Cancro neoplasia e terapie mafiose legali …

Mi è arrivata una lettera da Carmelo Viola , ho promesso che l’avrei inoltrata in rete e mi ha risposto quando gli ho ribattuto che non ero medico giornalista o sociologa: “Non occorre essere medici o altro per negare allo Stato la facoltà medioevale di decidere quale terapia fa comodo alla mafia legale: la più vergognosa”.
Lui è un signore ottantenne, siciliano, con l’animo di un ragazzo ribelle e anarchico, pieno di passione e non velleitaria. Può dare la misura di ciò che scrive una sua breve analisi sul G8, scritta il 10 luglio scorso. E’ impegnato totalmente nella ricerca sociologica e la denuncia sociale con l’ “Editrice di Quaderni fuori commercio Fond. e Dir. Carmelo R. Viola, biosociologo“, dove si definisce il suo anarchismo etico.
La lettera è nei fatti una raccomandata con ricevuta di ritorno, spedita da Acireale, 16 luglio 2009, oltre ai destinatari che allego, è destinata alla vostra attenzione e per eventuali commenti e ulteriori testimonianze…sul cancro e le terapie di cui non dobbiamo neanche sapere, come nel caso di Giuseppe Zora. Perchè questi ostacoli? Sono legali? Di chi diffidare? Premunirci da chi? Perchè si accoppia la parola mafia al cancro?
Un saluto a Carmelo Viola e all’amico che non c’è più ma di cui rimangono i suoi straordinari testi, musica per i nostri sensi scolarizzati, Ivan Illich.

Doriana Goracci

Al MINISTERO DELLA SALUTE
p.le dell’Industria, 20
00144, R O M A – RM

e p.c. alla CORTE COSTITUZIONALE
p.le del Quirinale, 41
00187, R O M A – RM

Alla Società Editrice ANDROMEDA
Via S. Allende, 1
40139, B O L O G N A – BO

ai mass media
OGGETTO: Trattamento delle neoplasie maligne con terapie alternative, da
sperimentare, come la Bonifacio e la Di Bella.

Sono un sociologo di 80 anni, padre di una nuova corrente di pensiero,
connessa con un’impostazione naturalistica della scienza sociale – come
antroposociologia – detta “biologia (del) sociale”.
Mi sono sempre battuto per cause giuste da uomo di scienza anche quando
mi sono trovato solo con la mia coscienza.
In quest’ennesima occasione, certo di interpretare un numero
incalcolabile di miei concittadini senza voce, di pavidi e di ignari dei
propri diritti, sono fermo e inamovibile più che mai.
Alludo alle proposte di terapie alternative delle neoplasie maligne con
riferimento a quelle che portano i nomi tristemente famosi
rispettivamente di Bonifacio e di Di Bella ma in ispecie – per avere un
aggancio attuale e realistico – a quella sostenuta dal dott. Giuseppe
Zora, di cui al suo libro “Dal siero Bonifacio all’IMB: l’immunoterapia
biologica nella lotta contro i tumori” edito dalla Società Editrice
Andromeda di Bologna, n.ro 49.
Non sono un medico ma questo non m’impedisce di affermare con piena
cognizione di causa ed altrettanta responsabilità morale, quanto segue:

PREMESSO
1 – che le terapie, protocollari, uniche ed imposte (perché senza
possibilità di opzioni) per le neoplasie maligne sono la chemioterapia e
la radioterapia, con effetti secondari devastanti, e che tuttavia le
dette patologie non sono ancora state debellate;
2 – che “nessuno può essere obbligato ad un trattamento sanitario, se
non per disposizione di legge” (art. 32 della Costituzione);
3 – che nessuna disposizione di legge impone un trattamento sanitario a
chi è affetto da neoplasie maligne;
4 – che se tale disposizione di legge esistesse, si tratterebbe di un
abuso criminale di potere;
5 – che la salute è ritenuto un diritto fondamentale dell’individuo e un
interesse della collettività, e come tale è da tutelare (sempre secondo
l’art. 32 della Costituzione);
6 – che l’interessato ha diritto di scegliere cure alternative rispetto
a quelle in vigore;
7 – che lo Stato è – deve essere – un potere-padre al di sopra delle
parti al servizio dei cittadini-figli;
8 – che le autorità sanitarie dello Stato sono rappresentate dal
Ministero della Salute;
9 – che io, cittadino “sovrano”, ho il diritto di esigere che ogni nuova
proposta terapeutica, soprattutto in fatto di neoplasie maligne, venga
presa nella dovuta considerazione senza alcun rigetto aprioristicamente
automatico;

NE CONSEGUE:
1 – che le autorità sanitarie dello Stato, oggi rappresentate dal
Ministero della Salute, non possano avere la facoltà di rigettare a
priori qualunque nuova proposta terapeutica, ma, al contrario, hanno il
dovere categorico e sacrosanto di formare commissioni di esperti con la
partecipazione dei proponenti, perché, sotto giuramento, applichino una
prassi rigorosamente scientifica senza limiti di tempo e di prova
prestabiliti affinché la nuova terapia proposta dia tutti gli esiti
possibili senza lasciare il minimo dubbio;
2 – che rigettare a priori la sperimentazione con le modalità sopra
cennate possa significare delinquere premeditatamente – all’interno
dello Stato! – e in senso essenziale (come offesa del diritto naturale,
di cui ogni vivente è portatore per il semplice fatto di essere nato) e
in rapporto al diritto positivo (Carta costituzionale).

CASO SPECIFICO
1 – La nuova proposta terapeutica, di cui si è fatto portavoce il dott.
Giuseppe Zora, non è stata ammessa a priori alla sperimentazione dalle
autorità sanitarie, che ne avevano la facoltà e il dovere, preferendo
configurare i possibili estremi di un possibile crimine, essenziale ed
anticostituzionale (ovvero di offesa al diritto naturale e positivo)
nella evidente considerazione di una possibile totale impunità;
2 – la nuova proposta terapeutica, di cui è portatore il dott. Giuseppe
Zora, è stata ampiamente sperimentata, come dire “alla macchia”, quindi
in condizioni di carenza di mezzi e di persone e raccogliendo tuttavia,
degli esiti positivi.

STANDO COSI’ LE COSE
1 – Invito le autorità sanitarie del nostro Paese, rappresentato dal
Ministero della Salute, cui questa lettera è diretta, a riscattarsi
dalle omissioni ed inadempienze del passato, ammettendo, come da dovere
categorico e sacrosanto, e sul piano giuridico, e su quelli sociale ed
etico, il metodo terapeutico Zora in questione alla sperimentazione
ufficiale e quindi alla produzione e distribuzione con i controlli
previsti per i farmaci della fattispecie e così via via quanti altri ne
verranno proposti;
2 – in caso di persistenza di rigetto a priori della terapia in
questione come di eventuali altre, io mi sento autorizzato a pensare che
dietro tale inflessibile rigetto ci siano gli interessi parassitari di
caste – delle altrimenti lobbies – che, insensibili alle lacrime e ai
gridi di dolore di un’umanità, che muore anche a causa di terapie
devastanti, si arrogano il monopolio di una terapia, cònsona con i loro
interessi, e il diritto di veto aprioristico di qualunque altra,
legittima per i proponenti e i pazienti, ma incompatibile con quegli
interessi;
3 – in questo caso, ho il diritto di chiedermi se per caso non ci
troviamo di fronte ad organizzazioni internazionali di tipo mafioso e
comunque criminale, cui lo Stato ha il dovere di non piegarsi per il
bene del popolo “sovrano”, se è vero che ha istituito anche – e voglio
credere non per pura formalità –un’ ANTIMAFIA.

IN CONCLUSIONE
Invito codesto Ministero della Salute al rispetto della Costituzione,
del diritto naturale e del diritto positivo, che vietano allo Stato di
comportarsi come il principato medioevale, dove l’autorità che valeva
era solo quella del principe;
invito codesto Ministero a desistere dal fare ricorso ad un VETO
APRIORISTICO per rigettare la richiesta di sperimentazione di nuove
terapie per le neoplasie maligne – che sono lagrime, sangue e morte di
nostri fratelli (talora di stretti congiunti) – in nome di una
fantomatica società scientifica, che avrebbe la facoltà di conoscere la
validità di nuove terapie PRIMA di sperimentarle in modo rigorosamente
scientifico.
Sono passati fin troppi anni perché si possa ancora pazientare. Spero
che contro la RAGIONE, la SCIENZA , il DIRITTO e l’ETICA, non si lancino
ancora delle balle che, come altrettanti boomerang, tornerebbero al
mittente dopo essersi impregnati di vergogna.

Attendo un esauriente riscontro mentre invio cordiali saluti.
Il cittadino e l’uomo di
scienza Carmelo R. Viola

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