La riforma dei licei

I nostri licei,e quindi la scuola secondaria superiore,sono lo snodo cruciale del sistema educativo del nostro Paese. Constatata la mancanza di una politica pubblica,in particolare per quanto ha riguardato la riqualificazione e la valorizzazione del personale docente,il governo ha elaborato un regolamento di riforma dei licei esaminato in prima lettura dal Consiglio dei Ministri nello scorso mese di giugno.
La nuova normativa entrerà in vigore nell’anno scolastico 2010-2011 per andare poi a regime nel 2013. Il percorso del regolamento è lungo:prima l’esame delle commissioni competenti di Camera e Senato,quindi quello del Consiglio di Stato e infine quello della Corte dei Conti. Solo a questo punto tornerà in Consiglio dei Ministri per l’approvazione in seconda lettura,prima della firma del presidente della Repubblica e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
400 indirizzi sperimentali saranno tagliati drasticamente;dal 2010 poi le ore settimanali di lezione nei licei scenderanno da 30 a 27. Saranno in tutto 6 i nuovi indirizzi:classico,scientifico(con opzione scientifico-tecnologico),artistico(articolato in tre indirizzi: arti figurative; architettura,design,ambiente; audiovisivo,multimedia,scenografia);musicale e coreutica;delle scienze umane(con opzione economico-sociale);linguistico. Gli ultimi tre sono new entry. Al biennio,tranne che al liceo artistico e al musicale,gli studenti dei licei studieranno 27 ore a settimana:meno che in terza media. Al triennio si starà in classe di più:dalle 30 ore dello scientifico alle 35 dell’artistico.
Quattro licei su sei avranno il latino come materia obbligatoria,ma allo scientifico se ne studierà di meno a vantaggio di matematica e altre materie di insegnamento.
Al liceo linguistico occorrerà studiare il latino solo per i primi due anni;niente latino al liceo artistico e al liceo musicale e coreutico.
La lingua straniera sarà poi obbligatoria per tutti e cinque gli anni;nel liceo delle scienze umane se ne studieranno due,mentre al linguistico tre.
Al quinto anno,una materia non linguistica verrà insegnata in lingua straniera. Le scuole,in piena autonomia,potranno ritagliare dal 20(nel primo biennio e all’ultimo anno)al 30%(nel secondo biennio)del monte ore annuo per inserire nuovi insegnamenti.
Nessuna disciplina potrà subire un taglio superiore ad un terzo per l’intero quinquennio e nessuna materia potrà essere abolita dal piano di studi del quinto anno.
Le scuole potranno inserire nei loro piani di studio uno o più discipline opzionali,in aggiunta a quelle previste dal piano orario base,contenute in un elenco ad hoc predisposto dal ministero dell’Istruzione.
Il collegio dei docenti potrà essere articolato in dipartimenti disciplinari,con funzioni di sostegno alla didattica,alla ricerca,alla progettazione degli iter formativi.
Le scuole dovranno istituire un comitato scientifico composto da docenti interni ed esperti esterni del mondo del lavoro,delle professioni,della ricerca scientifica e tecnologica,dell’università.
Il comitato avrà funzioni consultive e di proposta per l’organizzazione e l’utilizzazione degli spazi di autonomia delle scuole.
Senza dubbio una delle novità della riforma è quella della istituzione del liceo musicale e coreutico: una innovazione non solo buona,ma eccellente perché,se si realizzerà in concreto questa riforma,si colmerebbe una lacuna della nostra cultura.
Questo perché fino ad oggi uno studente poteva uscire da un liceo classico con la maturità a pieni voti ignorando però chi fosse Giuseppe Verdi o Beethoven.
Una buona riforma dunque si profila all’orizzonte della istruzione italiana sempre che le possibili modifiche in corso d’opera non stravolgano l’impianto innovatore disegnato dal governo.

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