Nei giorni di sgomento dopo la terribile notte, siamo stati accolti con affetto e comprensione dovunque in Abruzzo. Pescara, in modo particolare, si è rivelata davvero “città vicina”. Vicini ci siamo sentiti, quasi fratelli, figli di uno stesso padre e di una stessa madre. Sembrava perfino che il terremoto ci avesse aperto nuove strade, ci avesse permesso di stringere nuovi legami. Certo, gli imbecilli sono sempre in agguato: come quelli che tolgono qualche pezzo dalla carrozzeria dell’auto rispettosamente parcheggiata, raschiano con un brivido di piacere le fiancate, sgonfiano le ruote delle biciclette… Ma si tratta di casi isolati e, se esistono gli imbecilli, come le zanzare e i vermi, è certamente perché Qualcuno che ne sa più di noi ha deciso così e bisogna accettarlo.
Diverso il caso degli idioti istituzionali, o dei cinici consapevoli. Quando, a distanza di meno di quattro mesi da una scossa che ha squassato la tua vita, ti fanno sentire un clandestino di montagna emigrato sulla costa, pronto a sfruttare la situazione, a prendere quello che non ti spetta (forse, perfino il lavoro, o le donne!), tu, che stai cercando solo quello di cui hai bisogno e di cui sei stato privato, saresti pronto a qualsiasi gesto di ribellione. Ma non si può: in certi momenti la reazione, anche verbale, diventerebbe pericolosa per gli altri e per te stesso. E se poi istituissero le ronde?
Conosciamo persone che non hanno gravato e non gravano in nessun modo sul bilancio dello Stato, non si crogiolano al sole nelle spiagge riservate, non ricevono emolumenti e favori, continuano a cercare, in mezzo al buio, la luce di una possibilità, senza piangere, senza pretendere. Niente di eccezionale. Ma quando qualcuno di loro chiede qualcosa cui ha diritto e che non può procurarsi da solo, come, ad esempio, quando va a farsi analisi cliniche urgenti in un celebre laboratorio del centro della città “capoluogo di fatto” e si sente rispondere, con un sorriso finto, che “chissà, bisogna vedere, non abbiamo indicazioni precise, può tornare tra qualche giorno…”, allora la rabbia monta e, se non provvede chi di dovere, c’è il desiderio di farsi giustizia da soli. Noi, che siamo contrari ad ogni forma di violenza, stiamo aspettando: ma il sospetto che la marea stia salendo, che dopo l’estate non sarà facile controllarsi e sopportare, è forte, soprattutto di fronte a quei sorrisi da televisione, che celano vuoto e inganno, falsi come gli imbonitori che cercano di venderci un futuro che non c’è, se non nelle nostre mani e nel nostro cuore.
prof. Sandro Cordeschi, aquilano