioni Italiane.

Quattordici anni dopo, da un lato l’economia fece balzi da gigante e negli anni 60 il Popolo Italiano celebro’ con gioia il ‘Boom economico e contemparaneamente l’Italia promosse altre iniziative politiche e a ritmo serrato agevolo’ la emigrazione forzata o volontaria degli italiani destinati a vivere all’estero, e la lenta evaquazione degli argicoltori dalle campagne, come nuova forza lavoro da collocare nei centri urbani, operazione che abbasso’ il livello della produzione agricola ed aumento’ quella industriale piu’ sviluppata nel nord Italia e favori’ la decrescita della popolazione? I tre grandi uomini politici; Robert Shuman, De Gasperi ed Adenauer che ebbero per primi costituita la Comunita’ Europea per la produzione del carbone e dell’acciaio e sognarono la prospettiva di realizzare la Costituzione di una nuova Europa all’insegna della pace, di tutt’altra visione, fu quella sognata da Napoleone e da Adolpho Hitler, tutte e due molto simili come metodo cioe’ sotto la pressione delle armi. La strada molto lunga per tale ambito traguardo. Nel frattempo Il Parlamento Italiano s’invento’ la nuova tassa: Imposta Valore Aggiunto (I.V.A.) sul prezzo dell’oggetto acquistato, tale nuova imposta sostitui’ quella che era vigente per gli esercizi commerciali, industriali, professionali ed artigianali, conosciuta come Imposta Generale sull’Entrata.I.G.E. Dette tasse indirette anche se giuste provoco’ sensibilmente l’ aumento dei prezzi di ogni singolo settore.

A che cosa servi’ la tassa (I.V.A.)? Forse la strutturazione amministrativa regionale per il controllo delle entrate ottenute da quella tassa e non si esclude l’ipotesi che una parte destinata come contributo per la organizzazione dell’amministrazione dell’U.E., l’emissione della nuova moneta unica, nell’ambito della Banaca Centrale Europea. L’Italia, Stato membro, per entrare a fare parte del progetto della nuova moneta, molti dubbi l’ipotizzata svalutazione nella bilancia della moneta Euro, inizialmente valutata a 1.500 Lire italiane o poco piu’. Nessuno ha mai chiarito il cambio tra Lira ed Euro rivalutato a 1997? L’operazione della Banca Centrale Europea, di fatto, fece cessare dalla circolazione la Lira, riconosciuta internazionalmente moneta corrente italiana e resistette nel periodo piu’disperato a causa delle 2 Italie (Regno d’Italia e Repubblica Sociale Italiana) tutto questo, nella piena tempesta di una guerra che imperverso’ negli anni 1940-1945, sul territorio nazionale,

Si osservo’che da un lato, era cresciuta la produzione ed automaticamente salirono i prezzi ed allo stesso tempo diminui’ il valore d’acquisto dell’Euro, moneta, circolante negli Stati membri dell’U.E. Il progetto dell’Unione Europea prosegui’ con ritmi accelarati e di pari passo affiorarono esigenze di questa realta’ europea. Quindi, per sostenere il progetto l’Italia dovette erogare contributi alla U.E, l’Europea prospetto’ investimenti destinati agli Stati membri e l’Italia ebbe la sua parte di contributi, non e’ chiara la partecipazione italiana all’Europa come costi in “dare o avere” come Nazione. Spero di no e se cosi’ non fosse? L’Italia contnuera’ a perdere e chissa per quanto tempo.

L’Unione Europea con un Parlamento che e’ un’ organo di rappresentanza ed esprime soltanto pareri e talvolta non vincolanti, ed in ogni caso, senza alcun potere esecutivo e di contro molto debole nei confronti delle Banche coinvolte nella gestione della Banca Centrale Europea? L’U.E. esercita il potere della persuasione atto a ridimensionare le Nazioni, quando sono forti ed estesi come territori, interpreta la filosofia dominatrice del Super Stato in netto contrasto concettuale dagli Stati membri che sostengono il principio delle Patrie, quindi l’U.E. costretta ad agire prudentemente quando la Sovranita’ dello Stato membro e’ troppo grande lo affronta con le opportune politiche per segmentarla, vedi l’Italia, uno Stato unitario con 20 Regioni, continuando di questo passo, l’Italia da Stato unitario diventera’ uno Stato federale,. Non a caso, la Lega Nord ha fatto digerire la pillola del federalismo fiscale, poi nel prossimo futuro un’ Italia spezzata in tre o quattro pezzi, e a ricondurla alla costituzione di uno Stato Federale. La Repubblica Italiana, fara’ centro al negativo, costretta a rinunciare una porzione della sua sovranita’ nazionale per offrirla all’Unione Europea ed addio l’Italia del Risorgimento ed al suo Stato unitario. Infatti, se e vero che il Trattato di Lisbona entro l’anno, tutti gli Stati membri ratificheranno, tale documento, e come se avessero firmato la Costituzione Europea, quindi l’Italia non piu’ libera ed indipendente perche’ dovra’ osservare e rispettare tutti i successivi trattati che ne delimiteranno la sovranita’ nazionale italiana.

Con questo articolo, ho voluto fare emergere l’importanza e la responsabilita’ di ogni singolo Deputato al Parlamento Italiano o Senatore della Repubblica. Rileggeressero la storia d’Italia e riflettessero prima di approvare documenti o successivi trattati, che l’Italia, nel prossimo futuro sara’sottoposta a firmare e ratificare. All’Italia l’augurio migliore che possa superare brillantemente la crisi economica e finanziaria, allo stesso tempo sono visibili altri aspetti negativi che sono dietro l’angolo: in primis le problematiche dell’immigrazione, la sicurezza ed ipotizzabili conflitti religiosi e soprattutto la difesa dei territori nazionali e severi controlli della linea confinaria italiana da quell’orientale all’occidentale.

L’Italia ha un Esercito, ma gli effettivi sono pochi in relazione ai compiti che in futuro dovranno affrontare, un Governo dichiaratamente di destra, provveda ad attivarsi per accelerare i tempi per reintrodurre il servizio di leva obbligatorio. Sono d’accordo che i nostri soldati fanno il loro dovere per fare rispettare la democrazia fuori dai confini nazionali, ma e’ ancora piu’ giusto che debbono servire e difendere la Patria ed il territorio lungo tutta la penisola italica.

Boston, 12 agosto 2009

On. Michele Frattallone, presidente del Comitato Tricolore per gli Italiani nel Mondo, Inc., gia’ candidato al Parlamento Italiano alle ultime Elezioni Politiche del 13-14 aprile 2008

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