L’IPOTESI

Se, per ipotesi, ci fosse offerta la concreta possibilità d’offrire un nostro contributo nei confronti dei problemi dei Connazionali all’estero, tenteremmo d’evidenziare come ogni provvedimento normativo nazionale, andrebbe ad incidere, spesso in negativo, su chi vive oltre frontiera. Nello stesso tempo, anche per una questione di coerenza, proporremmo l’opportunità di verificare la posizione socio/economica dei Connazionali nel mondo; ovviamente, tramite specifici paralleli con gli autoctoni dei Paesi ospiti. Se, sempre per ipotesi, ci fosse consentito, andremmo a proporre un effettivo sganciamento della nostra realtà Emigratoria dalle “cure” degli uffici in essere presso il Ministero degli Affari Esteri. Per il passato, non c’erano alternative. Ora ci sarebbero. Gli italiani residenti all’estero, che sono milioni, intendono, infatti, partecipare alla vita della penisola con gli stessi diritti e dovere dei residenti. Perché se la residenza non è un privilegio, neppure può ritenersi uno svantaggio per chi non l’ha. Punto e basta. Le nostre ipotetiche proposte potrebbero non essere coordinate da Roma, ma tramite l’ausilio d’uffici dislocati all’estero capaci, in primo luogo, di tradurre il linguaggio della burograzia ed assistere i Connazionali in termini pratici. Pur se il “piatto piange, ” le strutture che ipotizziamo dovrebbero essere indipendenti dalle nostre Ambasciate e organismi consolari in genere. Insomma, non sarebbe assurdo pensare a dipartimenti autonomi dal Ministero degli Affari Esteri, ma con specifiche referenze presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Quindi, ipotesi nuova, per nuovi uomini e nuove strutture capaci di far fronte, finalmente, a tutte quelle carenze che non ci siamo mai stancati di rendere pubbliche. A parer nostro, il tempo delle “deleghe” è finito. Condannato per l’inefficacia del ruolo e la mancanza di contenuti. Dopo cinquant’anni al servizio della nostra Comunità nel mondo, forse, non sono le idee che ci mancano, né l’esperienza per renderle operative. Però le nostre ipotesi dovrebbero essere supportate dai “fatti”. E chi può è il Parlamento. Sono i politici gli unici in grado di trasformare le ipotesi in tesi. Ma gli attuali schieramenti mirano ad altre strategie; in apparenza percorribili, ma non convincenti.

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