ITALIANI

Quando si scrive d’emigrazione, e non se ne scrive mai abbastanza, si continua ad inserire nella complessa posizione degli italiani all’estero aspetti sociali, etnici, economici e politici che, secondo noi, hanno fatto il loro tempo. Noi preferiamo analizzare il problema per quello che è. Se è vero che l’emigrazione italiana s’è evoluta sia nei numeri, che nei ruoli, resta, pur sempre, evidente il disinteresse di chi, invece, dovrebbe tutelare i diritti dei Connazionali lontani dalla penisola. A parole, tanto per non smentire il gergo “politichese”, tutti sono a favore degli italiani all’estero. Il diritto di voto sembra, tra altro, avere alleggerito le coscienze anche dei più ottusi. Come se bastasse votare per partecipare effettivamente alla vita del Paese. La realtà non è proprio così; anche se le sue poliedriche sfaccettature potrebbero trarre in errore i meno attenti. Intanto, non sono mai stati resi noti i programmi politici dei candidati nella Circoscrizione Elettorale Estero. Una volta giunti in Parlamento, i Deputati e Senatori venuti da lontano si sono dispersi nel gran numero dei Parlamentati dei partiti nazionali dei quali fanno parte. Gioco forza, per approdare a Montecitorio o a Palazzo Madama si devono accettare le regole dei partiti italiani dei quali gli eletti dall’estero costituiscono una componente iscindibile. Se il flusso dei Lavoratori in Europa e nel mondo non è più identificabile con l’Emigrazione del secolo scorso, tutti gli altri problemi correlati sono rimasti. Non abbiamo notato l’impegno nel modificare questo stato di fatto. Per gli italiani all’estero, di ieri e d’oggi, si è fatto troppo poco. Le leggi che dovrebbero tutelare il loro status, sono palesemente inadeguate. Ciò indipendentemente dalle prese di posizione di alcuni che, più che proporre, fanno rumore per nulla. Da anni, e qui lo ribadiamo, noi siamo per una differente collocazione dei diritti degli Italiani nel mondo. La soluzione migliore resta, pur sempre, quella del varo di un partito, indipendente da quelli nazionali, che possa dare ai suoi elettori quella dignità che va ben oltre il numero ma punta su un programma. Ora siamo sulla buona strada qualcosa, finalmente, si sta muovendo. Il 2010 sarà l’anno del riscatto degli italiani nel mondo.

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