In Italia le certezze sono pochissime. Quelle di matrice politica nulle. In questa calda estate, sembra quasi che non si voglia la salvezza del Paese e ci si muova, tutti e nessuno escluso, con differenti fini. In piena mezza estate, i segnali d’intento della maggioranza e dell’opposizione non sono per nulla confortanti. Gli italiani se n’accorgeranno dopo il breve periodo “feriale”. Per i Connazionali all’estero, le “vacche magre” sono già una realtà. Ciò lo rileviamo non per esaltare il pessimismo d’opinione, ma per focalizzare il realismo della situazione. La caduta di tono dei nostri politici ci mortifica. Le prese di posizione di chi governa, e chi intenderebbe governare, ci fanno seriamente pensare. Anche se la canicola incalza. Dato i tempi, non intendiamo, per carità, azzardare delle previsioni politiche a media scadenza, ma ci preme esprimere chiare riflessioni su quanto avviene nella nostra tribolata penisola. Di là dai facili ottimismi, in Italia persistono segnali in negativo che vanno ben oltre le rassicuranti dichiarazioni del Palazzo. Segnali che, sempre secondo noi, dovrebbero essere meglio interpretati. Il non farlo, nella speranza che siano altri a farlo, potrebbe essere motivo d’irresponsabile incoerenza. Il nostro, però, è solo un punto di vista che non pretende d’essere l’unico e categorico. Con l’autunno, saranno gli schieramenti a tornare sul campo parlamentare. Col varo della Legge Finanziaria 2010, la Maggioranza giocherà la tenuta della sua granitica coalizione. Oggi sempre più apparente che sostanziale. L’Opposizione, spiazzata a sinistra, tenterà di ritrovare il perduto equilibrio. I Partiti non “allineati” proveranno un’improbabile sortita. Certo è che, nell’attuale fase di recessione, gli italiani non saranno più disponibili alla tolleranza. Mentre scriviamo, siamo convinti, con tutta obiettività, che non esiste nella penisola uomo politico capace di garantire la governabilità. L’anno prossimo potrà essere il banco di prova per quei “cambiamenti” che il Parlamento ha varato a suon di “fiducia”. In buona sintesi, per ora, abbiamo rilevato una gran voglia di “cambiare”, senza garanzie sugli effetti dei cambiamenti. Gli italiani, ovunque residenti, pretendono, però, serietà e rispetto. Senza facili ottimismi o catastrofici pessimismi. Ogni “errore”, al punto in cui siamo, andrebbe a ricadere sull’Italia e sul Popolo italiano. Questa classe politica, solo in apparenza rinnovata, dovrebbe prenderne atto. Gli ultimi dieci anni di Seconda Repubblica, almeno questa volta, potrebbe essere di prezioso esempio per evitare fregature maggiori.